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R Recensione

7,5/10

A Sunny Day In Glasgow

Sea When Absent

Ma come potrà mai essere una giornata assolata in quel di Glasgow? Di sicuro è dannatamente strana, con quella luce pallida che d’estate sembra non tramontare mai, i raggi del sole che irradiano parzialmente la pelle e le nuvole sempre presenti in un angolo a minacciare la rabbuiata. Una sensazione bislacca a cui gli A Sunny Day in Glasgow hanno cercato di dare voce attraverso la linfa artistica della loro musica.

Sea When Absent gioca al contrasto tra gli estremi: prendi lo shoegaze puro e duro senza fronzoli né capricci dei My Bloody Valentine (eh sì, il termine di paragone sono sempre loro) ma sostituisci il malumore livido e plumbeo con un retaggio più catchy, a metà tra la stravaganza indie – pendente, la gioia puerile, il casino adolescenziale e qualche spruzzatina di psichedelia a rendere tutto meno intellegibile di quanto possa essere nella realtà. Perché la realtà dei fatti è che la band dalle mille provenienze con base in quel di Philadelphia, ha avuto un passato burrascoso, caratterizzato da aspirazioni dream pop e da tante di quelle dipartite nella line-up che alla fine il suono, a partire dal secondo Lp - Ashes Grammar - è radicalmente cambiato. E l’intento di Sea When Absent è di sicuro quello di palesare una rinnovata cifra stilistica che da qui in poi dovrebbe caratterizzarli. Dunque niente paura se dietro la console siede Jeff Zeigler (Kurt Vile, War on Drugs): quello che potrebbe sembrare l’intento di indirizzare la propria proposta verso lidi più standardizzati è più che altro un valido aiuto nel dedalo di suoni.

La chiave di volta in Sea When Absent sta nel dualismo che parte dalle due ugole femminili (Jen Goma e Annie Fredrickson) per poi infrangersi fatalmente nelle interpretazioni che ne conseguono: smaccatamente pop nelle melodie della Fredrickson e coraggiosamente alternative in quelle della Goma. Due facce speculari che si attorcigliano, convivono placidamente nei brevi minutaggi e intessono una tela di suoni ammalianti all’interno di ogni singolo brano. 

Deflagrazioni rock, distorti fuzz e avanguardismi melodici alla Satomi Matsuzaki in Bye Bye Big Ocean, ardite dissonanze glitch di In Love with Useless che sfruttano il pre ritornello per creare bizzarre interferenze sui pitch vocali; cori ipnagogici in Boys Turn Into Girls (Initiation Rites) con le chitarre sature a ricordare i fasti degli M83. La batteria si scompone in geometrie asimmetriche, i distorti tuonano e i synth scivolano soavemente su una materia multi cellulare che è in continua mutazione. Pochi i passi falsi durante lo svolgimento (The Things They Do To Me), più che altro piccoli incidenti di percorso che mostrano il lato massimalista e immaturo della band, quello propenso alla sperimentazione a tutti i costi. Ma i giochi ormai sono fatti e la sensazione che si ha, ascoltando Sea When Absent, è proprio quella di una giornata assolata in quel di Glasgow, magari tra il cemento delle coree narrate da Welsh in una giornata tiepida ma allo stesso tempo umida. Disagio e tepore allo stesso tempo. Strani contrasti rassicuranti. 

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Voto degli utenti: 6,3/10 in media su 2 voti.
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4AS 7/10
salvatore 5,5/10

C Commenti

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4AS (ha votato 7 questo disco) alle 18:26 del 24 luglio 2014 ha scritto:

Crushin' è 100% Cocteau Twins periodo Heaven or Las Vegas. Me lo sento, sarà il mio disco dell'estate (che non c'è!). Rumoroso ma fresco e solare.

Leonardo Geronzi, autore, alle 17:30 del 25 luglio 2014 ha scritto:

Un disco che funziona al contrario. Al primo ascolto c'era abbastanza fiducia ma poche aspettative, dopo qualche ascolto il tutto è lievitato esponenzialmente

salvatore (ha votato 5,5 questo disco) alle 11:52 del 12 settembre 2014 ha scritto:

Mi ha deluso molto: sotto la nebbia davvero molto poco.