Depeche Mode
Some Great Reward
Some Great Reward si può definire come il primo vero grande album dei Depeche Mode. Quarto episodio della loro discografia, segna una netta svolta nel loro sound, differenziandosi completamente dal suo predecessore, Construction Time Again, del 1983. Quest'ultimo, anch'esso un passo avanti per l'allora quartetto inglese, è caratterizzato da sonorità industrial e da testi di critica sociale. All'ascolto ne risulta però un'opera acerba, prodotta da musicisti che non hanno ancora ben chiaro in mente il percorso musicale da intraprendere. Con Some Great Reward invece la band riesce finalmente a centrare il proprio obiettivo. Pur ereditando in parte le sonorità dell'album precedente, segna anche una grande novità: è il primo disco dei Depeche a possedere quei suoni e quelle atmosfere cupe, malinconiche e introspettive che saranno il loro marchio di fabbrica.
Brano d'apertura è la paralizzante Something to Do. Capolavoro synth-pop, ne risulta una canzone energica, caratterizzata da una continua strofa in cui Gahan sfodera per la prima volta una voce potente e penetrante, capace di attirare l'ascoltatore con ogni singola nota. La traccia seguente, la sensuale Lie to Me, conferma che il gruppo ha intenzioni davvero serie. Ad interrompere l'alchimia magica che si è appena creata è la fin troppo nota People Are People: singolone da classifica sulla falsariga di Everything Counts, contenuta nell'album precedente, è anche il punto più basso dell'album. Già, perché oltre a presentare un testo abbastanza banale, seppur di denuncia contro il razzismo, non c'entra praticamente nulla col resto del disco, per il quale svolge solamente il ruolo di singolo trainante. A riprendere invece il filo logico è la quarta traccia, la romantica ballata It Doesn't Matter, cantata da Gore, seguita da Stories of Old, in cui quest'ultimo fa interpretare a Gahan un cinico amante senza scrupoli. Viene poi un'altra perla: Somebody, anch'essa una ballata cantata da Gore, ma di gran lunga superiore a It Doesn't Matter. Gioiellino pop, dolce, struggente e commovente, rappresenta uno dei punti più elevati dell'album. A mantenerne alto il livello è la successiva Master and Servant, brano dance con un testo geniale, che utilizza due amanti sadomasochisti come metafora sulle ingiustizie sociali. L'ottava If You Want è l'unico brano dell'album (e l'ultimo nella storia dei Depeche Mode, se non si considerano alcune b-sides degli anni seguenti) scritto da Alan Wilder. Tetra e funerea cantilena, con un atmosfera da film horror, non è un granché, ma nel contesto generale fa la sua bella figura. A concludere l'opera è il capolavoro del disco: Blasphemous Rumours. Si tratta di una canzone fondamentale nella carriera dei Depeche Mode, il loro primo esempio di darkwave, che dominerà invece il successivo Black Celebration. Il testo, uno dei più cinici e crudeli mai scritti da Martin Gore, racconta due storie distinte per ogni strofa: la prima parla di una sedicenne depressa, che decide di tagliarsi le vene lasciando la propria madre in preda al dolore e alla disperazione; la seconda invece racconta di una diciottenne felicissima, rinata nella fede in Gesù Cristo, che tuttavia viene uccisa investita da un'automobile in un giorno d'estate. Entrambe le strofe terminano con l'emblematico ritornello: I don't want to start any blasphemous rumours / but i think that God's got a sick sense of humour / and when I'll die I expect to find him laughing. Da brividi.
Termina così questo Some Great Reward, che tuttavia all'epoca venne molto sottovalutato (e lo è tuttora), non ricevendo tutta l'attenzione che invece avrebbe meritato. Qui i quattro ragazzi di Basildon, come già detto prima, dimostrano di essere oramai dei musicisti maturi, e Gore afferma una volta per tutte il suo talento di songwriter. Black Celebration, capolavoro dark che uscirà due anni dopo, continuerà il percorso intrapreso con questo disco, che risulta essere fondamentale per conoscere fino in fondo i Depeche Mode.
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