R Recensione

7/10

Tame Impala

Currents

Arduo anche solo immaginare che l'incontro/collaborazione con Mark Ronson (ben tre pezzi – forse i più belli – del recente “Uptown Special”) non abbia avuto alcun peso sulla svolta di Kevin Parker, qui traghettatore del progetto Tame Impala verso lande synth-pop, r&b e synth-funk ove le chitarre sono (quasi del tutto) bandite. Eppure Kevin retrodata la sua scelta a un momento imprecisato dopo l'uscita di “Lonerism” (2012) quando, stufo di psichedelia “rockeggiante” e appena uscito da una lunga relazione sentimentale, accarezzò per la prima volta l'idea di comporre musica “a misura di discoteca”, non del tutto epurata dal proprio retroterra psych ma fruibile in un contesto assai diverso. Una musica che parlasse al mondo del “nuovo” Kevin Parker, solo e impaurito, colto in danzereccio momento di transizione.

In realtà – e questo è un primo spunto di rilfessione – la cifra compositiva del musicista australiano non ne esce affatto snaturata. Anzi, ad assaggiare spumini come la tesissima The Moment o l'arzigogolata Eventually sembrerebbe addirittura rafforzata, focalizzata come quasi mai è stata finora. 'Cause I'm A Man, altro esempio, è forse l'apice dei Tame Impala, la loro canzone più catchy e birichina, pur conservando la cadenza e le progressioni melodiche tipiche dei loro “mid-tempo”. Soltanto nel numero disco di The Less I Know The Better e nel ripugnante “quasi-r&b Past Life la scrittura è piegata alle esigenze del groove, per il resto a mutare è l'abito: batteria filtrata e “pastrocchiata” all'inverosimile (l'AOR di Reality In Motion), tastiere di ogni marca e modello (l'overture dai toni prog-drammatici Let It Happen, altro vertice), occasionale basso slap ai suoi massimi ('Cause I'm A Man, appunto).

Ed eccoci subito all'altra questione: il sound. Anche qui se ne sono lette di tutti i colori, da chi lo liquida come mero rigurgito chillwave a chi, eleggendolo momento topico del pop-rock del nostro decennio, sentenzia che “Currents” “like “Loveless” or “Kid A” or “Yankee Hotel Foxtrot”, it's the result of a supernaturally talented obsessive trying to perfect music while redefining their relationship to album-oriented rock” (non voglio nemmeno sporcarmi le mani con la traduzione). Eppure, fatte le debite proporzioni, quel che Parker ha realizzato è effettivamente peculiare: una specie di via di mezzo tra lo-fi e suono laccato, forse più vicina al secondo estremo piuttosto che al primo. Ricetta che con le produzioni glo-fi condivide pochino in fatto di stile, impatto (bassi e batteria, seppur processati, “picchiano” con un'intensità e una fisicità sconosciute alla chillwave) e immaginario. Un referente più adatto – almeno per quanto riguarda il missaggio – sembra essere l'Ariel Pink di “Before Today”, se non fosse che la pressoché totale assenza delle chitarre stride coi dettami del “folletto rosa”, collocando il nostro disco in una posizione ancora una volta isolata o quasi.

Insomma, Kevin Parker è davvero un perfezionista. Ha solo avuto il grave difetto di aver perfezionato una mezza ciofeca di musica. Almeno finora, perchè questo “Currents” è, a parere di chi scrive, il suo primo album degno di definirsi tale. Un lavoro finalmente compiuto, a tratti irresistibile. Dai fan della prima ora - il vero zoccolo duro di questa insolita one-man band, Pitchfork o meno - finirà con l'essere ricordato come un simpatico lavoro di transizione, in stile “McCartney II”, e sarà un peccato perchè è qui che troverete la dimensione a Parker più congeniale. Sia detto in confidenza (e col massimo rispetto per la gattina sexy in questione), ma mollare Melody Prochet non avrebbe potuto giovargli di più.

V Voti

Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 17 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
Senzanome 7,5/10
max997 9/10
NDP88 5/10
B-B-B 7/10
hiperwlt 6,5/10
elisa14 7,5/10
4AS 6,5/10
antobomba 6,5/10
Dengler 4,5/10

C Commenti

Ci sono 14 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

Rockpoet alle 11:49 del 22 luglio 2015 ha scritto:

é vero Parker suona lo -fi , R N'B e se è per questo suona anche in un progetto parallelo di musica elettronica , ma qui non si tratta di relazioni finite o altro , è un influenza a tutto tondo . Anche il fatto che più volte abbia dichiarato "nessuno balla hai nostri concerti ..." dimostra ricerca di adattamento a mio avviso ..... ma non per questo devi evitare di schitarrare come faceva molto bene in un brano come Elephant . posso accettare che sia come sottilinei tu uno spunto di riflessione, ma mi aguro nel profondo che sia solo una fase e non un nuovo cavallo di battaglia. é cosa giusta pensare che la maggior parte dei singoli pre uscita ufficiale dell LP facciano scalpore e si senta sapore di novità ( let it happen su tutti a mio avviso) , ma personalmente tanti altri brani di quest album li avrei evitati direttamente ...(a iniziare da past life che sembra quasi un demo dei daft punk più che tame Impala ) . In conclusione mi trovo d'accordo con una buona parte di ciò che scrivi , ma per me l' Album dei Tame Impala rimane LONERISM e ogni volta che ascolto Corrents non nego di sentire un pizzico di malinconia per il sound precedente.

Dr.Paul alle 12:23 del 22 luglio 2015 ha scritto:

prendo spunto dall'intervento di rockpoet per fare una riflessione: ma perchè ogni volta che qualcuno molla le "maledette" chitarre crea scompiglio? non tutti la pensano così fortunatamente ma c'è sempre la fetta di scontenti, i più conservatori evidentemente. al contrario non finirebbe mai in questo modo, se un gruppo elettronico decidesse di abbracciare le chitarre sarebbe tutto ok (se poi le chitarre fossero "magicamente" distorte meglio ancora) , ma se succede il contrario.....vade retro, non sia mai. il futuro è elettronico mettetevelo in testa, le chitarre in evidenza per come le conosciamo da sempre, sono per i nostalgici di un'era passata!

NDP88 (ha votato 5 questo disco) alle 12:40 del 22 luglio 2015 ha scritto:

Ciò che penso sui Tame Impala e non sul disco che non ho ascoltato. Hanno offerto degli spunti in Lonerism affiancati da, nientepopodimenoche, Dave Fridmann. Il primo poi era finanche sciatto. Ergo: di band così ce ne sono migliaia.

Ivor the engine driver (ha votato 1,5 questo disco) alle 22:20 del 22 luglio 2015 ha scritto:

bella come al solito loson, ma la voglia tua a sprecare tutto sto tempo dietro a Currents. Hai perfettamente beccato tutti i riferimenti, che sono i motivi per cui il disco è una roba al limite del ridicolo. Indipendentemente che a uno piacciano sti suoni, secondo me non ci sono manco i pezzi, giusto Eventually e Let It Happen, per il resto brutto pure rispetto agi generi a cui vuole ammiccare. Cause I'm A Man è veramente il punto di non ritorno di Parker, io personalmente lascio qui. Mi ero illuso con Innerspeaker, avevo incominciato a subodorare qualcosa di strano con il troppo esaltato Lonerism, e qui i nodi sono venuti al pettine. Sarà uno scarto generazionale troppo grosso, per quelli dell'età di Parker sti suoni fanno "vintage", per me schifo, ma lui gli '80 non li ha subiti.

loson, autore, alle 23:05 del 22 luglio 2015 ha scritto:

Grazie, Ivor. Ti dirò, per me Currents è un godibilissimo diversivo rispetto ai canoni - almeno in fatto di arrangiamento/produzione - dei Tame Impala, band che mi ha sempre detto pochissimo. Ne ho voluto scrivere perchè i pezzi che hanno anticipato l'album mi sono stranamente piaciuti, e così il disco nella sua interezza (più o meno). Già in Lonerism s'intuiva qua e là un certo potenziale in quanto a scrittura, ora dal mio punto di vista c'è la maturazione definitiva. Poi, ripeto, non tutto il disco è ai livelli dei brani che ho segnalato come i migliori, ma questa è l'incarnazione di Parker che preferisco.

Ivor the engine driver (ha votato 1,5 questo disco) alle 23:14 del 22 luglio 2015 ha scritto:

Ma difatti, conoscendo un po' i tuoi gusti, è logico ti piaccia più questo dei precedenti. Però secondo me qui le lacune sono proprio sulla scrittura dei pezzi, a parte due tre li trovo proprio piatti, senza un sussulto, mosci. Poi per carità, per me sti suoni sono il demonio in musica, mi viene voglia di invadere la Polonia appena parte Cause I'm A Man, quindi non pretendo di essere oggettivo.

pantabellidiritti alle 14:34 del 24 luglio 2015 ha scritto:

Salve a tutti. L'album l'ho comprato appena è uscito e devo dire che mi è subito piaciuto. Il sound è davvero ricercato e sa toccare i punti giusti con i tempi giusti. Oltre alle sopracitate "Let It Happen" ed "Eventually" - che farebbero ballare anche un elefante con 3 gambe spezzate - tutto l'album si fa apprezzare e fa entrare l'inizialmente spaesato ascoltatore in un limbo di r&b e synth pop che sa sorprendere. Poi certo, deve piacere il genere. Per quanto mi riguarda 8/10.

hiperwlt (ha votato 6,5 questo disco) alle 8:39 del 30 luglio 2015 ha scritto:

Secondo me "Lonerism", pur con tutti i limiti (mezza ciofeca di musica? esagerato ), possedeva un'estetica psych pop/rock straordinariamente efficace e definita. Qui, mollando le chitarre, ripiegandosi in se stesso e nella sua emotività piuttosto che in deliri psichedelici (i quali certo non mancano), Parker si appiattisce oltremodo in termini compositivi - ma offrendo al contempo, alcuni buoni spunti in termini di sound. Sicché certi brani scricchiolano davvero, a volte annoiano, offrendo godimento più nelle pieghe e nei dettagli elettronici - "rigurgito chillwave" mi piace assai. Per dirne una manciata: lo struggimento di "Yes, I'm Changing" apice, godibili in blocco anche "'Cause I'm a Man" e "The Less i Know The Better"... poi solo frammenti sparsi. Non un brutto disco, solo poco potente per come la vedo.

Matteo, che lo dico a fare, superiore nell'analisi

loson, autore, alle 19:47 del 30 luglio 2015 ha scritto:

Sempre troppo buono, Mauro. Un giorno mi sdebiterò e andremo a farci un weekend a Montecarlo con puntate al Casinò, champagne e accompagnatrici, ma per ora devi accontentarti di un "grazie carissimo" Gli Impala sono un mio tasto dolente, lo so. "Lonerism", anche se ora cambierei il 4,5 che gli affibbiai anni fa con un 5,5 (alla fine ci sono un paio di bei momenti), non riesco a mandarlo giù, è più forte di me. Idem i progetti a cui ha messo mano, non ultimo proprio quello dell sua ex, i Melody's Echo Chamber. C'è qualcosa in Kevin Parker, quasi tutto quello che tocca diventa piombo ai miei occhi. O forse c'è qualcosa in me che non va e che me lo fa' percepire in questo modo. Indubbiamente anche "Currents" è frammentario in quanto a qualità, dici bene. Gli intermezzi non mi dispiacciono ma non sono certo essenziali, e almeno 4 pezzi poteva risparmiarseli proprio. Però va anche a segno più spesso, e meglio. L'estetica è quella "giusta" per questi pezzi, credo. O almeno quella che più mi aggrada. Ah, non sottovalutarmi "Eventually", è una delle mie preferite!

hiperwlt (ha votato 6,5 questo disco) alle 17:59 del 31 luglio 2015 ha scritto:

<<L'estetica è quella "giusta" per questi pezzi, credo>>: ecco il punto; lo credo anch'io. Per me, merito estetico e insieme comprova dei limiti di scrittura, a questo giro. E sì, scordato: "Eventually" è tra le tracce migliori, in effetti

Ps: Che trip ti sei fatto, Matteo ! quando vuoi, caro: passo io

Lepo alle 14:17 del 21 agosto 2015 ha scritto:

Cause I'm A Man in effetti sorprendentemente bella per essere uscita dalla penna di 'sto zoticone. Per carità, alla fine un dischetto anche ben prodotto questo, anche io credo di preferirlo agli altri due, ma si fa una fatica ad arrivare in fondo... Direi che la frase che meglio sintetizza l'album e i tame impala in generale è quella utilizzata nel finale di recensione: 'Kevin Parker è davvero un perfezionista. Ha solo avuto il grave difetto di aver perfezionato una mezza ciofeca di musica.' Per me, meglio se collabora con Ronson a vita ghghgh

4AS (ha votato 6,5 questo disco) alle 13:13 del 3 settembre 2015 ha scritto:

La voce mi risulta parecchio anonima (mi ricorda un Jonas Bjerre con molta meno personalità). Pure i pezzi tutti carini e più o meno tutti sullo stesso livello (nessuno veramente incisivo, forse il vero gioiellino è solo Let It Happen). Per un ascolto piacevole e poco impegnato va bene.

Jacopo Santoro (ha votato 6,5 questo disco) alle 15:53 del 3 settembre 2015 ha scritto:

Sempre piaciuti, ma mai adorati. Questo disco, che abbaia ma non morde, conferma queste mie impressioni.

NathanAdler77 (ha votato 7 questo disco) alle 1:44 del 25 dicembre 2015 ha scritto:

Kevin Parker fa con “Currents” un po’ la stessa operazione di mimesi vintage compiuta in “Lonerism”, solo che stavolta sostituisce al pop-rock stroboscopico d’inizio Settanta quello evanescente, synth-dancereccio e al neon dei primi anni Ottanta. Con (godibili) risultati che vanno oltre il manierismo citazionista di altri patiti analogici. Non tutto è perfetto e calibratissimo, ma chi se ne frega: la missione del one-man show dei Tame Impala può dirsi compiuta se riesce a confezionare brani killer come il singolone “Let It Happen” (sette minuti in cui i Daft Punk più giocattolosi collidono motorik krauto con l'onnipresente santino di Moroder), “Cause I’m A Man” (i Toto che registrano un’outtake da “Thriller” dopo un pigiama party ubriaco alla Playboy Mansion), “Eventually” oppure la strappiccicosa melodia groovy di “The Less I Know The Better”.