Panda Bear
Panda Bear Meets The Grim Reaper
Distano, ormai, i tempi in cui Person Pitch, bailamme folle di psichedelia a bassa fedeltà, consacrava tutto un filone new weird in ansiosa ricerca di nuovi padri putativi. Si aggiunga che, solo due anni dopo, gli Animal Collective rilasciarono il loro capolavoro, Merriweather Post Pavillon: così si può comprendere più a fondo il mito che, quellaccoppiata, è riuscita a creare, nel tempo, entro i solchi dell'indie contemporaneo.
Oggi Noah Lennox, dal suo ritiro lusitano, dopo la prova scialba di Tomboy torna con Panda Bear Meets The Grim Reaper: concettualmente, un incontro ravvicinato con lidea di morte (solo qualche mese fa, via un approccio e un'estetica totalmente diversa, si è cimentato con eccellenti risultati anche Flying Lotus, in Youre Dead!), in unallucinazione sinestetica in cui lidentità si dissolve in un magma di loop, entro cui ribollono e fioriscono strutture sintetiche e blocchi di armonie in traiettorie psych.
Un caleidoscopio di strati in oscillazione su fluidi pesanti, dove i soli beat sembrano cercare un baricentro senza limitare le esplorazioni. Rispetto al metodo usato con gli Animal Collective, qui Lennox punta meno allo sviluppo dei brani, sì ad una compattazione (reiterata) di blocchi sonori in parallelo: siamo più su certe cose di Centipede Hz, per intenderci.
Il risultato sono oggetti bizzarri, più che pezzi: a partire dal passo melmoso di Mr. Noah, passando per il mantra insozzato da scorie di Boy Latin e finendo con lanthem sfatto di Acid Wash; in alcune parti il disco sembra ricercare la quiete, dato lo sforzo dalla moratoria esistenziale esplorata (larpeggio di Tropic of Cancer: ripreso da Lo schiaccianoci di Čajkovskij), altre il taglio dance (il Panda Bear meets Yeasayer di Principe Real o i synth verticali di Selfish Gene).
Il disco smentisce in parte l'"incapacità" (senza accezione negativa) dell'artista di dare compiutezza e una forma ben definita a ciò che manipola (Crosswords, Butcher Baker Candlestick Maker, Come to Your Senses: non a caso gli apici), anche grazie ad una scrittura che non sbrodola come altrove; nonostante ciò il risultato, come in Tomboy, più che a una qualche trascendenza weird illuminata porta a contatto con una consistente noia.
Sicché, lavoro apprezzabile per le motivazioni di ricerca musicale e di esplorazione concettuale; ma il risultato, nel suo insieme, non un granché edificante.
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