Richard Skelton
Landings
Fa piacere poter condividere la scoperta di un musicista interessante ed evocativo. Uno capace di emozionare e di rassicurarci sul fatto che, fortunatamente, si può sempre creare qualcosa di personale, se si ha talento e voglia di usarlo.
Il mondo musicale, oggi più che mai, è un pullulare di artisti misconosciuti, avventurosi, di ricercatori dei suoni e delle forme musicali più disparate. Personaggi che nella migliore delle ipotesi riescono, a fatica, a crearsi un piccolo e fedele seguito di appassionati.Piccoli spazi di esistenza, in spazi già angusti.
Si tratta di personaggi a volte schivi, spesso con pochissimo appeal commerciale, destinati al culto di pochi appassionati. Ma non per questo si tratta sempre di personaggi minori. Delle volte lo spessore artistico è inversamente proporzionale all’appeal commerciale della proposta musicale. Sta a noi arricchirci nella scoperta di cotanti tesori nascosti.
Mi sono documentato sulla storia personale di Richard Skelton, più che altro spinto dal desiderio di cercare riferimenti utili a comprendere le idee di ricerca musicale che sono alla base delle sue creazioni, dei suoi esprimenti. Mi sono imbattuto, contrariamente a quelle che erano le mie aspettative, in una triste storia di amore, morte e dolore. La prematura perdita della moglie, il conseguente pellegrinare alla ricerca di una simbiosi tra i suoi strumenti e gli ambienti in cui si ritrova a suonare.
Un input artistico di puro ed autentico dolore. Un approccio quasi curativo, per il quale non è azzardato parlare di auto-analisi. Emblematica la circostanza che i suoi primi lavori (autoprodotti in pochissime copie con i moniker più diversi: Carousell, A Broken Consort, Clouwbeck, Riftmusic, Heidika), Richard Skelton provvederà a confezionarli uno ad uno, avvalendosi ed utilizzando lavori grafici creati dalla moglie scomparsa, e regalandoli a chiunque glieli chiedesse. Un atto d’amore commovente, intimo. Letteralmente il dono della sua stessa esistenza, del suo dolore più recondito ai pochissimi che ebbero il privilegio di scoprirlo per primi. La sua “avventura” nella musica sarebbe potuta finire così. Un ricordo d’amore, un riverbero, un suono, la fine artistica.
Invece qualcuno si accorge della bellezza delle sue trame (i tizi della Tompkins Square), e gli ripubblica, rieditato per l’occasione, un lavoro già autoprodotto e pubblicato a nome “A broken consort” (il riferimento alle proprie ferite esistenziali è spettrale sin dalla scelta del moniker): l’ottimo “box of birch”. Poi sarà la volta della Type records, che da alle stampe “Marking time” ed adesso “Landings”.
Difficile inquadrare in modo nitido la sua musica: un pò ambient, un pò folk, un pò classica, un pò field recordings. O forse niente di tutto questo, che poi le categorie musicali non hanno quasi mai senso, specialmente quando si ha a che fare con Artisti di un certo calibro. Certo è che l’interazione con l’ambiente in cui registra la sua musica, rappresenta il fulcro, il modus operandi del lavoro di ricerca di Richard Skelton. Nelle sue intenzioni c’è la volontà di sfruttare l’acustica, la risonanza, il suono, di quel determinato luogo, deputato alla registrazione, in una sorta di intima connessione ed interazione con gli strumenti che egli stesso suona (violino, chitarra e poco altro).
Per realizzare “Landings”, suona e registra in due fattorie abbandonate della brughiera inglese. Quasi come se fosse un pittore, più che un musicista, egli sembra suonare il luogo in cui si trova, più che nel luogo in cui si trova. Quasi a volerne catturare lo spirito, l’anima, mischiando la sua musica con i suoni, le risonanze, gli effetti stessi dell’ambiente. Il risultato è un flusso sonoro ricco di sfumature, risonanze ed echi, assolutamente pregno di spunti. Domina il violino, solo a tratti velatamente romantico, più spesso quasi martoriato ed interagente con altri elementi musicali, che ne amplificano e screziano le trame. Vengono fuori espressioni musicali a metà tra avanguardia e folk, tra rimandi classici, quasi melodici, ed ambient.
Pochi elementi, quindi: chitarra, violino, effetti, suoni ambientali, risonanze, per un‘opera profonda, dannatamente piena ed avvolgente. La componente prettamente ambient è solo uno degli elementi che arricchiscono il quadro, così come le dosi di field recordings: si tratta quasi di “spennellate” date su una tela già ampiamente riempita dalla musica creata dall’autore.
Sul sito del musicista è possibile ascoltare in streaming estratti della sua arte. Considerando la materia musicale, non proprio per tutti i palati, magari dateci un ascolto prima di acquistare. Potrebbe scattare la scintilla, come è successo al sottoscritto, e scoprire che le creazioni di questo autentico artigiano della musica sono preziose, essenziali.
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