R Recensione

8/10

Mi Ami

Watersports

Bisogna farsene una ragione. Non sempre si raccoglie proporzionalmente a quanto si è seminato. Pensate alla Touch & Go, ad esempio. Etichetta storica (e con un catalogo invidiabile) che ha appena chiuso bottega, o quasi. Un segno dei tempi, dicono. Sarà, ma ad osservare le ultime pubblicazioni dell’etichetta statunitense il rammarico è enorme: i figliocci di Pitchfork Crystal Antlers (gente di cui sentiremo parlare a lungo), i promettenti Sholi e questi Mi Ami, prodotto Quarterstick per il quale la Touch & Go si adopera nel nuovo ruolo di distributore/cassa di risonanza.  

Non proprio dei novellini i Mi Ami, che nascono dal sodalizio tra il batterista Damon Palermo e gli ex-Black Eyes Daniel Martin-McCormick e Jacob Long. E proprio dalle sonorità dalla band di provenienza prende il via questo nuovo progetto: post punk sferzato no-wave; asciutto, violento e cieco. Ma c’è del nuovo: abbandonati alcuni tratti caratteristici  dei Black Eyes e del genere cui facevano esplicito riferimento (l’uso del sax, qui praticamente abbandonato, così come certi riferimenti noise), i Mi Ami puntano dritti verso sonorità punk funk, interamente basate su contrapposizioni diametrali illustrate dalla dicotomia bianco (punk) / nero (funk).   

In quest’ottica devono leggersi la lotta intestina tra il basso dub e la sezione ritmica afro-beat da una parte e la voce lacerata e nervosa sorretta da chitarre ruvide dall’altra (“Echononecho” improbabile quanto efficace punto d’incontro tra il Pop Group e Fela Kuti); così come la danza tribale squassata dal muro chitarre di “The Man in Your House” o il debordante assalto post-punk della programmatica “New Guitar”, che sul finale si trasforma in un trascinante (e, perché no, ballabile) funk bianco. Colonna portante nell’estetica sonora del trio di San Francisco è sicuramente il ritmo: non solo quello afro-funk di cui si è già detto, ma anche quello più marcatamente math-rock e percussivo di “Pressure”, brano in cui si mette in evidenza l’isterica interpretazione vocale di un Martin-McCormick in evidente stato di grazia.

Feroci, selvaggi e fuori controllo come i migliori Liars, caotici come i Black Dice e martellanti come i primi Rapture. Una combinazione talmente devastante da spedire “Watersports” dritto tra i migliori dischi di questo girone d’andata 2009.  

Anche perché il tutto è pervaso, in maniera sinistra e sottilmente terrificante, da un senso generale tanto vicino al free-jazz degli anni '60 come alla disco music, al punto da riportare alla mente le prime irrispettose incursioni dell’uomo bianco nella savana africana, quando, armato di telecamera e fucile di precisione, rompeva il naturale fluire delle abitudini locali scorrazzando rumorosamente e con invadenza tra antichi villaggi abitati da sguardi fieri e pacifici. Quello strappo culturale violento e sconvolgente che abbiamo conosciuto guardando “Cannibal Holocaust”. Per intenderci, se la world music è la colonna sonora di Quark, i Mi Ami sembrano la sonorizzazione degli “Shockumentaries” di Jacopetti e Prosperi.

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Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 8 voti.

C Commenti

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Cas (ha votato 8 questo disco) alle 9:25 del 3 giugno 2009 ha scritto:

Ottimo disco, non lascia un attimo di tregua!

Alessandro Pascale (ha votato 8 questo disco) alle 10:45 del 3 giugno 2009 ha scritto:

questi sembrano usciti direttamente da un capitolo del "post-Punk" di Reynolds. Spettacolari davvero! Bravo Codias per la scelta del soggetto e la realizzazione della rece

Ivor the engine driver alle 10:59 del 3 giugno 2009 ha scritto:

visti dal vivo un mesetto fa; batteria e basso divertentissimi, chitarrista scalzo che urlava da prendere un po' a calci nel suo bel culetto fighetto. Però belli compatti, niente da dire. Unico appunto il fatto che sta roba ha un po' scassato la minchia, non loro in particolare, quanto tutto il rifarsi a postpunkfunkpunkdiopunk

Ivor the engine driver alle 11:00 del 3 giugno 2009 ha scritto:

ah e simpatici gli Sholi, anche se devo ancora capire come e quando ascoltarli, l'ultima volta mi han fatto venire il mal di testa, ma mi yhan lasciato cmq l'impressione di un gruppo con delle belle prospettive

Mr. Cigarette Butt (ha votato 7 questo disco) alle 17:27 del 3 giugno 2009 ha scritto:

Beh che dire?il fatto che la touch&go sta sparendo mette davvero tristezza..però come sempre non lascia delusi: quest'album non sarà la loro migliore uscita,ma sicuramente è tra i migliori dischi del 2009,ce ne fossero di gruppi così.L'influenza dei "Black Eyes" è forte,ma trovo che i pezzi siano troppo lunghi,tra tutti la mia preferita è new guitar..in più occasioni emanano vaghi ricordi degli ormai lontani tempi di band come "nation of ulysses",meno esagitati!ma nell'insieme non sono male..

target alle 16:33 del 12 giugno 2009 ha scritto:

Marò, qui dentro c'è una quantità di isterismo da delirarci sopra. Le basi mi piacciono, l'esperimento di crossover postpunketnico pure, ma l'urlato no no.