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R Recensione

6,5/10

ROTLA

Trasmissioni

Chi di musiche indefinibili e inafferrabili ferisce, di musiche indefinibili e inafferrabili perisce, o del girare come una trottola per la terra di nessuno della controcultura underground tricolore e ritrovarsi elegantemente al punto di partenza. Protagonista della puntata di oggi è nome assai noto non solo nell’ambito del producing capitolino ma, più in generale, come vessillo dell’italianità all’estero: parliamo di Mario Pierro, ex componente di Jollymusic assieme al capo di Edizioni Mondo Francesco De Bellis (oggi maggiormente conosciuto con lo pseudonimo di L.U.C.A.) e proprietario della ragione sociale ROTLA (contrazione del monicker Raiders Of The Lost ARP, usato nel recente passato), attiva sin dal 12” “Electric City Phunk” (Plasmek, 2001). Non esattamente quel che si dice un novellino, insomma. L’occasione per (ri)parlarne è però ugualmente ghiotta perché, a distanza di ben undici anni dal doppio LP “Tema5”, “Trasmissioni” segna il ritorno di ROTLA al formato lungo, ampiamente trascurato nell’ultimo decennio in favore di lavori brevi (perlopiù 10” e 12”) rilasciati in singolo o in tandem. Di più: l’iconografia di riferimento, da qualche parte tra le misconosciute istanze elettroniche della library sommersa degli anni ’70 (il Valerio Mattioli di Superonda citerebbe Amedeo Tommasi, Zanagoria, Romolo Grano…) e il balearic sound, acquista ulteriore fascino alla luce dei recenti exploit di abili (sc)avengers come Nu Guinea e Filippo Diana.

Trasmissioni” si apre con una composizione che è autentico manifesto del modus operandi di “questo” ROTLA: “Progressi Della Scienza” ha la forma e la consistenza di un jingle televisivo degli anni che furono, un trionfo di razionalisti bleep minimal intervallati da distorsioni chitarristiche alla maniera di una “One Of These Days”. A seguire, a stretto giro di posta, uno dei brani migliori del disco, una “Telemusic” i cui flutti prog-spacey si gonfiano e infrangono sul bordo di un funk sintetico per basso e Roland (presa in coppia con la goduriosa “Waves”, chissà l’effetto in pista). Il concept lascia a Pierro ampia discrezionalità nel merito e nel metodo, così che ben presto “Trasmissioni” si trasforma quasi in un parco giochi tematico, un cantiere di memorie e di loro manomissioni contemporanee: ci sono gli estatici riverberi chitarristici di “Guitar Theme” (riemerge qui, carsicamente, il vecchio filo conduttore della creazione, già affrontato nell’EP “Laguna” del 2014), le percussioni che rotolano sulle sciabolate acide di “Delta Sound”, la generosa e policroma disco di “Nightlife”, le decorazioni di Hammond che si fanno strada nell’ovattata synth-wave di “Studio Ritmico” e gli avvolgenti strati di suono di “Effetto Notte” (tra inudibili arpeggi di chitarra, modulari e lontani simulacri di ottoni crepuscolari).

Quello che ROTLA aggiunge in eterogeneità e stratificazione, tuttavia, sembra perdere in fluidità. Diretta conseguenza è che l’esperienza di ascolto non spicca per economia e che “Trasmissioni” risulta più godibile se assunto in piccole dosi. Problematici, in particolare, un paio di snodi critici, buoni nell’ideazione ma non altrettanto nella realizzazione: le interferenze astratte da soundtrack sci-fi che increspano il monotono bordone di “Effetto Neve” non proiettano sufficiente dinamismo sulla struttura risultante, mentre la conclusiva “Timing” sembra girare indefinitamente attorno al proprio asse senza raggiungere un definitivo punto d’arrivo. È, paradossalmente, l’ambizioso tentativo di costruire un carosello musicale a tutto tondo, di tenere assieme troppe cose in uno spazio ristretto (che si prende comunque i suoi tempi: cinquanta minuti non sono pochi, anche se la versione in vinile è più breve) a ridimensionare progressivamente i primi entusiasmi: qualche sforbiciata sarebbe bastata a riequilibrare l’insieme.

Esperimento da conoscere, di cui parlare, da ascoltare con la giusta predisposizione.

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