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R Recensione

6,5/10

Antemasque

Antemasque

Non potevano che separarsi, le strade di Omar Rodríguez-López e Cedric Bixler-Zavala, dopo il disco migliore della loro carriera, per il fatto stesso che quell’opera metteva radicalmente in discussione – leggasi: sconfessava? – le fondamenta ed i punti minimi sui quali il discorso artistico dei Mars Volta aveva trovato un suo pur discutibile senso d’esistere: la logorrea, l’esibizionismo portato all’estremo, il criptico intellettualismo. “Noctourniquet”, 2012, si macchiava ancora degli stessi delitti (il dna, d’altro canto, è duro a morire), ma solo a sprazzi: quasi come se il sigillo identitario avesse perso ogni aderenza, la ceralacca si fosse sciolta e banalmente ricomposta. Lo script si avviava verso una mesta conclusione da tragedia familiare o, altrimenti, da epos di seconda mano: l’uno corpo e mente sacrificatosi ad una carriera solista frammentaria, visionaria, finanche prolissa (compagna, per larghe tratte, di quella dell’amico e mimesi John Frusciante), l’altro riciclatosi in breve tempo in qualche gruppo di minor caratura e relativo prestigio. Altro e migliore è stato, invece, il destino dei due musicisti di El Paso. Avrà probabilmente inciso la contemporanea reunion degli At The Drive-In o, forse, una comunanza d’intenti che travalica ogni dissidio. Fatto sta che Antemasque è qui, oggi, a testimoniarci tutto quello che i Mars Volta avrebbero potuto diventare e a cui, invece, hanno consapevolmente scelto di rinunciare.

Per il loro album di debutto, Rodríguez-López e Bixler-Zavala completano la line up della formazione con dei nomi d’eccezione. Al basso (ma solo in studio: dal vivo suona Marfred, fratello di Omar) c’è Flea, più volte compartecipe delle jam e delle scorribande del chitarrista: dietro le pelli Dave Elitch, acclamato turnista, attualmente motore del supergruppo Killer Be Killed (con Greg Puciato dei Dillinger Escape Plan, Max Cavalera dei Soulfly e Troy Sanders dei Mastodon) e già nei Mars Volta tra ottobre 2009 e novembre 2010. Cotanta bonanza è messa al servizio di brani che sviluppano, impetuosamente, una peculiare idea di vulgarization: rendere accessibile, ad un pubblico cui mancano gli assunti di base, musica anche straordinariamente complessa. Antemasque asseconda compatto, in particolare, due (difficili) punti di approdo: asciugare la durata dei pezzi (chi cercasse le estenuanti cavalcate di “Frances The Mute” cambi canale) e sfrondarli da qualsiasi ghirigoro. La strana sensazione, a tratti, è quella di assistere, in tempo reale, ad uno strano ricorso storico, per il quale sono i maestri ad essere ispirati dagli allievi, e non viceversa: nominalmente, “Momento Mori” sembra un inedito dei Triclops! (influisce, sicuramente, un suono molto meno enfio rispetto al passato, non privo di efficaci e sobri melodismi), “People Forget” un crossover datato e vagamente psichedelico.

Qui alle amnesie viene posto un freno e ciò che rimane, a conti fatti, è un disco agile e tonico, che anche quando si rifà palesemente all’ipercinetismo irreale dei Mars Volta (“In The Lurch”) non si dispensa dall’aggiungere chiose personali. È questo, dunque, il vero prog-core, composizioni punk infarcite di virtuosismi sottocutanei lontanissime da ogni sbrodolamento? La verità è più stratificata, in un certo senso inafferrabile. Antemasque è una creatura degli anni ’90 a disposizione dell’ascoltatore informatico assetato di bignami: nel suo corpo principale sfociano gli estuari dell’emo storico (“50,000 Kilowatts” è bellissima e, a tal proposito, emblematica), si mescola il funk dei Minutemen portato ad una superiore dimensione tecnica (“4am”), viene riesumato il primigenio post-core delle inquietudini e degli sfoghi cerebrali (“Providence”), il math rock è solo l’altra faccia di una medaglia che accoglie a braccia aperte i ritornelli a tre power chords e a presa rapida (“Rome Armed To The Teeth”) e, quasi di sguincio, si inseriscono quegli swing dinoccolati che solo un branco di slacker riuscirebbe a suonare (“Drown All Your Witches”). Tutto è miracolosamente al suo posto, forse troppo: Rodríguez-López garantisce fantasia e varietà al netto dell’ordine, Bixler-Zavala abbandona l’isterismo dei falsetti e dei vocoder per un’interpretazione matura e controllata, la sezione ritmica è impeccabile.

Che poi Antemasque sia, forse, un passatempo per nostalgici entomologi, è un altro paio di maniche. Per ora ne nasce un full length che non è peccato ascoltare, e riascoltare, con una certa qual voluttà.

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