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R Recensione

7/10

Joe Gideon & The Shark

Harum Scarum

Joe Gideon & The Shark sono un duo composto da fratello e sorella. Sono inglesi e riprovano, dopo la militanza negli sfortunati Bikini Atoll, ad imporsi nel variegato sottobosco alternativo. Funziona ancora, per attirare un minimo di attenzione, la regola del sodalizio tra fratello e sorella? Sembrerebbe di si, a giudicare dal fatto che, sebbene a fatica (visto che “Harum Scarum” è stato pubblicato originariamente addirittura un anno fa), adesso di loro se ne parla e se ne scrive parecchio, spesso con toni entusiastici.

Ma cosa sono esattamente Joe Gideon & The Shark, musicalmente parlando? L’ennesimo duo di fratello e sorella dedito ad un classic rock, più o meno passatista? Gli ennesimi epigoni dei White Stripes? Si e no. In effetti a dispetto della nazionalità, i nostri suonano una musica che più americana è difficile immaginare. Rock secco, viscerale ed essenziale, con accenni di blues sporco ed urbano. Qua e là inseriscono arrangiamenti più morbidi, con grande uso di pianoforte, e profusione di inserti vocali (a volte eccessivi). Nessun artificio, nessun trucco, nessuna levigatura. Una musica essenzialmente rock, all’apparenza semplice e lineare, ma ad un attento ascolto piuttosto ricercata ed articolata. Il risultato musicale, a ben vedere, non è poi così affine al ben più famoso duo americano.

Vi è un taglio molto più alternativo, si apprezzano soluzioni più complesse, arrangiamenti arditi e deviati, anche vocali. Uno degli elementi caratterizzanti il duo, è il modo di cantare di Joe Gideon (ovvero, il fratello), a volte non distante dal Nick Cave più logorroico (si ascolti ad esempio “Civilization”), ma più spesso, quando accentua la sua naturale cadenza narrante, simile in maniera impressionante a Lou Reed. La sorella, The Shark, oltre a suonare la batteria, supporta il fratello e si ritaglia un ruolo di corista tutto fare (controcanto, inserti vocali, vocalizzi di ogni genere). Più che i White Stripes, a me ricordano vagamente i The Kills. In ogni caso, Joe Gideon & The Shark non replicano mai la durezza dei primi, né la rozza, ed ambigua, spigolosità delle trame musicali dei secondi. I due, pur muovendosi in territori musicali a dir poco sfruttati, riescono infatti ad emergere con una discreta autonomia ed originalità stilistica. Le canzoni di “Harum Scarum” le possiamo, semplificando un pò, dividere in due categorie fondamentali: da una parte vi sono i pezzi più elettrici, movimentati, chitarristici, rock. Dall’altro le ballate lente, spesso con un bel pianoforte in evidenza. Personalmente preferisco le tracce più scarne, chitarristiche, elettriche e sporche.

Come l’iniziale title track: chitarra in evidenza, tastiere molto sixties, Joe che canta con buona voce su un groove riuscito ed accattivante. Forse l’apice del disco. Oppure “DOL”, ruvida ed essenziale. Joe fa pure il controcanto, su un bel tappeto musicale elettrico. Un pezzo ben articolato e molto bello. O, ancora, “Johan was a painter and an arsonist”. Altro bel giro di chitarra elettrica e voce recitante. La chitarra va giù pesante e domina la scena. I due si abbandonano a soluzioni vocali e musicali ricercate. Sul versante delle ballate, spicca “Pale blue dot”, tutta giocata su pianoforte, batteria spazzolata, voce sensuale e pulita, violini.

In altri casi, il risultato non è altrettanto convincente, come ad esempio in “Kalthy Ray”: struttura simile a molte altre tracce. Inizio recitato-narrato di Joe, musica molto semplice costruita su placido arpeggio di chitarra. Poi l’intervento vocale di The Shark e la chitarra che diventa elettrica, suonando però lo stesso giro di accordi. Non il massimo dell’originalità. Nulla di molto diverso nemmeno in “True nature”, “Hide and seek” ed “Anything you love that much you will see again”. Quest’ultima, in ogni caso, molto “sentita” ed emozionante. Complessivamente non è affatto un brutto disco, tutt’altro. Vi sono diverse tracce notevoli ed in generale l’ascolto è molto piacevole.

Solo che a fronte di momenti molto ispirati e personali, vi sono un paio di tracce in cui sembra ripetersi, sterilmente, lo stesso schema compositivo. Con ciò abbassando leggermente la mia, comunque più che positiva, valutazione finale. Voto: 7-

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Voto degli utenti: 7/10 in media su 2 voti.
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rael 8/10
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