LAura
Il Contrario Dell'Amore
Quando, nellormai lontano 2005, una giovanissima Laura Abela esordì con il curioso Okumuki, per un attimo sembrò che il pop italiano potesse finalmente trovare una dimensione internazionale alternativa a quella della canzone più manifestamente mainstream e delle cantautrici di seconda generazione (Elisa, Giorgia tra le altre): ché il pianoforte lo utilizzava molto anche LAura, ma in un contesto decisamente più teso, contorto e teatrale, un dimenticato show-off da qualche parte fra Tori Amos e Björk. La ragazzina, insomma, era ben altro che una semplice bella presenza: a testimoniarlo, fra le altre cose, lincompreso sophomore Demian col senno del poi, linizio dellinaspettato declino, tra linsistita e deleteria frequentazione dellAriston, un brusco livellamento dimmagine, un riassestamento stilistico su canoni assai più nazionalpopolari (e del tutto mediocri) e unirrilevanza pressoché totale della scarna produzione studio.
A lungo favoleggiato, il terzo lavoro lungo, Il Contrario DellAmore prodotto da quel Simone Bertolotti con cui, nel frattempo, Laura si è sposata e ha messo al mondo un figlio , si propone di essere la tappa della rinascita di un talento indiscusso che era stato dato per perso. LAura riparte con ambizione, cesellando pazientemente un diario di bordo che racconta aspirando allautobiografismo lintrecciarsi delle storie di Mary Jane, Lucy e Lisa, tre donne fuori dal comune diretta emanazione di precise passioni della loro creatrice (rispettivamente Alanis Morrissette, Beatles e Cat Stevens). Un concept o pseudo tale, quindi (il termine non piace alla diretta interessata), che allopulenza tematica affianca una degna controparte musicale. Che il discorso sia ampio ed articolato, daltronde, viene testimoniato dal range di influenze attraverso cui il disco si snoda, toccando varie tappe di rilievo. Interessante e tutto sommato brillante la tripletta iniziale: buono lattacco, con lenergica marcetta brit rock di Another Bad Rainy Day (in evidenza la ritmica e il brioso arrangiamento di fiati), interlocutorio il coloratissimo twee de La Meccanica Del Cuore (migliore la riproposizione inglese Apologize, posta in coda: tuttavia quel ritornello, effettivamente, ricorda ben altro ) ed eccellente il cantato strappato e onomatopeico di Im An Alcoholic (la cosa più vicina a Regina Spektor che sia mai stata prodotta da unartista italiana).
I riferimenti, come si vede, rimangono sempre facilmente individuabili. Ad impressionare, oggi come allora, sono piuttosto le fantastiche capacità interpretative di LAura, capace di tirare fuori il meglio anche dai brani meno interessanti (le evoluzioni vocali nel ritornello de Il Pane E Il Vino riscattano la medietà di un pop rock pianistico à la Elisa). Quando, poi, la scrittura diviene meno regolare e convenzionale, la stoffa della fuoriclasse torna a splendere incontrastata: la fiabesca Portami Via (con il determinante contributo degli archi dello Gnu Quartet) ha quasi il piglio di una sinfonia rachmaninoviana, laddove The Fear si muove su intense coordinate novantiane e la più lunga The Bad Side si avvicina alle torturate introspezioni dellultima Shannon Wright. Il giudizio, se il disco terminasse qui, non potrebbe essere più positivo di così: un vero peccato, invece, che accanto a composizioni superbe se ne accostino altre decisamente sotto tono, come la posticcia Cose Così (una Laura Pausini che canta sopra a LAmore dei Sonohra: ricordi di un vecchio Dopofestival?), lincolore piano rock di Unfair, gli svolazzi sanremesi di LAmore Resta Se Cè Una Fine (comunque dignitosa) e lo swing fuori contesto di What Makes You A Man (ancora rimandi poco equivocabili). Troppa eterogeneità uccide? O il piacere doveva essere ancora mediato, in qualche modo, col dovere (missione compiuta, come certificherebbe lesordio al primo posto dei most sold nella libreria digitale di iTunes)?
Quello che poteva tradursi nel comeback trionfale di una grande artista si riduce, così, ad un buon disco pop dallandamento discontinuo. Risentire allopera LAura è bello indipendentemente dal materiale proposto, ma si può e si deve osare di più. Che la sferza porti buon consiglio.
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