R Recensione

7/10

Scout Niblett

This Fool Can Now Die

Si fa un gran parlare in giro di donne forti e suadenti (musicalemente beninteso) come PJ Harvey, Cat Power e Shannon Wright, punte di diamante della scena songwriter femminile a cavallo tra gli anni ’90 e i ’00. Poco invece si parla di altre eccezionali personalità femminili come Rosie Thomas, Keren Ann, Chris Bathgate e l’ormai navigata Scout Niblett, giunta senza fallo (pur tra alti e bassi) al quarto album in studio.

Forse la Niblett sconta il fatto di suonare troppo simile alle “maestre” PJ Harvey e Cat Power che l’hanno preceduta, assorbendo dalla prima la rabbia grunge degli esordi e dalla seconda la capacità di creare soffici melodie stese su pochi scarni accordi di chitarra.

Se è vero che le somiglianze saltano spesso fuori bisogna anche dare atto che nell’arco di una carriera ormai più che avviata Scout merita ormai di essere considerata come un’artista autonoma e matura, che però non riesce ad affermarsi definitivamente con un disco-gioiello. La Niblett infatti ha sempre scritto pezzi bellissimi fin dagli esordi di Sweet heart fever ma il suo grosso problema è sempre stato la discontinuità, difetto che purtroppo si continua a notare anche in This fool can die now.

Forse il problema sta nella durata eccessiva (un’ora) ma l’opera nel suo complesso non appare del tutto equilibrata, dando adito a qualche momento un pò inconcludente in brani fin troppo convenzionali e mediocri come Do you wanna be buried with my people, River of no return (questi due in duetto con Bonnie Prince Billy), Elizabeth (Black hearted queen) e Dinosaur egg. Canzoni che seppur di discreta eleganza soffrono di eccessiva lentezza e scarsezza d’idee e soprattutto non riescono a colpire al cuore, cosa che invece riescono a fare in pieno gli altri due duetti con Billy: Comfort you e Kiss. Il primo è una intensa cover di Van Morrison mentre la seconda è la canzone migliore del disco: chitarra elettrica essenziale da sottofondo per gli splendidi acuti della coppia poi crescendo sonoro con l’ingresso in sequenza di batteria e archi ad accompagnare un duetto folk-soul da incorniciare.

Il resto del disco appare all’altezza della situzione e suona abbastanza vario: notevoli i brani grunge vecchia maniera, talora di grande potenza espressiva alla Babes in Toyland (Let thine heart be warned), talaltra facendo gridare alla miracolosa resurrezione dello spirito grintoso e disperato di Kurt Cobain (Your last chariot). Tra i nudi riverberi elettrici che spingono l’oscura e inquietante Nevada e il cantato disperato e nevrotico di Baby Emma si nota Yummy, una ballata alt-folk superiore alle altre per arrangiamento e qualità compositiva e soprattutto si stravede per Hide and Seek, divisa tra una prima parte di tonalità epiche da cantastorie antico e una seconda in cui trionfa un violento grunge low-fi. Forse il brano che racchiude meglio la natura bipolare della Niblett, che chiude dolcemente il disco con una emozionante escursione al pianoforte (Fishes and honey). Nonostante tutto forse siamo di fronte al disco migliore di Scout Niblett. E Kiss vale da sola l’ascolto dell’intera opera.

V Voti

Voto degli utenti: 6,3/10 in media su 3 voti.
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Cas 5/10

C Commenti

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Cas (ha votato 5 questo disco) alle 11:07 del 11 gennaio 2008 ha scritto:

mmm...non mi è piaciuto, l'ho trovato fin troppo inconcludente, con quei duetti imbarazzanti poi.... e poi trovo molto sgradevole la voce, che spesso abusa della definizione di "voce nevrotica" per stonare in tutta tranquillità.

Lezabeth Scott alle 18:04 del 11 gennaio 2008 ha scritto:

Promessa mancata

L'unico disco che mi hanno fatto ascoltare e non ricordo neanche il titolo, era roba da addormentarsi in piedi, vestite e tutto. Questo lo boccio sulla fiducia.

fabfabfab (ha votato 7 questo disco) alle 17:38 del 18 luglio 2008 ha scritto:

"E Kiss vale da sola l誕scolto dell段ntera opera."

... bravo, che di Will Oldham ce ne uno solo ...