V Video

R Recensione

9/10

The Horrors

Luminous

A Flock of Seagulls. Echo & the Bunnymen. Gary Numan. Clan of Xymox. David Bowie e Alan Parsons. Donna Summer e Giorgio Moroder. Hawkwind e Who. Joy Division, Cure, Psychedelic Furs, Simple Minds, U2, Depeche Mode, Verve. Il Madchester sound, ci mancherebbe! Shoegaze, kraut-rock e dream-pop in quantità, pescate pure nomi a caso, vanno tutti bene.

Sono solo alcuni dei paragoni che si sono visti in giro per la rete da quando gli Horrors hanno pubblicato “I See You” il 24 febbraio. Precisiamo che non si sta parlando dell’intero album, ma di una singola canzone. Si pretende insomma che gli Horrors siano derivativi (dobbiamo leggere questa barzelletta dai tempi dell’incendiario album di debutto), poi però quando si tratta di individuare da chi, salta fuori l’intera storia del rock. È evidente che qualcosa non quadri: come può un solo brano, strutturalmente del tutto lineare (strofa, ritornello, coda strumentale), rimandare in contemporanea a una trentina di artisti sparsi lungo tre decadi di musica?

La mia impressione è che il pubblico della musica alternativa stia gradualmente perdendo il piacere dell’ascolto, affogando sempre di più in una frigidità dal sapore snob in cui saper sfoggiare il nome del rimando per dimostrare la propria cultura, è più importante che apprezzare la creazione dell’artista nella sua complessità. Ragion per cui mi sento di affermare che personalmente potrei anche sentirceli tutti i nomi che sono stati fatti per “I See You”, ma la cosa equivale a dire che in realtà non ce ne sento nessuno.

Perché “I See You” è degli Horrors e basta, forse più di qualsiasi altra vecchia canzone. La maturazione è definitiva. Il suono è imponente, ha una portata sinfonica che fa apparire quasi schiacciata la produzione del precedente “Skying”, che pure era ottimo e aveva degli elementi comuni con “Luminous”. Qui gli Horrors si mostrano immensi, non tanto in senso qualitativo, quanto dal punto di vista meramente sonoro. Non ci sono confini, ogni brano è fatto apposta per galleggiarci dentro, per perdersi in spazi irreali. La voce di Faris Badwan, più ariosa che mai, sembra diventare strumento a sua volta e perdere corpo, le sue eteree linee melodiche si sfaldano, rimpolpandosi a vicenda col sottofondo strumentale.

NME vociferò della pubblicazione di “Luminous” già nel maggio 2013, che poi divenne settembre, quindi un imprecisato “inizio 2014”. Si è così arrivati al maggio 2014, e basta un ascolto per capire il perché di questi continui rinvii. Se gli Horrors si sono da sempre presentati come dei perfezionisti, qui sono davvero andati oltre, settando un nuovo traguardo, che siamo curiosi di vedere se verrà raccolto come in passato lo è stato il testimone dell’epocale “Primary Colours” (che almeno in GB ha generato una lunga scia di accoliti).

“Chasing Shadows” si apre con suoni di elettronica terzomondista, tutta tastiere fluttuanti e percussioni, per poi scattare con un groove epico ricoperto da vortici sibilanti, in cui distinguere le chitarre di Joshua Hayward dai synth di Tom Cowan è tutt’altro che semplice. Il ritornello plana quindi su tutto come la salvifica luce di un faro. 

Rhys Webb, bassista e volto principale quando si tratta di rilasciare interviste, si ritaglia un ruolo sempre più centrale. Se la spettacolare evoluzione nel ritornello di “I See You” e l’impulso ritmico di “Chasing Shadows” non vi hanno convinto di ciò, lo farà la angelica “In and Out of Sight”, il brano più vicino alla musica dance mai realizzato dalla band, in cui la linea del basso domina sovrana per tutta la durata.

Mentre il muro di saturazioni di “Jealous Sun” riporta per un attimo ai tempi di “Primary Colours”, “Falling Star” – prodotta con l’ausilio di Paul Epworth – punta sul contrasto fra il riff marziale e la dolce melodia orientaleggiante, imponendosi fra i momenti più densi di sentimento.

È però l’impensabile ballata “Change Your Mind” a rubare la scena, una sorta di blues adolescenziale cantato da Faris con un filo di voce nella strofa, prima che il ritornello si gonfi un’ascesa estatica tutta chitarre effettate e suoni acutissimi di derivazione elettronica. È forse il brano più tenero di una carriera fino a oggi immacolata, suona come la messa in musica di un qualche film di formazione, quelli spaccacuore con cui tutti abbiamo fatto i conti da ragazzini. La parola che più di ogni altra viene in mente ascoltando simili creazioni è “entusiasmo”. Gli Horrors ne hanno ancora da vendere, e la speranza è che possano mantenerlo ancora a lungo.

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Voto degli utenti: 7,1/10 in media su 36 voti.
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Lepo 9/10
Cas 9/10
creep 8,5/10
mendustry 7,5/10
hotstone 8,5/10
andrea-s 7,5/10
Nowhere 10/10
salvatore 6,5/10
FeR 10/10
loson 8/10
Jackazza 10/10
luin 4,5/10
xxx 3,5/10
JetBlack 7,5/10
devis. 7/10
REBBY 9/10
zebra 6/10

C Commenti

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Cas (ha votato 9 questo disco) alle 13:22 del 5 maggio 2014 ha scritto:

Un disco davvero maestoso. Il bello degli Horrors è che sono tanto ottimi musicisti quanto istancabili divoratori di ogni proposta musicale (basta seguire la loro pagina facebook per capirlo): inevitabile che la loro musica sia iper-contaminata e aperta ad ogni tendenza (dai Can a Knuckles, dai Chameleons allo shoegaze, eccetera eccetera). Di derivatività, però, nemmeno l'ombra: musica contemporanea, in tutto e per tutto. Bello vedere come, nel tempo, la proposta della band appaia coerente, solida, riconoscibile. E questo Luminous, dopo il bellissimo Primary Colours, rappresenta un secondo splendido apice.

Lepo (ha votato 9 questo disco) alle 15:28 del 5 maggio 2014 ha scritto:

10 pezzi 10 perle con almeno 2-3 capolavori, suoni fantastici (non sento album prodotti come i loro da un bel po'), una coerenza intransigente abbinata però ad una grande versatilità compositiva... Credo che ci ricorderemo di loro e di questo Lumious per anni. Perfettamente d'accordo col recensore: quando hai nella tua proposta spunti da 1000 band diversissime tra loro, vuol dire che in fondo non assomigli a nessuna di loro.

Franz Bungaro (ha votato 6,5 questo disco) alle 9:59 del 6 maggio 2014 ha scritto:

Ma è una mia impressione o l'intro di I see you è (quasi) identico a quello di Baba O'Riley degli Who versione 2001 Odiessea nell' "ospizio" in atmosfera da sigla TG2 anni 70/80?( min. 1:22 del video). Scherzi a parte, ascolto meglio e ripasso, prime impressioni cmq buone...

Totalblamblam alle 23:14 del 6 maggio 2014 ha scritto:

mi stanno deliziando live da holland. il cantante forse sta un po' raucato aka senza voce ma vabbene lo stesso . so fiacchi eh ma di brutto.

Lepo (ha votato 9 questo disco) alle 14:12 del 8 maggio 2014 ha scritto:

L'ho vista anch'io quell'esibizione: altroché voce volutamente monocorde o "intontita", badwan sta mal messo, avrà a stento un'ottava di estensione, ad oggi

Jacopo Santoro (ha votato 7,5 questo disco) alle 14:20 del 8 maggio 2014 ha scritto:

Ho visto altre esibizioni live: purtroppo sembra che per il bellissimo Badwan sia una costante, la voce così.

Lepo (ha votato 9 questo disco) alle 15:07 del 8 maggio 2014 ha scritto:

Boh a me pare che negli anni sia peggiorato

Jacopo Santoro (ha votato 7,5 questo disco) alle 15:16 del 8 maggio 2014 ha scritto:

Sì, io intendevo dire esibizioni di questo 2014, forse non mi sono spiegato bene..

Lepo (ha votato 9 questo disco) alle 16:01 del 8 maggio 2014 ha scritto:

Ah ok ok, allora siamo d'accordo!

Truffautwins (ha votato 8 questo disco) alle 15:47 del 7 maggio 2014 ha scritto:

E' incredibile come "I see you" in due sole note riesca a far volare.

Totalblamblam alle 21:16 del 7 maggio 2014 ha scritto:

infatti suona molto come l'intro di baba o riley . mi sto informando su questa band . :

"interesting picks, interesting band, though somewhat pretentious little poofs." LOL

hotstone (ha votato 8,5 questo disco) alle 21:44 del 8 maggio 2014 ha scritto:

Superlativo... Eccellente.... Fantastico...

Non ricordo di un album così negli ultimi anni... Sembra di esser tornati nei meravigliosi 80s...

Disco meraviglioso , che suoni ragazzi incredibili....

Continuerò ad ascoltarlo per molto tempo

ThirdEye alle 21:55 del 12 maggio 2014 ha scritto:

Interessante. "Primary Colors" mi stregò a tempo dovuto. Ascolterò

Utente non più registrato alle 20:39 del 19 maggio 2014 ha scritto:

Senza infamia e senza lode, senza sussulti ma senza cadute di tono.

Ivor the engine driver alle 15:24 del primo giugno 2014 ha scritto:

Scusate, non intervengo quasi mai nelle recensioni dei dischi non interessanti, ma non capisco come non si possa serenamente affermare la derivatività spinta degli Horrors. Come del 3/4 della musica """rock""" degli ultimi 12 anni tipo. E io sono uno che ci sguazza in sta roba. Cioè già dal primo disco erano loro stessi a giocare sul citazionismo spinto. Il fatto che siano così considerati in patria dimostra come in UK sul versante "suonato" siano messi abbastanza male ultimamente. Riguardo al disco, parte a bomba, poi piano piano è tutto sommerso da sta produzione 80's che sinceramente mi fa venire la bile.

Cas (ha votato 9 questo disco) alle 15:32 del primo giugno 2014 ha scritto:

da Elvis, Buddy Holly e Chuck Berry ogni roba venuta dopo è derivativa. potremmo benissimo ragionare così. è una questione di prospettiva: potremmo leggere un disco dei Television o di chi so io concentrandoci su quali siano i rimandi a questo o quell'altro artista. peccato che non si coglierebbero gli elementi innovativi, che spesso non sono "creazioni" venute fuori dal nulla, ma assemblaggi di materiale pre-esistente (la psichedelia cosmica immersa in ambiente sonoro eighties? ad esempio). la parola "derivativo" è tendenzialmente peggiorativa, ecco tutto. credo che con questa cosa della "retromania" rischiamo di perderci ogni innovazione musicale della nostra epoca...

Utente non più registrato alle 20:45 del primo giugno 2014 ha scritto:

Il principio è giusto, ma dovrebbe essere applicato sempre (sottolineo sempre) e per tutti...se non altro per coerenza...

FeR, autore, (ha votato 10 questo disco) alle 15:49 del 4 giugno 2014 ha scritto:

a dirla tutta Buddy Holly, Chuck Berry e Elvis erano a loro volta derivanti da roba preesistente. Avevano debiti enormi con il rockabilly, con il country-boogie e via dicendo. Con la barzelletta del derivativo si può smontare l'intera storia della musica.

Poi se di un disco del genere tutto ciò che si ha da dire è che suona troppo 80 (quando ci sono numerosi pezzi che di 80 non hanno quasi niente), che dire...

gull alle 20:03 del 5 giugno 2014 ha scritto:

La lancio: trovo questa musica brutta, involuta, banale, inutile, uguale a millemila altra. Una noia assoluta. E tutto ciò senza infierire sulla voce del cantante e sui testi....Ogni volta che mi succede di trovare osceno un disco che quasi tutti adorano mi sento a disagio....

Dr.Paul alle 20:16 del 5 giugno 2014 ha scritto:

gull ma non mi sembra un genere molto adatto a te....tu ascolti altro, magari noioso per altri.....poi dipende anche dall'età...molti fattori influiscono....

gull alle 20:36 del 5 giugno 2014 ha scritto:

Confessa: fa schifo anche a te?

Dr.Paul alle 21:08 del 5 giugno 2014 ha scritto:

no schifo no, sicuramente preferisco i precedenti......

galassiagon (ha votato 1,5 questo disco) alle 23:24 del 18 agosto 2014 ha scritto:

gruppo farsa, basta vederli dal vivo per notare quanto siano inconsistenti

il cantante è un incapace

FeR, autore, (ha votato 10 questo disco) alle 18:44 del 19 agosto 2014 ha scritto:

dici? Io li ho visti dal vivo e è stato un bellissimo concerto, pensa un po'. Stupendo il tuo voto comunque, molto disteso e non mostra per niente il dente avvelenato.

angelscof alle 21:56 del 14 settembre 2014 ha scritto:

Me puzza un pochetto sto' "Jackazza" che glià messo 10.

A Federi', a te te dice qualkosa?

luin (ha votato 4,5 questo disco) alle 13:05 del 3 ottobre 2014 ha scritto:

Io sto con gull e 'sta discussione sui gruppi derivativi mi sembra ridicola. Un conto è avere delle fonti di ispirazione (come qualsiasi artista del passato, del presente e del futuro), un conto è suonare come si suonava trent'anni fa (musica, voce, produzione) con minime variazioni (per chi ce le sente). Il contributo di sta gente alla storia della musica quale sarebbe? Se ascolto un disco nel 2014 voglio che suoni nuovo alle mie orecchie (non venitemi a dire che è stato detto tutto perchè non è vero), o che almeno suoni come un disco del 2014.

4AS alle 15:07 del 3 ottobre 2014 ha scritto:

... E se suona derivativo ma le canzoni sono ben composte? Dov'è il problema?? Poi sta storia del derivativo, mamma mia non se ne può più! The War on Drugs hanno fatto uno dei migliori dischi dell'anno suonando SFACCIATAMENTE derivativi... E allora come la mettiamo? Li condanniamo? Non esistono verità assolute e definibili, la musica è magica per questo.

Jacopo Santoro (ha votato 7,5 questo disco) alle 15:19 del 3 ottobre 2014 ha scritto:

Quoto ogni singola lettera.

luin (ha votato 4,5 questo disco) alle 15:50 del 3 ottobre 2014 ha scritto:

Veramente ho detto che tutti i gruppi sono derivativi! Qua stiamo parlando di un disco che sembra appartenere proprio a un'altra epoca. Se le canzoni sono ben composte una diversa produzione le renderebbe sicuramente più godibili, almeno alle mie orecchie. Ovviamente non esistono verità assolute, questa infatti è la mia opinione, come c'è la tua (per me ad esempio quello dei War on Drugs non è uno dei dischi dell'anno) non avrei dovuto dire come la penso? ^^

Spero di aver risposto anche a Lepo, non mi interessa che somigli o meno a un disco in particolare, che ci sia dentro un genere o diecimila, il fatto che mi suoni così vecchio me lo rende insopportabile. Se a voi sta bene così non sarò io a farvi cambiare idea ^^

Lepo (ha votato 9 questo disco) alle 19:50 del 3 ottobre 2014 ha scritto:

Ok, ma mi spieghi perché questo album suona così vecchio? O cosa si intende per suono vecchio? Cioè, io qui sento una band che, al contrario, sfrutta al massimo le possibilità offerte dalla tecnologia dei giorni nostri (sentire come le chitarre vengono "nascoste" in nubi avvolgenti nelle tracce più elettroniche, per esempio). Perché di per sé il tuo discorso sul non suonare eccessivamente fuori epoca mi può trovare in parte d'accordo, ma non mi sembra proprio questo il caso, ecco.

luin (ha votato 4,5 questo disco) alle 18:49 del 4 ottobre 2014 ha scritto:

Credevo che almeno su questo fossimo d'accordo! Se questo è un suono attuale ho perso tutte le certezze che avevo sulla musica. Non penso di essere l'unico ad avvertire chiaramente una produzione che fa l'occhiolino agli 80's. Poi voce e melodie che evocano spesso una sensazione di già sentito fanno il resto. A me sembrano un gruppo di ragazzi innamoratissimi di quegli anni e che, se avessero potuto, avrebbero scelto di nascere nel 1960. A questo punto sono curioso di sapere quale sia la tua idea di suono vecchio.

Lepo (ha votato 9 questo disco) alle 13:48 del 5 ottobre 2014 ha scritto:

Jealous Sun è '80's? Mine and Yours è '80's? Secondo me al limite sono '90's entrambe, ma comunque in generale io sento sempre una contaminazione tra differenti tipi di suono, ispirati da correnti del passato, ma che messi assieme formano un ibrido che definirei inedito, quantomeno, quindi non derivativo... Ci sono molti gruppi molto più revivalisti con un suono che ripesca in maniera abbastanza univoca senza riaggiornare più di tanto vecchie correnti... Mi vengono in mente nuovi hard rockers come i Black Keys, o Jack White, che pure non mi dispiacciono, ma di sicuro sono molto più debitori di un unico tipo di suono del passato rispetto agli Horrors. O anche tantissimi progetti synth pop, pure ben fatti, come gli Hurts, per dirne uno... È questo che intendo io come "suono vecchio". siccome siamo più o meno tutti d'accordo nel dire che nulla nasce dal nulla, inserendo suoni di una determinata epoca (gli anni '80 qui per esempio), in contesti diversi e con attitudini diverse da quelle originali, si crea una "cosa nuova", soprattutto nel pop, che è un continuo ripescare e rielaborare. Comunque in definitiva mi sento di quotare il commento di 4AS: probabilmente se non mi piacessero le canzoni neanche mi prodigherei in questi panegirici, però trovo stimolanti gli Horrors anche perché li sento come qualcosa di inedito.

luin (ha votato 4,5 questo disco) alle 16:23 del 5 ottobre 2014 ha scritto:

Siamo d'accordo sul fatto che per creare qualcosa di nuovo sia necessario/inevitabile conoscere, confrontarsi con e ripescare dal passato (prossimo o remoto). Qui però, nonostante le intenzioni (la voglia di combinare diversi elementi che sottolinei) l'uso di suoni e un certo approccio alla materia che credo superati (o almeno già ampiamente sfruttati) rovinano anche le buone intuizioni. In un'intervista hanno detto di non ritenersi revivalisti, anzi di guardare al futuro. Diciamo che non è l'idea di futuro che mi ero fatto.

Lepo (ha votato 9 questo disco) alle 15:19 del 3 ottobre 2014 ha scritto:

Ma poi me li dite i dischi che sono uguali a questo qui? Dove si uniscono istanze house, shoegaze, synth pop (giusto per citare i tre generi più presenti) in maniera così fluida e senza scarti stilistici? Me lo indicate un album dove dopo una In&Out of sight trovi Jealous Sun e non ti sembra che siano pezzi di due dischi diversi? Boh, io non ne ho ancora ascoltati, sarò ignorante io...

REBBY (ha votato 9 questo disco) alle 10:59 del 14 aprile 2015 ha scritto:

Al tirar delle somme: il miglior album degli Horrors. Leggo che dal vivo emergono le carenze naturali del vocalist, ma per quanto riguarda la resa su disco indubbiamente questa è la miglior performance del cantante. Nonostante, anche stavolta, il minutaggio costringa al doppio vinile non ci sono brani clamorosamente più "deboli", come nell'album precedente. Concordo con chi, almeno relativamente a quest'opera, sostiene che il loro sound sia riconoscibile e caratterizzante (maturazione certa rispetto al citazionismo, che porta ad una proposta attualizzata ed in ultima analisi "originale").