Warpaint
The Fool
Curioso come oggi un certo tipo di revival post-punk macchiato di tenui tinte narcotiche e dreamy sia appannaggio quasi esclusivo di band al femminile. Le Organ, ahinoi, sono cosa del passato. Ma gruppi come Effi Briest o artisti come Zola Jesus è ora che stanno calando le proprie carte. Le Warpaint si inseriscono in questo scenario, con un disco non ricchissimo (nove pezzi, non tutti all’altezza) ma interessante, e capace di mollare almeno 3-4 episodi da favola.
Pur se pochini, i pezzi sono mediamente piuttosto lunghi, e tendono a serpeggiare in modo ondivago e liquido, fra continue pieghe strumentali che fagocitano le melodie e incroci vocali sfatti, di un’inquietudine lieve, tenuta in sospeso. “Undertow” (delizia) è assieme una ballad indie-sognante e un ipnotico incanto tra le Raincoats di “Odyshape” e una PJ Harvey sottacqua, mentre i primi due pezzi esibiscono più sfacciatamente le ascendenze wave '80, soprattutto nei suoni ombrosi delle chitarre. La voce di Emily Kokal rischiara i meandri più foschi, ma i tessuti di basso e chitarra sudano Cure e Joy Division fino al midollo, ricacciando tutto negli angoli scuri. “Warpaint”, allora, è un pezzo post-punk felicemente fuori tempo massimo (e qui i contatti con le Effi Briest sono davvero enormi).
Meno (pro)fondo, ma nel complesso anche meno efficace, il resto del disco, dove a spiccare sono gli episodi più canonici: “Shadows” e “Baby”, con le loro venature di acustica e gli echi spettrali, sono ballate di amore/morte capaci di inquietare più che di sedurre. Ma fanno centro proprio per questo, come la conclusiva “Lissie’s Heart Murmur”, innerita da un piano in minore pieno di autunni. Altrove, semplicemente, il minutaggio eccessivo è segnale di traccheggiamenti a centrocampo, e non si sfonda (“Composure”, “Majesty”).
Un’altra caratteristica curiosamente comune a queste band al femminile è di durare poco o di dover subire, in ogni caso, sfiancanti e deleteri cambi di formazione. Le Warpaint esistono dal 2004, e, nonostante turn-over piuttosto diffusi, sembrano voler affrontare con più cautela pitchforkamenti e celebrazioni varie. Ecco, c’è da sperare che durino, perché la sensazione è che possano andare oltre (e più in alto) di questo già notevole esordio.
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