Keaton Henson
Birthdays
Keaton Henson: nel riferirci al ventiquattrenne londinese, solo una manciata di mesi fa, su queste pagine si scriveva di solitudine, catastrofe privata, personalità schizoide, attacchi di panico. Cantautorato folk intimo, disperato. La prima parte di Birthdays, nella sua essenzialità di strutture allosso, non scosta di un centimetro il tratto peculiare del nostro: ne enfatizza, se possibile, ancor più lintensità e la portata emotiva. In questo senso, Keaton ci consegna fin da subito una manciata di pezzi in continuità: la modulazione insieme angelica e straziante di Teach Me ("mold me to the man that I should be/ but don't consider that man to be free"), la ricorsività essenziale, gracile di 10am Gare du Nord ("please dont hurt me/I am the fragile one), larpeggio mite e avvolgente di Lying To You.
Ma poi eccoli, in ordine: un rullante esile a sostenere il bending sussurrato di The Best Today; la deflagrazione e il muro (alt) rock che non ti aspetti. Giunge dissonante, fragore denso, in Dont Swim.
Laddove in Dear il solo moto ribelle si esprimeva in qualche accenno nello stile tensivo delle sei corde (ad esempio, in un capolavoro come You Dont Know How Lucky You Are) in questo sophomore vi è più duna occasione per lasciarsi andare, varcando le soglie di un escapismo radicale. Sì, totalmente, in Kronos - ma con risultati discutibili; in modo seducente, invero, nel banjo, nell'elettricità e nel martellio dell'inno Beekeeper". Questa parziale nuova veste, suggerita e prodotta da Joe Chiccarelli (The White Stripes, The Shins, The Strokes), è stata accompagnata dal trasferimento di Henson ad Hollywood per la registrazione dellalbum. Si legge di un ragazzo terrorizzato dall'esperienza, il quale ha dovuto ricreare la stessa atmosfera della sua casa londinese per non crollare; ma che ha avuto sopratutto l'occasione di confrontarsi e collaborare con artisti come Tyler Ramsey (Band of Horses), Sune Rose Wagner (The Raveonettes) e Matt Chamberlain (in passato collaboratore, tra gli altri, di Tori Amos e Pearl Jam).
Il risultato è un album sì dal sound maggiormente sfaccettato (anche fisico, com'è stato detto) ma il quale perde di molto in sostanza e in efficacia emozionale rispetto a "Dear...". In questo senso, l'esordio pareva inattaccabile.
Ultimo elemento di novità è lutilizzo del piano, proprio in coda al disco, quale scheletro della ballata In the Morning. Non con le stesse caratteristiche canore e le stessa dinamiche, ma per intensità vicino allepica essenziale di Perfume Genius. Apertura epica che sfocia nondimeno dalla trama minima, e nel riverbero di Sweetheart, What Have You Done to Us (già titolo dell'EP, rilasciato a novembre, ad anticipare l'uscita del nuovo disco).
Un talento puro (perché incontaminato, anche patologico) Keaton Henson; e che non vorremmo fosse intaccato eccessivamente, come in parte accade in questo "Birthdays".
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