Mi and L'au
Good Morning Jokers
Questa è la storia di Mi and L’au, cioè di Mina Romantschuck e Laurent Leclerc. Semplice e suggestiva. Come la trama d’un bel romanzetto d’amore. Di quelli che scaldano il cuore alle lettrici e fanno tossicchiare di scetticismo (a mascherare, magari, qualche vecchia e cocente delusione) i loro compagni. Lei finlandese, lui parigino, lei modella, lui musicista, s’incontrano, si piacciono e decidono che, finché l’uno avrà l’altra, possono fare a meno di tutto, anche del resto del mondo. Perché, si sa, quando c’è l’amore, c’è tutto. O quasi: ora per coronare il sogno di questi due perfetti innamorati, manca solo una baita isolata in un bosco della Lapponia e il gioco è fatto. Per comprarsela, insieme a due biglietti di sola andata per l’ignota località, si vendono tutto quello che hanno. Poco male. Tanto, per come stanno le cose, il viaggio di ritorno è l’ultimo dei loro pensieri. Mai, infatti, il villaggio globale avrebbe pensato di rivederli così presto.
Ma si dà il caso che il destino avesse altri progetti per loro: nell’intimità della loro casetta col tetto glassato di neve, spazzato dal vento e graffiato dalle fronde più basse delle conifere, Mi and L’au oltre a fare, presumibilmente, tutto quello che fa ogni coppia quando rimane sola, incominciano a comporre canzoni, piccoli duetti per chitarra e voce, un modo, più poetico d’un altro, forse, per ingannare il tempo. Ci siete? Bene. A questo punto, non chiedetemi come, ma Devendra Banhart lo viene a sapere. Dovrebbe lavorare a “Chi l’ha visto?”, Devendra. Non c’è fuggitivo, imboscato o giramondo che sfugga al suo fiuto di detective. Se sei un musicista che ha deciso di tagliare i ponti con il mondo (in)civile e startene per i fatti tuoi, lui ti trova, ti riporta indietro e ti costringe a fare un disco. Non c’è verso di fregarlo. È peggio d’un segugio. Ne sa qualcosa Vashti Bunyan. E a Mina e Laurent tocca più o meno la stessa sorte: Devendra li presenta al suo patrono Michael Gira, il quale accetta la sfida del suo discepolo e si mostra più che felice di produrre un ipotetico album di canzoni del duo.
Il progetto, interamente registrato nella famosa baita con sporadici contributi di alcuni membri della Akron Family e di Julia Kent, viene intitolato con il nomignolo della coppietta e vede la luce nel 2005. Un’opera prima di folk-pop da camera con rumorini elettronici soffusi in sottofondo a increspare il quieto fluire di quei quattordici idilli domestici e invernali. Una vera leccornia per tutti gli appassionati del genere. Poi dopo una tournèe europea discretamente riuscita e una discreta sensazione di critica e pubblico creatasi attorno a sé, i due cadono nuovamente in letargo per altri tre anni. Prima d’invitarci tutti celebrare il quarto anniversario ab disco/gruppo condita con l’opera seconda Good Morning Joker.
Un albo che non sembra risentire più di tanto del trasferimento dei due amanti dalle pendici artiche in quel di Valencia, città di sole, mare e maracas, mantenendosi sostanzialmente fedele al suono niveo e boschivo del primo capitolo. Rispetto al quale gli arrangiamenti diventano più ricchi, coi fiati (tromba ma anche flauto dolce ed oboe) che s’aggiungono agli archi, il piano classico che doppia più spesso la chitarra e una maggiore ricerca di suoni slittati di contesto, gocce di asprezza, piccoli tocchi dissonanti. Le parabole meditative/contemplative sulle piccole gioie e i grandi dolori della vita quotidiana sembrano stormire alla ricerca di un apertura metafisica attraverso le navate dell’orchestrazione. Quanto alle loro voci, che dialoghino confidenti sottovoce o si separino momentaneamente in soliloquio, beh, se il lettore volesse prestare un poco di credito alle nostre indicazioni, potremmo definirle così: Cat Power e Leonard Cohen, senza differenza d’età e freschi di fiori d’arancio, che si chiudono a chiave in camera per giocare al “beautiful game”, uno dei giochi più belli che l’umanità possa concepire: amore e musica.
Aprono in duetto con l’incantevole Up The Building, arpeggio soffice di chitarra, piano che passeggia mano nella mano, poi sotto le lenzuola degli archi tutto un tinnìo di triangoli, sonagli, xylofoni. Ma, come succede in ogni coppia unita e affiatata, sanno star bene anche da soli: lei coi lied pianistici e minimali di The Pearl e Spartan Dance o col malinconico pizzicato di Transparent; lui con la solenne, liturgica They’re Coming (che potrebbe essere uscita da Songs Of Love And Hate), con il picking concentrico e drakeiano di The Bird o con quello più elaborato, schioccante, frastornante di Vampire. Poi inedite soluzioni jazzy, New Orleans style, come nella molle e stupenda Bingo, o più bop e moderne, come in Dancing And Smiling.
Il serico ipnotismo classicheggiante di Dance On My Skin e Clown che musicalmente riecheggia da vicino la Vashti Bunyan di Lookaftering, ma con la traccia fantasma della voce à la Cat Power. Ideale per un bel risveglio autunnale, accanto al caminetto. Good morning, good morning to you.
LINK:
Myspace: www.myspace.com/miandlauspace
VIDEO:
- “Bingo” (videoclip): http://www.youtube.com/watch?v=cbNNQPxscBA
- “Up In The Building” (video non ufficiale): http://www.youtube.com/watch?v=vnMGCc5vQ7s
- “Dance On My Skin” (video non ufficiale): http://www.youtube.com/watch?v=X4HhXbYQa60
- “Clown” (video non ufficiale): http://www.youtube.com/watch?v=uTcsBS6h_ko
- “Vampire” (live in Bristol, 2007): http://www.youtube.com/watch?v=mEndSF3y4BA
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