R Recensione

9/10

The Cramps

Songs The Lord Taught Us

Nati intorno alla  metà degli anni ’70, I Cramps costituiscono un altro tipico esempio di come si possono interpretare i generi tradizionali, rock n’ roll, rockabilly e blues in primis, in maniera assolutamente innovativa ed originale. Il gruppo, le cui fondamenta sono costituite dalla coppia, in tutti i sensi, Lux Interior e Poison Ivy, scava a fondo nelle viscere del rock n’ roll e nelle sfumature del blues del delta più marcio e putrido ponendo questi generi come base costitutiva ed estetica della propria musica. Da sottolineare come questi ultimi non vengono assolutamente collocati in un ottica di tipo tradizionale o in un contesto di semplice riproposizione derivativa ma, al contrario, vengono invece reinterpretati, utilizzati, in chiave punk e new wave, nella creazione di un formato musicale che sarà definito poi “voodoobilly”.

Si capisce quindi che i Cramps operano una vera e propria azione rivoluzionaria in merito a certa tradizione la quale porta ad un risultato musicale ultimo originale ed innovativo. Una rielaborazione quindi costruttiva ed importante in quanto capace di evoluzione.

Songs The Lord Taught Us si presenta da subito come un concentrato musicale tribaloide e dannato, con una pluralità di spunti ritualistici e sessualmente orgiastici in un ottica dissacrante e, a tratti, umoristica. E questa risulta essere senz’altro una differenza rispetto al gruppo di Pierce, assolutamente privo di quella componente umoristica per dar spazio invece ad un autentico mal di vivere in una forma musicale cupa e oscura.

La dimensione di affinità tra i due gruppi e semmai avvertibile nell’atteggiamento di reinterpretazione in ottica moderna, con le dovute differenze di personalità, dei generi tradizionali, country e blues nei Gun Club, rock n’ roll, blues nei Cramps, con un piglio decisamente maligno.

Nella composizione dell’album sono presenti alcune cover rivisitate secondo lo spirito, convulso ed epilettico, che è proprio del gruppo. Sunglasses After Dark, così come Strychnine (dei The Sonics) si pongono con prepotenza come un concentrato di blues – a – billy feroce e irriverente dove la voce di Lux Interior si esprime in tutta la sua bestialità ricordando in alcuni frangenti l’oltraggio demoniaco di Iggy Stooge. Tv Set  inizia con una percussività martellante che ricorda l’incedere dei tamburi  nell’inizio di una cerimonia voodoo. Il brano prosegue poi in una forma musicale assolutamente delirante, vertiginosa e umoristica dove il cantato si distingue per il suo essere protagonisticamente schizoide e allucinato.

Zombie Dance, significativa fin dal titolo, è a tutti gli effetti una danza macabra e necrofila per dannati senza speranza, reietti che brancolano senza meta alle prime luci dell’alba.

Rock on The Moon risulta essere un sfrenato e travolgente voodoobilly nel quale trovano valvola di sfogo un esaltante sessualità e una carica veemente e indemoniata.

I Was A Teenage Werewolf costituisce un altro affresco ipnotico e selvaggio contrassegnato dai rintocchi della chitarra, funebri, maligni e sensualmente perversi. The Mad Daddy è un selvaggio rock – a – billy invasato e scosso da vocalismi singhiozzanti ed epilettici in un contesto di eccitazione livida e sfrenata.

What’s Behind The Mask si mantiene sulle coordinate musicali e sonore esposte, con una cadenza ritmica dall’incedere “cattivo” e un percussionismo tribale esagitato e convulso, mentre Fever presenta un andatura più sinistra del solito nella quale la voce di Interior è accompagnata da una base musicale lenta e malignamente ritualistica.

Per quanto concerne l’aspetto concettuale possiamo sostenere come la musica dei Cramps indaga fondamentalmente determinati  aspetti  che è possibile ricondurre a due dimensioni, quella dell’”horror” parodistico e quella sessuale. Da precisare che l”horror” dei Cramps non è certo da intendere in una accezione superficiale/immediata ma è in realtà uno strumento, una maschera da loro utilizzata che rappresenta, in chiave metaforica e soprattutto in questo loro primo lavoro, l’aspetto più underground della società moderna, piena di alienazione e follia nonché di pulsioni, anche sessuali, represse. In questo contesto la loro musica si pone quindi come un inno alla liberazione degli impulsi e degli istinti primordiali che sono insiti nell’uomo.  E in questo propongono infatti una musica che si rifà ampiamente anche nei suoni così come nei timbri ad una dimensione “primitiva”, tribale, ritualistica, selvaggia e sfrenata.

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Voto degli utenti: 8,5/10 in media su 16 voti.
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Cas 9/10
bart 6/10
Emiliano 10/10
REBBY 7,5/10
ThirdEye 10/10
loson 9/10

C Commenti

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Mr. Wave (ha votato 9 questo disco) alle 10:44 del 14 aprile 2009 ha scritto:

Un 'must' a cavallo tra il periodo punk e il periodo new wave: il canto invasato e convulso di Lux Interior, le chitarre ostili e pungenti di Poison Ivy e il ritmo ovattato ed uniforme della batteria di Nick Knox, sanciscono un'opera irrinunciabile, che rimescola gli stilemi e le ' massime' del rock'n’roll Cinquantiano, portando alla luce un 'rockabilly' spigoloso ed ossuto devoto alle radici ma attitudinalmente punk, che sarà coniato dalla stessa band con due nuovi costrutto linguistici; 'psychobilly' o 'voodoobilly', a manifestare appunto, un rockabilly atipico e particolarmente alienato. Complimenti per la stesura della rece- Samuele Ottimo lavoro.

SamJack, autore, alle 13:07 del 14 aprile 2009 ha scritto:

...Grazie Angelo...d'accordissimo con te quando parli di opera irrinunciabile..... : )

bart (ha votato 6 questo disco) alle 16:49 del 30 aprile 2010 ha scritto:

Apparte la voce di Lux Interior, a me sembra un disco di normale rock'n'roll.

Hexenductionhour (ha votato 7 questo disco) alle 22:58 del 21 gennaio 2011 ha scritto:

bel disco di Rockabilly malato,ma niente che fa gridare al capolavoro.

Illuminato_Savio (ha votato 8 questo disco) alle 22:27 del 17 gennaio 2012 ha scritto:

Bella rece i miei complimenti + gran disco

xD grande disco, devo dire che ho riso più volte tra un brano e l'altro, tutto quanto mi sa di tremendamente trash, e strano, urticante ma piacevole.

Hanno quel qualcosa di tribale è vero, canti allucinati e la Gretsch di Poison Ivy suona cattiva e come una gran bastarda

ThirdEye (ha votato 10 questo disco) alle 21:44 del 18 dicembre 2012 ha scritto:

Un capolavoro, ed uno dei più grandi dischi della storia del Rn'R. Cos' altro dire?

loson (ha votato 9 questo disco) alle 21:48 del 18 dicembre 2012 ha scritto:

Probabilmente fra i cinque/dieci gruppi rock più grandi di sempre. Poison Ivy chitarrista primitiva e sublime. Non si parlerà mai abbastanza di loro.