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R Recensione

6,5/10

The Horrors

Primary Colours

Dichiarava Giovan Battista Marino, che era un furbo: «Sappia tutto il mondo che imparai sempre a leggere col rampino, tirando al mio proposito ciò ch’io ritrovava di buono e servendomene a suo tempo». Gli Horrors, che sono dei furbi quanto Marino se non di più, devono aver ascoltato molti dischi col rampino, andando per settori, scientemente. Il loro interessante debutto, “Strange House” (2007), era un’originale incursione tra rockabilly gotico e psichedelia sixties, il tutto in una salsa indie-punk prettamente britannica. Questo seguito, invece, rivisita il territorio dark wave più battuto, dribblando i Joy Division soltanto per abbracciare i Bauhaus; il che tira assai, di recente.

Produce, va detto, Geoff Barrow (Portishead), che lascia un’impronta ossessivo-ipnotica tutta sua evidente sin dall’incipit, una “Mirror’s Image” in cui le chitarre soccombono rispetto a synth ed effetti vari. Ed è questa minore preminenza delle chitarre la più vistosa novità rispetto al passato, accanto a una totale svolta vocale da parte del leader Faris Rotter: niente più urla schizofreniche, schizzi demenziali, vomitature punk, ma un’attitudine introversa, spesso in direzione dark esistenziale. Alla Ian Curtis, insomma. L’esito è una maggiore emersione delle linee melodiche, con risultati (in sostanza) più ‘pop’, decisamente di più facile ascolto se confrontati con schegge ruvidissime e psicotiche tipo “Sheena Is A Parasite” o “Little Victories”.

Il complesso, tutto sommato, non dispiace, perché questi le canzoni le sanno scrivere e perché Barrow le sa maneggiare con arte. Non è detto, cioè, che una somma di sapienti furbizie debba dare risultati deprecabili, anche se pezzi ambiziosi sfocianti in noia come “Sea Within The Sea” potrebbero far pensare male. In “Who Can SayRotter, nel suo destreggiarsi tra il mono-tono curtisiano e uno spoken word tutto brit (tutto Jarvis Cocker), spettacolarizza un pezzo niente male; “New Ice Age” è il punto di contatto più forte con il passato, perché le chitarre tornano egemoni, copulando con l’organo su saliscendi armonici da decadentismo noir; “Primary Colours” è la vetta radiofonica – Joy Division più di quant’altri mai nell’anthem della strofa, con un tocco di The Jesus And Mary Chain nel resto.

I ritmi tremendamente più bassi nel confronto con “Strange House” non sono un indice di rammollimento, ma un’arditezza non banale. Gli Horrors li reggono bene durante quasi tutto il disco (“Scarlet Fields”, “I Can’t Control Myself”, cioè i Velvet Underground che incontrano Peter Murphy), esaltandoli nella lentissima, quasi arrendevole, “I Only Think Of You”, bijoux vittoriano incupito dal baritono di Rotter e poeticizzato dagli sviolinamenti di tastiere e chitarre. «Orchestral Pop Noir Romantique», parafrasando i Dears.

Gli Horrors, certo, non fanno più paura. E non fanno più la musica di prima. Ma non fanno, per questo, passi indietro. Un passo verso l’ombra, casomai, con un occhio alla classifica.

V Voti

Voto degli utenti: 7,8/10 in media su 29 voti.
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Cas 8/10
lev 7/10
loson 7/10
rael 7/10
carew 9/10
viveur 6/10
REBBY 8/10
Zorba 8/10
giank 8/10
Lepo 8,5/10
Nowhere 10/10

C Commenti

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carew (ha votato 9 questo disco) alle 23:52 del 28 maggio 2009 ha scritto:

Lo trovo un disco davvero eccezionale.

Three Decades-Who Can Say-Do You Remember è una tripletta esaltante. poi la chiusura è degna di nota sia per la title track che per la bellissima, emozionante, e tutt'altro che noiosa Sea within a sea.

Per quel che conta, per ora per il sottoscritto è il disco dell anno

tramblogy alle 16:57 del 18 febbraio 2015 ha scritto:

a parte il disco veramente bello, ma sea within a sea è proprio un sogno. ciaooo

target, autore, alle 9:38 del 29 maggio 2009 ha scritto:

Beh, devo ammettere che a un mese di distanza gli darei una mezza stella in più, perché continuo ad ascoltarlo con piacere, al di là di certi passaggi un po' troppo piacioni. Il mix di dark wave e shoegaze con una spruzzata di Barrow-produzione sopra fa deviare il disco dalle solite trame revival 80/90 che stavano iniziando ad ammorbare (vd White Lies).

rael (ha votato 7 questo disco) alle 11:21 del 29 maggio 2009 ha scritto:

si 7 credo ci possa stare_'

otherdaysothereyes (ha votato 8 questo disco) alle 14:53 del 6 giugno 2009 ha scritto:

ma anche un 7,5...uno dei migliori dischi dell'anno.

Mr. Wave (ha votato 7 questo disco) alle 16:43 del 6 giugno 2009 ha scritto:

dopo un paio d'ascolti consecutivi, sembrerebbe uno dei migliori esempi di revival-new wave usciti quest'anno... lo riascolterò

Mr. Wave (ha votato 7 questo disco) alle 18:48 del 9 giugno 2009 ha scritto:

Confermo le mie prime impressioni: un'opera valida e compiuta. Sicuramente, uno delle migliori opere del filone post-punk revival, dell'anno. Tra suadenti sonorità algide e visioni crepuscolane [voto: 7.5]

REBBY (ha votato 8 questo disco) alle 1:30 del 14 giugno 2009 ha scritto:

Mi unisco anch'io volentieri ai commenti favorevoli quì sotto (ad essere sinceri l'ultima

frase di Angelo è per me troppo ermetica e quindi

non so dire se la condivido o meno). Aggiungo che

la cosa che più mi piace di questa ennesima

proposta revivalista è l'uso che viene fatto delle

tastiere (c'entra forse la produzione?), le quali

donano al mix di citazioni 70/80 una maggiore

"originalità" rispetto ad altri album similari.

Talvolta queste tastiere mi ricordano i primi

Stranglers (e per me non è poco).

loson (ha votato 7 questo disco) alle 2:43 del 14 giugno 2009 ha scritto:

Sì, davvero un bel disco. In pratica è come assistere alla congiunzione fra i My Bloody Valentine gothic degli esordi e quelli incorporei e shoegaze del periodo maggiore, ma le influenze citate dal Targhetta mi sembrano tutte molto calzanti, compreso l'affondo di REBBY sulle tastiere alla Stranglers. Un 7,5 meritatissimo.

NathanAdler77 (ha votato 8 questo disco) alle 23:04 del 11 luglio 2009 ha scritto:

Sorpresona!

Album goth-wave dell'anno, prodotto egregiamente dal signor Portishead Geoff Barrow. Una centrifuga Joy Division-Bauhaus-Jesus & Maria In Catene-MBV che riesce a essere attuale, con personalità, e non una goffa riproduzione dei bei tempi andati. Vuol dire che c'è ancora speranza nel Rock made in Uk, nonostante l'esercito di mezze-seghe che infesta quotidianamente magazines musicali e siti web. Rece che non rende giustizia ai Colori Primari, abbastanza avaro il tre stelline.

lev (ha votato 7 questo disco) alle 22:31 del 16 luglio 2009 ha scritto:

bel dischello, ma il finale di sea within a sea non assomiglia un pò troppo al "decollo" thi the rip dei portishead? comunque non la trovo affato noiosa.

Shoegrezzo (ha votato 7 questo disco) alle 14:21 del 28 settembre 2009 ha scritto:

Buon disco anche se a volte troppo citazionista (il chitarrismo di Kevin Shields a tratti goffamente imitato per citarne una). I The Horrors sono una buona band, tuttavia come troppe formazioni indie soffrono di "sindrome da produzione" (anche se devo ammettere che sono migliorati live).

Shoegrezzo (ha votato 7 questo disco) alle 14:21 del 28 settembre 2009 ha scritto:

Buon disco anche se a volte troppo citazionista (il chitarrismo di Kevin Shields a tratti goffamente imitato per citarne una). I The Horrors sono una buona band, tuttavia come troppe formazioni indie soffrono di "sindrome da produzione" (anche se devo ammettere che sono migliorati live).

Utente non più registrato alle 22:59 del 10 dicembre 2009 ha scritto:

Son d'accordo con la recensione ma per me valgono ancor meno.

Lepo (ha votato 8,5 questo disco) alle 11:22 del 15 marzo 2014 ha scritto:

Io li trovo tra i migliori in circolazione, noto un pò di avarizia generale nei voti (anche su skying), non che la cosa sia di importanza capitale, per carità... Ad ogni modo, loro sono tra i pochi davvero in grado di fondere attitudini e generi differenti, come il garage a là a place to bury strangers e le melodie di certo brit pop, pur mantenendo (almeno in questo album e nel successivo, il primo fa un pò storia a sè) un approccio al sound molto riconoscibile. Riescono pure a infilare grandiose fughe strumentali e che si vuole di più?

ThirdEye (ha votato 9 questo disco) alle 0:26 del 20 febbraio 2015 ha scritto:

L'unico degli Horrors ad essermi davvero piaciuto da capo a piedi. Ma quanto mi è piaciuto però...Un disco che sarebbe potuto benissimo uscire nel 1991, magari sotto Creation...certo. Ma canzoni una più bella dell'altra. Peccato sia stato, almeno per me e col max rispetto, un fuoco di paglia.

Cas (ha votato 8 questo disco) alle 16:28 del 4 agosto 2017 ha scritto:

Uno dei capolavori del rock britannico recente.