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R Recensione

8/10

The Books

The Way Out

È estate ancora per poco. Fa caldo, molto caldo. Si sta in spiaggia, si esce la sera, si canta e si balla. Ebbene, in un mondo ideale, anzi nel mio mondo ideale, quest’estate è l’estate dei The Books: in spiaggia, in questo mio mondo parallelo, tutti cantano le loro nuove canzoni! Come dite, sono troppo complicate, complesse, destrutturate, articolate, insomma difficili da digerire? Assolutamente in disaccordo. Questo disco traborda di potenziali hit, nel mio mondo ideale.

Personalmente ho seguito poco e da lontano la carriera di questo duo. Anni fa acquistai il loro disco di debutto, incensato ovunque, “Thought For Food”, ma evidentemente non ero ancora pronto per le loro innovative sonorità, fatte di certosini incastri acustici-elettronici, di arditi cut-up sonori, che giudicai freddi ed intelletualoidi. Riposi dopo alcuni ascolti il cd e lo lasciai deliberatamente ad accumulare polvere. Per tanti anni non ho più osato riprendere il discorso con l’arte di questo gruppo. Ciò fino ad alcune settimane fa, quando ho posto l’orecchio ad alcune tracce del nuovo disco: folgorazione immediata! Un suono travolgente, trame elettroniche-acustiche miracolose, un piacere di ascolto raro ed intellettualmente stimolante. Da lì ho capito che ero infine pronto. D’altronde non si invecchia soltanto per perdere i capelli, imbruttirsi ed ingrassare (attenzione, a ME non succede niente di tutto questo, sia chiaro). Si invecchia anche per raccogliere i buoni frutti di tanti anni di ascolti. Adesso sono in grado di decriptare e decifrare questa musica, di goderne appieno il genio e l’originalità.

Cosa vi capiterà se deciderete di procurarvi questo dischetto? Sarete immediatamente precettati per una (anzi due) seduta di gruppo di training autogeno (“Group Autogenics I” apre le danze, e “Group Autogenics II” le chiude). Le migliori sedute che possiate avere in tutta la vostra vita. La musica è indescrivibilmente morbida e cullante: I’m relaxed and relaxed and relaxed. Wow! In piscina, mentre tutti urlano e sgomitano, potrete restare a bordo vasca e mettere in cuffia i suoni ideali e definitivi per il relax! I suoni targati The Books. Vi siete rilassati abbastanza? Avete dimenticato le ansie accumulate durante un anno di patimenti? Benissimo, vi servirà essere freschi ed in forma perché ora vi travolgerà un’esplosione di suoni, colori, ritmi, odori: funk, folk, pop, rock, black e tanto altro. Tutto frullato insieme in assurde trame musicali, articolate e travolgenti.

I didn’t know that” è Prince resuscitato e proiettato nel 3.000. Irresistibile e goduriosa. Pagherei per sentirla realmente in spiaggia, con la gente che la balla e la gode. La mia perfetta hit dell’estate. “A Cold Freezin’ Night”: ritmi tribali, basso e vocine. Pazzesca. “I Am Who I Am”: un capolavoro. Chitarrona, vocine funk, suoni disco trance. Splendida. Altrove i suoni si rilassano in pseudo-ballatone struggenti (“All You Need Is a Wall”; “We Bought the Flood”; “Free Translator”), oppure si spezzano e disarticolano in improbabili ritmi black (“The story of hip-hop”). Insomma, è tutto il disco a convincere ed a regalare momenti di pura estasi emozionale ed intellettuale.

È estate ancora per poco. In inverno vedremo di trovare altre motivazioni per ascoltare questo splendido disco. Per adesso lasciatemi cantare “I Am What I Am”, perché in spiaggia, nella spiaggia del mio mondo ideale, si balla. Uh!

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Voto degli utenti: 6,7/10 in media su 17 voti.

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Filippo Maradei (ha votato 8 questo disco) alle 0:22 del 2 settembre 2010 ha scritto:

Parecchio interessante, da approfondire subito subito, prima che l'estate finisca; d'altronde loro meritano la mia attenzione dopo lo strepitoso "The Lemon of Pink". Faccio così Simo', dimmi se va bene: me lo recupero, lo metto su lettore, vado in piscina (anzi, a bordo piscina, come dici tu), mi sparo in testa questo frullato "tutti gusti + 1". Poi, ovvio, il votino

gull, autore, alle 16:24 del 2 settembre 2010 ha scritto:

Bene, Filippo. Attendo il tuo parere su questo dischetto

In questa recensione, scritta di getto ed in piena notte (e si capisce bene dal livello di imbecillità che esprime e dai refusi) sono confluite alcune delle mie esperienze di questa ultima estate. A me è proprio successo di ritrovarmi in cuffia questa musica, mentre stavo sdraiato a bordo piscina su una nave da crociera! Non potete immaginare che goduria (non solo per la musica, ovvio!).

bill_carson (ha votato 9 questo disco) alle 18:11 del 9 settembre 2010 ha scritto:

Uno dei migliori dell'anno...

Fantastico.

Grande band.

Filippo Maradei (ha votato 8 questo disco) alle 14:42 del 18 settembre 2010 ha scritto:

Davvero un disco buono buono: ti martella un po' il cranio, per la verità, ma merita comunque.

Charisteas (ha votato 5 questo disco) alle 20:12 del 23 ottobre 2010 ha scritto:

Bah, sarà che il genere non mi piace, ma dopo un ascolto mi ha già altamente annoiato.

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 12:38 del 4 novembre 2010 ha scritto:

La prima cosa che mi aveva colpito di questa pagina è stata che le cosidette recensioni collegate c'entrano l'una con l'altra come i cosidetti cavoli a merenda. L'ascolto poi dei 3 brani qui proposti mi aveva fatto intuire che

queste (perlomeno quelle dei dischi che conosco)

non c'azzecano neppure con l'opera in questione.

Vabbè, mi sono detto, dev'essere per forza sinonimo di un'estrema varietà di stili e di riferimenti presenti in questo album. D'altra parte la bella e partecipata rece di Simone lo fa capire chiaramente. "Un suono travolgente, trame elettroniche-acustiche miracolose, un piacere di ascolto raro ed intellettualmente stimolante...un

esplosione di suoni...:funk, folk, pop, rock, black e tanto altro, tutto frullato insieme in assurde trame musicali, articolate e travolgenti." Io non so se renda di più in cuffia (il mio walkman ahime giace ormai da tempo inultilizzato, lo ascolto solo quando sono in viaggio sigh), ma ascoltato varie volte col mio stereo devo ammettere di non esserne stato travolto (magari talvolta stravolto eheh). Lo sento disco originale ed intellettualmente interessante, certo, ma nel complesso emotivamente non acchiappante, forse perchè troppo "parlato" e poco cantato. Direi un tot di filini troppo cerebrale, per i miei gusti. Ottime Free translator e I didn't know that, anche se la rivisitazione fatta da loro l'anno scorso, assieme a Gonzales, di Cello song (Dark was the night) mi aveva sicuramente esaltato di più.

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 17:27 del 4 novembre 2010 ha scritto:

Errata corrige prime 6 righe: dove c'entrano = c'entravano; dove non c'azzeccano = non c'azzeccavano. eheh

target (ha votato 4 questo disco) alle 17:54 del 4 novembre 2010 ha scritto:

Basta segnalare, eh, ed entra in funzione (quando può fare qualcosa) la nostra forza-lavoro...

gull, autore, alle 18:27 del 4 novembre 2010 ha scritto:

Comunque è totalmente colpa mia se le recensioni collegate non erano pertinenti.

Quando ho compilato la scheda con la recensione era notte fonda e non mi sono spremuto a dovere per trovare i giusti riferimenti di genere, ed i possibili gruppi simili.

Mea culpa!

Alessandro Pascale (ha votato 8 questo disco) alle 12:02 del 5 novembre 2010 ha scritto:

è un disco davvero notevole, che riesce a unire folk crepuscolare a suoni avvolgenti in un progetto avant-rock di notevole rilievo. Se uno ci pensa l'aspetto prettamente musicale è davvero ridotto all'osso, eppure non si riesce a fare a meno di trovarlo adorabile per la capacità di costruire atmosfere fascinose e ammalianti. Bello bello, davvero una sorpresa!