No Age
Everything In Between
Tra il folto gruppo di band che negli ultimi anni hanno riportato in voga un garage rock veloce e piuttosto orecchiabile sepolto sotto una coltre di fuzz e feedback, i No Age si sono distinti sin da subito per un approccio più sperimentale e creativo, tendente più al noise-rock di Sonic Youth e Jesus & Mary Chain, o al sound massiccio degli Husker Du, che a una melodicità da spiaggia in stile sixties. La band di Seattle è infatti apparsa molto interessata all’esplorazione di mondi sonori distanti dal classico punk: lo hanno dimostrato nell’affascinante ma ancora acerbo Weirdo Rippers (2007) e un anno dopo sintetizzando sperimentalismo e accessibilità nel più organico Nouns. Adesso sono tornati con Everything In Between, anticipato dall’EP Losing Feeling (2009) che lasciava intravedere un cambio di direzione per i No Age, verso un sound più melodico e accessibile.
E possiamo dire con tutta certezza che Everything In Between è il disco più accessibile dei No Age, pur rimanendo fedele al loro caratteristico marchio di fabbrica. I Nostri, insomma, adesso scrivono canzoni vere e proprie, con una struttura definita e una maggiore linearità melodica. E non sappiamo se a motivo dell’età che avanza, ma pare di sentire un umore più depresso e una maggiore intensità emotiva lungo i solchi di questo nuovo disco. Oltre a ciò, la band rimane comunque interessata alla sperimentazione, lambendo anche in questo caso i territori del post-rock e dell’elettronica.
I 13 brani che compongono Everything In Between si muovono in varie direzioni, lasciando comunque intravedere un progetto d’insieme ben coeso: i momenti più intensi sono certamente quelli in cui la band si lascia andare senza freni verso un’irresistibile emotività catartica, come accade nella bellissima "Depletion", con magnifici squarci chitarristici a seppellire una melodia sontuosa, o nello spedito incedere eighties di "Valley Hump Crush". Non mancano ovviamente i garage-rock forsennati che ce li hanno fatti amare: il baccanale di "Fever Dreaming", gli hook spassosi di "Skinned" e la furia noise di "Shed And Trascend" riportano con la mente agli episodi più tirati di Nouns.
"Glitter" è invece qualcosa di nuovo per i No Age: qui si prendono tutto il tempo per costruire strofe e ritornello, inframezzati da distorsioni alla Jesus & Mary Chain, dimostrando una maggiore maturità in fase di scrittura. Il folk demenziale di "Common Heat" (niente di eccezionale, però) ricorda Things I Did When I Was Dead (da Nouns), mentre la conclusiva "Chem Trails" sembra possedere il fascino indie pop di certi Unrest. Tra questi brani piuttosto canonici, la band piazza un intermezzo ambient ("Katerpillar"), un lento (e noiosetto) post-rock ("Sorts"), uno strumentale elettronico ("Dusted") e un altro brano strumentale più marcatamente noise ("Positive Amputation"). Sebbene questi brani non suonino fuori contesto, avremmo preferito che la band ci avesse regalato altre perle nel suo stile.
In conclusione, in Everything In Between i No Age fanno ancora i No Age; le componenti estetiche del loro sound (menefreghismo, indifferenza, spasso) rimangono intatte. Manca quel progetto d’insieme che faccia saltare dalla sedia, ma per ora va bene così.
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