Mirrors
Lights and Offerings
Il pop si ciba di se stesso. Quello dell'autoalimentazione è un circuito vizioso, e per scongiurare il rischio di rimanere intrappolati in paradigmi culturali abbondantemente saccheggiati e ormai privi di ogni interesse è necessario tenere costantemente eccitata la valvola dell'estro anche quando cessa l'impulso iniziale.
Non una cosa semplice da mettere in pratica: gli esordienti Mirrors da Brighton ci sono riusciti senza farci gridare al capolavoro (state tranquilli non abbiamo intenzione di farvi sobbalzare dalla poltroncina girevole).
Siamo di fronte ad un altro disco di synth pop, l'ennesimo dopo la inesauribile frenesia eighties revival (benedetta per qualcuno malaugurata per altri) iniziata al biancheggiar dello scorso decennio.
Questa volta però¨ differente, perchè¨ il progetto Mirrors mette sul piatto una luminosa sequela di brani assestati nel punto voluto: quella sottile linea di confine tra modernariato e contemporaneità . Il recupero del passato è il mezzo espressivo e non il fine ultimo.
Come sempre accade, almeno in questi casi, i padri putativi sono i Kraftwerk, nessuno resti di sasso quindi se durante l'ascolto di Ways To An End dovessero materializzarsi le ombre dei Simple Minds e Depeche Mode primi anni '80, o se in Something On Your Mind i tappeti percussivi degli O.M.D. si armonizzassero con le atmosfere minimali di Gary Numan. Le dieci tracce di Lights And Offerings conservano una dignitosa levatura anche nei momenti meno riusciti (Searching In The Wilderness), quando poi la vena creativa raggiunge la fase culminante l'ascoltatore corre addirittura il rischio di spassarsela a ritmo di Fear Of Drowning e Write Through The Night. Difficile anche non farsi coinvolgere dal fascino adamantino di Somewhere Strange: il prosieguo ideale da mixare in coda ad una qualsiasi hit dei New Order, mentre i dieci minuti e mezzo della conclusiva Secrets nascondono, dietro un'apparente leggerezza, una estatica melodia dal crescendo sintetico e impervio.
Come recitava un fine conoscitore dell'arte musicale: la pericolosa onda derivativa può andare a farsi fottere quando i brani sono validi. I Mirrors confezionano un pugno di canzoni capace di toccare il cuore (e la memoria): niente male per un esordio ben oltre i margini fatui del genere.
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