Ovlov

Margareth, Frank and the Bear

Per certi gruppi il rock è soprattutto una questione di pancia: una volta trovato il giusto groove e innescata la scintilla, il resto viene da sé. Proprio da questo presupposto sono nate le 9 fiammate che formano la tracklist di Margareth, Frank and the Bear, esordio degli Ovlov, band bresciana capitanata dal bassista Luigi Ancellotti e dalla splendida voce e chitarra di Luisa Pangrazio. 9 pezzi diretti e senza fronzoli che spaziano dall’indie al garage, senza sprecare una sola nota.

Apre il lotto "2+2", sensuale ballata dove Luisa mette subito in mostra le proprie doti vocali alternando con carattere carezze e colpi. Segue l’interpoliana "Margareth" dove gli Ovlov rendono omaggio, neanche troppo velatamente, a quest’ultimo decennio di new wave, dai sopraccitati Interpol agli Strokes, ancora ottima la parte vocale di Luisa credibile nelle atipiche vesti di crooner e nella pronuncia. "Startup" rivela la faccia più pop della band mettendo la melodia al centro del brano, supportato stavolta da un’interpretazione vocale più ammiccante e svagata.

La chitarra si fa sporca e graffiante, mentre Lucia gioca a fare Kim Gordon nell’azzeccata e stonesiana "Clock", splendido esempio di puro, semplice e malato rock. Ormai è chiaro che agli Ovlov piace mischiare le carte come dimostra l’eterea e sognante Soft ma soprattutto la successiva "Up And Down", indie pop all’ennesima potenza.

"City Shower" ci riporta in territori più confusi e psichedelici tirando in ballo i Doors quanto i My Bloody Valentine!

Quasi in chiusura "Frank a Mistake" torna su ritmi e sonorità garage con un riff martellante e ipnotico, mentre la conclusiva "We Like Dancing" ci mostra la camaleontica Luisa trasformarsi per l’occasione in una scatenata Juliette Lewis.

Ottimo esordio per una band talmente cosmopolita da evitarle il solito rimprovero rivolto alle giovani band nostrane che cantano in inglese per troppa esterofilia e poco coraggio.