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R Recensione

6,5/10

Thom Yorke

Tomorrow's Modern Boxes

Torna, Thom Yorke, con un disco d’inediti; un po’ a sorpresa, dopo la psicosi poliritmica di “Amok” (2013) insieme agli Atoms For Peace.

Torna in solitaria dopo otto anni dal debutto, “The Eraser” (2006), componendo come lì interamente su laptop e dando un titolo, “Tomorrow’s Modern Boxes” che di futuristico possiede i tratti apocalittici e di moderno le ceneri e i conflitti esistenziali.

È un’elettronica escapista (ancora), quella del leader dei Radiohead, primordiale, immersa nella bassa definizione, in linee oscillanti (“A Brain in A Bottle”, "Nose Grows Some") e frasi di synth distorte, mascherate in minime ballate da ultimo giorno della terra. 

Ballate zigrinate, bidimensionali, che rievocano a un tempo certe suggestioni e textures di origine Amnesiac (“Pyramid Song”), altre trovando, con approccio abstract techno, una glacialità più di kidaiana memoria (“Interference”). Lavoro lo-fi il quale non rinuncia alla melodia, che Yorke pesca nel suo idiosincratico iperuranio solo in piccole unità (com’è solito fare da, appunto, “The Eraser” e nei pezzi più minimali coi Radiohead ), introducendola o meglio instillandola in pulsioni di beat ora isolati, ora frastagliati, ora nella poiesi di sincopi de-sincronizzate (il Flying Lotus su frase di organetto trattato in “Truth Ray”). Beat scarni, tenui nell’impatto, anche in certe frenesie glitch - “The Moder Lode”, "Nose Grows Some"). 

L’interpretazione di Yorke non cerca il colpo di scena (il falsetto di “Ingenue”, tra le più recenti), anzi si normalizza nel registro, tendendo a volte ad auto armonizzazioni (“Guess Again!”) suggestive; in altri momenti si linearizza al punto di spegnersi ("Nose Grows Some")

Ne esce un disco granuloso nella gestalt, dalla meccanica meno rigida rispetto a quella dell’esordio - benché la resa pop, nel suo insieme, appariva più elevata, là. Centra però l’estetica, Thom Yorke; meno i singoli pezzi, seppur d'interessanti ve ne siano - “Guess Again!”, “Truth Ray”; buone anche "Interference" e "A Brain in A Bottle". Così, a volte, il suo eccedere in lungaggini minimal techno (“There Is No Ice – For My Drink”) non ripaga l'ascolto, e quando abbozza eccessivamente (“Pink Section”) rischia di non restituire sufficiente completezza - una “Nose Grows Some”, invero, dal potenziale enorme.

Il disco è stato rilasciato via Bit Torrent: primo esperimento a pagamento (sei dollari) della piattaforma; per Yorke, altro canale anarchico (si pensi al pay what you want con “In Rainbows” dei Radiohead) in cui diffondere la propria arte. Un'arte che, col tempo, sta scendendo sempre meno a compromessi - coi pro e i contro del caso.

 

 

 

V Voti

Voto degli utenti: 6,9/10 in media su 10 voti.
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creep 6,5/10
REBBY 7,5/10
Senzanome 7,5/10

C Commenti

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ThirdEye alle 19:22 del 18 ottobre 2014 ha scritto:

Non lo reggo più Yorke. Magari lo ascolterò...

Infantino01 (ha votato 7,5 questo disco) alle 23:23 del 2 gennaio 2015 ha scritto:

Ottimo album. Come al solito il buon Thommaso non delude. Superbe le prime tre tracce: l'album si apre con la spumeggiante "A brain in a bottle". Mauro qua ti devo tirare le orecchie. la canzone recita "Seagull laugh and pick the bones",è IL GABBIANO che ride e raccoglie le ossa, non certo Dio. Si continua con "Guess Again" bella anche questa dove il caro Thom combatte i mostri del giardino e l'unico che non riesce ad uccidere è l' "elastic-bionic man" e quindi deve provarci di nuovo. La migliore traccia x chi scrive è quella seguente "Interference", dall'atmosfera dark come solo il buon thom sa cocepire. il suo lamento che recita "I don’t have the right/ To interfere" ti gela il sangue. Altri episodi riusciti e fantastici sono "Truth Ray" dove thom rivolgendosi a dio ha paura di finire all'inferno "Oh my God, all my life is sin sin sin",e l'ultima traccia. Hanno fatta poca presa sull'autore del presente commento le restanti tracce. Voto 0 alla recensione ed l recensore che oltre a dare un voto immeritato, sbaglia anche nel riportare informazioni.

hiperwlt, autore, alle 12:10 del 3 gennaio 2015 ha scritto:

Grazie della segnalazione: i testi non circolavano quando scrissi, sicché hai fatto bene ad evidenziare il mio errore. Circa il voto "immeritato" lo riconfermerei, non essendo d'accordo col tuo entusiasmo; entusiasmo che non mi permetterei di minimizzare, tra l'altro. Alla prossima uscita aspettiamo una tua analisi

FrancescoB alle 13:03 del 3 gennaio 2015 ha scritto:

Mauro non ha bisogno di avvocati, ma il voto "zero" alla recensione - lo dico io, lui è elegante e non lo fa - è fra le cose più ridicole mai apparse in un commento su questo sito. Si può ovviamente criticare, non condividere, puntualizzare, ma il voto "zero" va assegnato di diritto a chi vuole smontare con argomenti risibili la validità globale del lavoro e la combinazione fra competenza e passione che una recensione simile necessariamente presuppone. Te la sei presa con il più puntuale di tutti Infantino, magari la prossima volta ritenta.

Infantino01 (ha votato 7,5 questo disco) alle 18:24 del 3 gennaio 2015 ha scritto:

Mauro perdonami, ma già il fatto di recensire un album di Thom Yprke il giorno dopo la pubblicazione, ecco, già parti col piede sbagliato. Ecco perchè ti meriti 0. Secondo me per artisti come il buon Thommaso, dovrebbero fissare dei "paletti" tipo la possibilità di recensire i suoi album solo dopo (almeno) un mese dalla sua pubblicaz. per garantire un numero adeguato di ascolti dello stesso, e non solo per evitare marchiane figure come riportare frasi dei testi delle tracce sbagliate. Infatti sono canzoni che apprezzi solo col tempo, che necessitano di tale tempo. Davvero credi che "Interference" sia solo una "buona" canzonetta?E così via discorrendo.Concludo affermando che il discorso fatto vale anche per il sottosscritto giacchè ci sono molte probabilità che anche il mio giudizio sull'album magari fra un anno sarà cambiato (naturalmente in positivo)

hiperwlt, autore, alle 21:47 del 3 gennaio 2015 ha scritto:

Stai generalizzando un sacco di cose che manco sai (l'uscita della recensione: quindici giorni dopo la release ufficiale di TMB; gli ascolti: mai minori di cinque completi, per qualsiasi disco che ho trattato - prassi abituale per chi collabora a SdM; siamo una webzine che sta soprattutto sulle nuove uscite, metabolizzare il disco non deve richiedere anni: in questo caso è andata male, amen; nelle analisi non ci sono favoritismi per determinati artisti 'eletti', sorry), solo per un singolo verso mal tradotto - un errore grossolano, qui siamo d'accordo, ma in parte giustificabile dall'assenza delle lyrics. Verso, il quale era comunque rimando ad una tematica più generale (l'esistenzialismo, di cui parli anche tu) centrale nell'economia 'lirica' del disco. Il tutto, Infantino, senza nemmeno da parte tua avanzare analisi critiche significative sul mio scritto (specie in termini di interpretazione 'estetica'), limitandoti quindi nella visione d'insieme. Con tutto ribadisco: hai fatto estremamente bene ad evidenziare l'errore, ma ti sei barricato nell'idea di difendere testardamente il disco, usando molta retorica (da fan?direi di sì) tra l'altro. Peace, Infantino

Dr.Paul alle 0:05 del 4 gennaio 2015 ha scritto:

tra l'altro è un disco che nelle classifiche di fine anno è praticamente assente ovunque, non solo da noi. quindi il voto è decisamente lungimirante ed equilibrato!

fabfabfab alle 10:26 del 4 gennaio 2015 ha scritto:

Secondo me c'è un errore di fondo, che commettono un po' tutti gli appassionati di musica, compreso il sottoscritto. Quando siamo nella condizione (deplorevole, nel momento in cui ci troviamo a giocare a fare i critici musicali) di "fan" (o meglio di "fun") i nostri parametri valutativi vanno a farsi fottere. E questo principalmente per due motivi: 1) Prima di ascoltare il disco, siamo già abituati (verrebbe da dire affezionati, o addirittura assuefatti) a determinati suoni, ad un centro timbro vocale, a determinate linee melodiche. Questo ci predispone all'ascolto in modo profondo, sappiamo già cosa andare a cercare, lo riconosciamo e lo cogliamo al volo. A me capita con la voce di MArk Kozelek, o con certi passaggi "country" di Will Oldham. 2) In quanto "fun", concediamo al disco ascolti ripetuti e un livello di attenzione maggiore, e questo porta gioco forza all'apprezzamento. E' qualcosa che può essere paragonato al sistema di "heavy rotation" delle radio, che ti portano ad apprezzare anche quello che in un primo momento non ti piaceva. Io a causa di questa sorta di "persuasione occulta" ho amato pezzi di Rihanna e anche di Shakira (vabbeh, lì forse c'entra anche il culo). Se poi l'heavy rotation non è eterodiretta ma autoinflitta non si rischia neanche il pericolo opposto, ovvero che la "persuasione occulta" porti alla nausea. Per dire, io al disco oggi darei 6 (la recensione mi sembra equilibrata), se mi "obbligassi" ad ascoltarlo per un mese di fila (e la madonna, e che è?) darei 0, perchè non è una mia scelta, e finirei per odiarlo. Ci vuole oggettività nelle valutazioni, e non è facile.

REBBY (ha votato 7,5 questo disco) alle 11:12 del 5 maggio 2015 ha scritto:

Io sono un fun ed inoltre il mio parere è soggettivo per definizione. Qui siamo sui livelli dell'ultimo Radiohead. Meglio la prima della seconda facciata eheh no all'heavy rotation, ci sono almeno 6 opere dei Radiohead che la meritano di più e persino quella dei più sottovalutati Atoms for peace. Lui è uno dei musicisti più significativi ed influenti dell'ultimo ventennio (questo si che è un dato oggettivo), col prossimo però deve dirci se qui siamo arrivati al digestivo od è solo un sorbetto lol

Robinist (ha votato 4 questo disco) alle 14:15 del 4 febbraio 2017 ha scritto:

Quest'album è complicato per il gusto di essere complicato, scavi scavi e alla fine non trovi nulla..

baronedeki (ha votato 7 questo disco) alle 16:26 del 4 febbraio 2017 ha scritto:

Come nel calcio i cicli prima o poi finiscono . Se da Pablo Honey a In Rainbows Thom e i Radiohead lottavano per Scudetto e Champions adesso a malapena riescono a salvarsi . Potessi rivotare l'album anch'io darei 4. Dopo due anni di scavare sono arrivato alla tua stessa conclusione album complicato solo per il gusto essere complicato