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R Recensione

6/10

Fiori di Cadillac

Cartoline

Il progetto Fiori Di Cadillac nasce nel 2009 a Salerno e nel marzo 2012, dopo un paio di EP autoprodotti, entra in studio per le registrazioni di quello che sarà il primo vero album, “Cartoline”. La band è composta dal cantautore Luigi Salvio (chitarra, pianoforte e voce), Francesco Passannante (synth, pianoforte e voce), Valerio Vicinanza (batteria), Domenico Volzone (basso) e Gianmario Galano (chitarra), a cui si aggiunge di tanto in tanto Bruno Bocci (tromba e flicorno). La penisola italiana è piena di band indipendenti che si sforzano di dare una veste raffinata ed originale alla struttura classica del pop televisivo, cercando di sfoggiare nuove consonanze, influenze, stilemi. I Fiori Di Cadillac – diciamolo subito, a scanso di equivoci – ci sono riusciti. Il pop rock di “Cartoline” è fortemente contaminato di jazz, sin dall’inizio de “Il ministero dell’amore”.

I brani di questo disco sono un lento scivolare nella melanconia dei giorni perduti, un intimo divagare sull’amore e l’esistenza, nel suo ridondante saliscendi di emozioni, occasioni ed illusioni. Oltre ad arrestare il tempo, le cartoline, a differenza delle fotografie, hanno il pregio di comunicare con una persona dopo aver viaggiato chissà dove e chissà quanto. Il mood dei Fiori Di Cadillac sta proprio in questo, ben sintetizzato nella canzone finale “Le tue cartoline”. Ma in questo esordio ci sono anche tratti di vita quotidiana in “Io resto qui”, nostalgiche rimembranze di fine estate in “Oggi non è settembre”, l’amore sbagliato ma non rimpianto in “Canzone in scatola” e la morte di un personaggio maudit alla Nick Drake in “Jonny”.

Tempi presi in prestito dal jazz, ballate di puro rock alternate a dolcissimi stacchi neoclassici, una stesura di testi quasi letteraria, una band affiatata che suona benissimo assieme, un lavoro tecnico in studio ineccepibile: di primo acchito “Cartoline” appare un disco perfetto, senza sbavature, crepuscolare al punto giusto. Eppure gli manca qualcosa per elevarsi dalla massa, manca quella scintilla che ti faccia gridare al miracolo.

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