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R Recensione

6,5/10

Talvihorros

And It Was So

Le frequenze disturbate che attraversano lo spazio cerebrale del giovane compositore e chitarrista scozzese Ben Chatwin sono in qualche modo in sintonia con le vibrazioni delle alte sfere celesti. Con lo pseudonimo di Talvihorros (oggi al quarto album), Chatwin costruisce il suo elettronico tappeto volante a partire dagli insegnamenti di autentici “Grandi Maestri” come Popul Vuh, Tangerine Dream, Cluster e Klaus Schulze ma anche di profeti contemporanei come Stars Of The Lid, Time Hecker e Hammock, alternando alle lezioni di tecnologia quelle di esoterismo.

Una volta saliti sul magico tappeto, il viaggio prende le sembianze di una esperienza extracorporea dell'anima che, in una lenta ascesa, girovaga per gli anfratti più remoti dell'universo con una coscienza ancora sufficientemente umana per rimanere frastornata dai luminosi panorami che la avvolgono. Tutto ciò, in musica, si traduce in una sinestesia ambient intrisa di kosmische musik, altamente influenzata da campi elettromagnetici, da venti solari, da riverberi dronici che consentono alla sua forma di mantenersi mutevole, rifuggendo ogni stasi, ogni sintetica descrizione sonora.

La trama dell'arte di Ben Chatwin è spessa e i vividi colori impregnano le location in cui si svolge questa missione spaziale, trasfigurandole in qualcosa d'altro rispetto alla loro natura iniziale. Il quadro d’insieme ricorda da vicino l’ideologia musicale messa in pratica da Tim Hecker e da Thisquietarmy (compagno di scuderia di Talvihorros).

Denovali conferma la sua capacità di appaiare generi anche completamente distanti fra loro, unendoli tuttavia con un rovente filo rosso in grado di travalicare appartenenze e aspettative, generando quello strano paradosso in grado di dare continuità di significato e coerenza espressiva  anche a linguaggi provenienti da mondi lontanissimi. In tal senso Talvihorros, seppur agendo in un territorio siderale nel quale altri si sono già magistralmente cimentati, costituisce per la label tedesca il perfetto esempio di musicista abile nel costruire la sua identità in qualche luogo sospeso fra silenzio e rumore, tra pace e caos, laddove luce e oscurità si rincorrono in una danza che sembra un combattimento.

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