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R Recensione

9/10

Depeche Mode

Some Great Reward

Some Great Reward si può definire come il primo vero “grande album” dei Depeche Mode. Quarto episodio della loro discografia, segna una netta svolta nel loro sound, differenziandosi completamente dal suo predecessore, Construction Time Again, del 1983. Quest'ultimo, anch'esso un passo avanti per l'allora quartetto inglese, è caratterizzato da sonorità industrial e da testi di “critica sociale”. All'ascolto ne risulta però un'opera acerba, prodotta da musicisti che non hanno ancora ben chiaro in mente il percorso musicale da intraprendere. Con Some Great Reward invece la band riesce finalmente a centrare il proprio obiettivo. Pur ereditando in parte le sonorità dell'album precedente, segna anche una grande novità: è il primo disco dei Depeche a possedere quei suoni e quelle atmosfere cupe, malinconiche e introspettive che saranno il loro marchio di fabbrica. 

Brano d'apertura è la paralizzante Something to Do. Capolavoro synth-pop, ne risulta una canzone energica, caratterizzata da una continua strofa in cui Gahan sfodera per la prima volta una voce potente e penetrante, capace di attirare l'ascoltatore con ogni singola nota. La traccia seguente, la sensuale Lie to Me, conferma che il gruppo ha intenzioni davvero serie. Ad interrompere l'alchimia magica che si è appena creata è la fin troppo nota People Are People: singolone da classifica sulla falsariga di Everything Counts, contenuta nell'album precedente, è anche il punto più basso dell'album. Già, perché oltre a presentare un testo abbastanza banale, seppur di denuncia contro il razzismo, non c'entra praticamente nulla col resto del disco, per il quale svolge solamente il ruolo di singolo trainante. A riprendere invece il filo logico è la quarta traccia, la romantica ballata It Doesn't Matter, cantata da Gore, seguita da Stories of Old, in cui quest'ultimo fa interpretare a Gahan un cinico amante senza scrupoli. Viene poi un'altra perla: Somebody, anch'essa una ballata cantata da Gore, ma di gran lunga superiore a It Doesn't Matter. Gioiellino pop, dolce, struggente e commovente, rappresenta uno dei punti più elevati dell'album. A mantenerne alto il livello è la successiva Master and Servant, brano dance con un testo geniale, che utilizza due amanti sadomasochisti come metafora sulle ingiustizie sociali. L'ottava If You Want è l'unico brano dell'album (e l'ultimo nella storia dei Depeche Mode, se non si considerano alcune b-sides degli anni seguenti) scritto da Alan Wilder. Tetra e funerea cantilena, con un atmosfera da film horror, non è un granché, ma nel contesto generale fa la sua bella figura. A concludere l'opera è il capolavoro del disco: Blasphemous Rumours. Si tratta di una canzone fondamentale nella carriera dei Depeche Mode, il loro primo esempio di darkwave, che dominerà invece il successivo Black Celebration. Il testo, uno dei più cinici e crudeli mai scritti da Martin Gore, racconta due storie distinte per ogni strofa: la prima parla di una sedicenne depressa, che decide di tagliarsi le vene lasciando la propria madre in preda al dolore e alla disperazione; la seconda invece racconta di una diciottenne felicissima, “rinata” nella fede in Gesù Cristo, che tuttavia viene uccisa investita da un'automobile in un giorno d'estate. Entrambe le strofe terminano con l'emblematico ritornello: “I don't want to start any blasphemous rumours / but i think that God's got a sick sense of humour / and when I'll die I expect to find him laughing”. Da brividi.

Termina così questo Some Great Reward, che tuttavia all'epoca venne molto sottovalutato (e lo è tuttora), non ricevendo tutta l'attenzione che invece avrebbe meritato. Qui i quattro ragazzi di Basildon, come già detto prima, dimostrano di essere oramai dei musicisti maturi, e Gore afferma una volta per tutte il suo talento di songwriter. Black Celebration, capolavoro dark che uscirà due anni dopo, continuerà il percorso intrapreso con questo disco, che risulta essere fondamentale per conoscere fino in fondo i Depeche Mode.

V Voti

Voto degli utenti: 8,3/10 in media su 16 voti.
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PehTer 9/10
Lepo 8,5/10
Cas 9/10
xxx 8,5/10
B-B-B 9/10
Dengler 6,5/10

C Commenti

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Dr.Paul (ha votato 9 questo disco) alle 13:04 del primo agosto 2014 ha scritto:

ascolto poco i DM oggi, se dovessi però scegliere un loro disco da mettere sul piatto opterei per questo! Blasphemous Rumours miglior pezzo della loro intera carriera, il contrasto fra le strofe e il chorus è fantastico.

Lepo (ha votato 8,5 questo disco) alle 16:19 del primo agosto 2014 ha scritto:

Dici bene: primo grande album (però il più sottovalutato è il fragile e magico A Broken Frame), Martin inizia a far fluire la sua vena romantica e la sua libido nei giorni berlinesi e queste perle ne sono il risultato. Giustamente asserisci che people are people è il pezzo peggiore (per me è proprio brutta brutta), comunque questo è l'album delle perle nascoste: lie to me, stories of old, blasphemous rumors, qui dentro ci sono alcuni dei miei pezzi preferiti dei depeche. Il lavoro sui suoni già nel precedente importante da qui inizia a diventare imponente e cervellotico.

PehTer, autore, (ha votato 9 questo disco) alle 16:40 del primo agosto 2014 ha scritto:

A Broken Frame è sicuramente il più sottovalutato, ma proprio per questo è anche un vero gioiello (Leave in Silence, My Secret Garden, See You e Satellite sono gemme). Si percepisce tutto il loro disorientamento per avere perso (e per fortuna) Vince Clarke

Cas (ha votato 9 questo disco) alle 20:25 del primo agosto 2014 ha scritto:

perfetto preludio per le atmosfere di Black Celebration. il mood crepuscolare, quando non decadente, trova qui espressione (quasi)superba. il romanticismo cupo di It Doesn't Matter, l'imponente synth-pop di Stories of Old, le incursioni industrial di Master and Servant... capolavoro.

FrancescoB (ha votato 7,5 questo disco) alle 18:47 del 4 agosto 2014 ha scritto:

Lavoro notevole, anche se preferisco Black Celebration.

benoitbrisefer (ha votato 8 questo disco) alle 14:14 del 14 agosto 2014 ha scritto:

Fine dell'innocenza.fine dell'adolescenza.... ora le cose si fanno (drammaticamente?) serie. Non il mio preferito in assoluto per qualche spigolosità eccessiva ma grande disco

tramblogy alle 20:57 del 20 aprile 2015 ha scritto:

bella recensione. e disco dell'isola. perfetto.

PehTer, autore, (ha votato 9 questo disco) alle 22:22 del 28 aprile 2015 ha scritto:

Grazie