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R Recensione

7/10

Tying Tiffany

Dark Days White Nights

La procace padovana dell’electroclash italiano s’è fatta donna e la sua musica adesso è adulta, essendosi scrollata di dosso quell’aura sbarazzina che aveva impregnato “Undercover” e “Brain For Breakfast” in pezzi come “LCD Soundsystem Is Playing At My House” o “Pazza”. E, dopo l’anonimo “Peoples Temple”, è la volta di “Dark Days White Nights”, un lavoro stilisticamente omogeneo perché piuttosto dark, con poche licenze alle inflessioni pop, anche se Tying Tiffany ha ultimamente ascoltato un suo brano (“Storycide”) in una puntata del celeberrimo telefilm “CSI: Las Vegas” ed un altro (“Drownin”) nella colonna sonora dell’altrettanto noto videogioco “FIFA 12”. In merito a questo nuovo album la critica ha conosciuto posizioni contrastate, giudicandolo un disco che non sa né di carne né di pesce, con l’aggravante, per la nostra Tiffany, di aver abbandonato quella vena psicotica che l’aveva resa unica nel panorama electro italiano. Per correttezza bisognerebbe anzi menzionare un’altra cattiva ragazza del nostro underground che, assieme alla prima Tying Tiffany, rese maniacale il sound elettronico, ovvero Miss Violetta Beauregarde.

Dark Days White Nights” parte già da una contraddizione cromatica: solitamente il bianco della luce si associa al giorno mentre il nero delle tenebre alla notte. Tying Tiffany capovolge il ritmo della natura e il suo disco si fa scuro e cadenzato, ma anche luminoso e travolgente. “New Colony” apre le danze in un turbine di batterie da marcia militare con chitarre solo accennate e un cantato che pare più una declamazione di versi. “Dark Day” si presenta poi veloce e aggraziata, con il solito tocco noir a rendere la struttura melodica di pads e synths molto ben plasmata. L’omogeneità sonora continua anche con la già citata “Drownin”, con gli stessi filtri sulla voce e con le stesse chitarre allargate; il vecchio marchio di fabbrica di Tying Tiffany sembra qui effettivamente svanito, non c’è più spazio per le beghe adolescenziali o per la sguaiatezza delle sue grida: tutto è perfettamente equalizzato, messo in riga, ogni FX è bilanciato, ogni strofa è seguita passo passo dalla musica grondante fumo e acidità. A voler essere ultramoderni, con “Sinistral” la bella veneta confeziona il pezzo lento, quello che dovrebbe mostrarci il lato sentimentale e femminino, ma anche qui il piglio industrial è piuttosto evidente, rendendo la ballata un’altra esplosione di sonorità corrosive. “She Never Dies” torna alle origine hardcore, essendo una traccia molto veloce in termini di BPM e utilizzando le ripartenze tipiche del punk di Jo Squillo Eletrix. Poca elettronica e molto rock in “Universe”, pezzo piuttosto amaro dell’intero “Dark Days White Nights”; è poi la volta di “Unleashed” dove il lato danzereccio di Tying Tiffany si rifà vivo per un attimo, in cui l’amalgama di kicks e guitars, accoppiato alle vocals, rende l’episodio molto coinvolgente e godibile. Bellissima “5 AM”, un brano introspettivo e buio, con una perfetta scelta di suoni e compressione, in cui la voce si fa flebile e sensuale, ricordando la Alison Goldfrapp di “Felt Mountain”. Gli ultimi episodi del disco sono “Lepers Of The Sun” e “White Night”, la prima di depechiana memoria, fortemente new wave, e la seconda ancora una volta gotica, con una meravigliosa scelta di tempo fra drums e cambi di scala armonica, con un finale ambient che rischiara il fondo della notte per cedere all’alba un nuovo giorno.

In “Dark Days White Nights”, disco complessivamente seducente, Tying Tiffany non si è ammazzata di lavoro ma ha capito che col minimo sforzo può confezionare un buon prodotto discografico. E ciò avviene sempre e solo in presenza di un innato talento.

V Voti

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