R Recensione

6/10

Voxtrot

Voxtrot

Cosa sarebbe successo se ai tempi della Sarah Records e del primo twee pop fossero esistiti internet e i blog ? Probabilmente avremmo assistito a fenomeni simili a quello dei Voxtrot. Ennesimo esempio di tam tam micro mediatico, di passaparola via LastFm e music blogs, di band che ancora prima di mandare alle stampe l’album di debutto è già attesa al varco con ansia smodata e aura messianica.

Merito di una trafila di singoli irresistibili in grado di inanellare gioielli pop per cui sono stati scomodati ripetutamente i nomi di Belle & Sebastian, Smiths e della già citata Sarah Records, in grado di stamparsi al primo ascolto nell’immaginario collettivo e nei cuori di molti indie poppers di tutto il mondo.

Il succedersi di ep dalle copertine minimali, ritratti in bianco e nero marchiati dal discreto marchio Voxtrot, rievocava (volutamente ?) una sorta di parallelo, suggestivo ma ingombrante, quasi che di decennio in decennio ci si passasse il testimone dal signor Morrissey ai B&S e di qui ai nostri.

Roba da sudori freddi per un gruppo ancora giovanissimo, materia buona per proverbiali montagne che partoriscono topolini, aspettative eccessive a cui il sottoscritto, onestamente, aveva ceduto piuttosto candidamente.

Il primo impatto con il tanto vagheggiato debutto sulla lunga durata per chi vi scrive, anche per questo, non è stato dei migliori: la prima brutta sorpresa è che dei singoli pubblicati in precedenza si è voluto fare tabula rasa. Decisione che potrebbe anche essere lodevole per certi versi, ma che puzza un tantino di saccenza.

Le sorprese non finiscono comunque qui: c’è un altro cadavere eccellente sui solchi di questo disco, ed è il sound originale del gruppo. Se la matrice resta immutata e Smiths, Felt, Housemartins ( ma anche Suede) campeggiano imponenti in ogni singolo pezzo, la leggerezza degli esordi pare evaporata come neve al sole per lasciare posto ad un sound più scuro e denso, spesso eccessivamente sovrarrangiato e pesante.

Lo sviluppo stesso delle canzoni pare mutato: la magia dirompente dei chorus che avevano contribuito a generare il nostro entusiasmo per il gruppo, il colpo di scena sonoro che ti prende alle spalle e ti trascina nel pezzo, è diluita e neutralizzata da composizioni dalla dinamica più posata e melliflua, o vanificata da escalation trite e poco efficaci (ne è un esempio Firecracker).

Questo almeno, di primo acchito. Poi subentrano altri fattori a stemperare i pensieri biliosi: gli ascolti ripetuti aiutano a familiarizzare con il sound due-punto-zero di questi Voxtrot, il senso di frustrazione, un po’ svaporato, lascia spazio ad un mood più conciliante, che non può non tenere conto di tutti i sé e ma che un esordio con queste premesse comporta.

Quel che resta è un ascolto un po’ svogliato e distratto per un disco che anche nei momenti migliori, come la ballatona Real Life Version o il refrain ruffianamente irresistibile di Future Pt.1, (forse la cosa musicalmente più vicina a ciò che si era sentito nei singoli), non può che far pensare ad un disco di transizione. Insomma, questo esordio omonimo va preso un po’ per quello che è: le prove generali sulla lunga distanza di un gruppo che un giorno potrà essere grande.

E poi, diciamolo, anche Tigermilk non è che fosse questa meraviglia …

V Voti

Voto degli utenti: 5,5/10 in media su 2 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5

C Commenti

C'è un commento. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

gerogerigegege alle 12:07 del 28 giugno 2007 ha scritto:

beh, per me Tigermilk è un album spettacolare...

poco da spartire con questi quà...