David Bowie
Live Santa Monica '72
"Dont go near him, dont shake hands with him, David Bowie doesnt like to be touched/non ti avvicinare a lui, non stringergli la mano, a David Bowie non piace essere toccato".
Con queste parole, mentre si apprestava a farne la conoscenza, il promoter dei concerti losangelini di Bowie venne freddato dalla security del biondino inglese.
Al contrario del clamore sviluppatosi in Europa e Giappone, alla fine del 72 negli Stati Uniti David Bowie è ancora un oggetto di culto per "intenditori", contribuirà anche questo tour ad ampliarne la fama, in particolar modo lo show del 20 ottobre 1972 al Civic Auditorium di Santa Monica, registrato per un broadcast radiofonico -in vinile uno dei bootleg più famosi di Bowie- uscito oltre una dozzina di anni fa in via semi-ufficiale (pessima la distribuzione), ha oggi la sua consacrazione definitiva nella release per la EMI, lussuoso il packaging, leggermente più dinamica la resa sonora anche se le imperfezioni di un broadcast radiofonico anni70 sono indelebili.
"E migliore il live Santa Monica '72 o il live Motion Picture 73?", è questa lirresoluta domanda che si pongono da sempre i seguaci Bowiani, due concerti per certi versi speculari, quindi sicuramente paragonabili, con il secondo ad accentuare laspetto teatrale -sia visivo che concettuale- da sempre caro al musicista londinese, mentre lo show oggetto di questa recensione ha nellimmediatezza e nella frenetica veemenza le sue peculiarità. Evirato, sicuramente per problemi di copyright, della nobile intro "Ode alla gioia" tratta dalla nona sinfonia di Beethoven, il cd si apre con una coppia di brani dalla presa istantanea: Hang On To Yourself e Ziggy Stardust sono una dichiarazione dintenti degli Spiders from Mars capitanati dal chitarrista Mick Ronson, con una sezione ritmica di impostazione più hard rock che glam, composta da Trevor Bolder al basso e Woody Woodmansey alla batteria. Con Changes e Life On Mars? affiora la versatile vena compositiva di Bowie e si possono apprezzare gli interventi pianistici dellunico musicista aggiunto, il prezioso Mike Garson; ritrovare le liriche immaginifiche -molto probabilmente ispirate dalle letture di Nietzsche- della rockeggiante The Supermen, è una inaspettata quanto gradita sorpresa estratta dallalbum The Man Who Sold The World, mentre la splendida Five Years, seppur sgualcita da cori finali "fuori chiave", conduce al mini-set acustico: Space Oddity, Andy Warhol e My Death (omaggio a Jacques Brel e Scott Walker).
Il Live Santa Monica 72 coglie Bowie in un momento cruciale della sua carriera, gran voglia di imporsi e piena consapevolezza dei propri mezzi trasudano ovunque nelle diciassette tracce del cd, la seconda metà dello show è un susseguirsi di torrido rocknroll della miglior specie, la lunghissima The Width Of A Circle, con la Gibson di Ronson a spadroneggiare tra continui cambi di tempo, brano fortemente influenzato dalla giovanilistica passione di Bowie per i Cream, di seguito la schizofrenia zeppa di rossetto che tanto farà inorridire i "parrucconi" : Queen Bitch.
Senza sosta ed introdotto con un "this is the song written by Ziggy" uno dei brani in assoluto (ed a ragione) più amati dai fan : Moonage Daydream, vero e proprio sogno ad occhi aperti dellera lunare, John, Im Only Dancing è il nuovissimo singolo in heavy rotation da qualche settimana, mentre limmancabile omaggio ai Velvet Underground è qui rappresentato da una convincente Waiting For The Man, seguita da un brano inedito una sugosa anteprima: The Jean Genie, finirà nel successivo album Aladdin Sane e raggiungerà la vetta delle charts dei singoli. Il finale affidato a Suffragette City con Bowie che si perde invertendo lordine delle prime strofe, lencore è RocknRoll Suicide, epopea agrodolce di inebriante irruenza, le strofe finali, urlate nel microfono con grande passione, trascinano i tremila del Civic Auditorium al massimo livello di eccitazione, è questo il momento giusto per sparire dietro le quinte, e Bowie lo sa bene. E' la fine, si replicherà la sera seguente.
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