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R Recensione

6/10

Pan & Me

Paal

Il primo lavoro solista di Christophe Mevel dei Dale Cooper Quartet, avviene sotto il moniker di Pan & Me e prende momentaneamente le distanze dall’avant-jazz, prediligendo una dimensione sperimentale più minimale. L’approccio resta molto aperto e capace di innestare coerentemente drone, ambient, contemporanea, field recordings: l’attenzione al dettaglio sembra essere stata la priorità che Mevel deve posto in cima al suo piano di lavoro. Fra i riferimenti si possono intravedere Fennesz, Max Richter, Clint Mansell, Tim Hecker, anche se questi appaiono più che altro nella veste di fugaci fantasmi. The Lighthouse At Two Lights evidenzia subito questo accorto scrutare in un’aria spessa attraversata da cariche elettriche disposte come in una ragnatela invisibile: ogni movimento produce effetti consequenziali, ripercuotendosi sull’intera massa. Con Unalaska è una melanconica e astratta melodia di piano a far respirare l’anima prima del ritorno alla rarefazione con The Everlasting Fog, brano pregno di oscura ispirazione e disseminato di clangori e rintocchi di post-jazz. Bush Leaf Dreaming è invece un lungo excursus in questo concetto di rumorismo minimale, frutto di campionamenti “dal vero” e di elaborazioni “dietro le quinte”: permane sempre almeno un elemento (in questo caso il piano) che consente di effondere, seppur in maniera estremamente parca, una melodia, anche se mai protesa a far sollevare le nebbie e la trepidazione che fra queste alberga. Il vertice dell’opus è certamente 53° 18' N 167°52' W tra le cui pieghe si addensano in modo compiuto tutte le prospettive dell’arte di Christophe Mevel: trame elettroniche avvolgono archi, synth, disturbi, campionamenti, rivelando alfine quel vago senso di infinito e di sollievo che solo una leggera brezza di vento all’alba può infondere in chi ha a lungo vegliato la notte. The Cleaning è invece una carezza di serenità e una leggiadra benedizione impartita da un violoncello e congeda l’ascoltatore da questo piccolo incanto sonoro inducendo uno strano stato di sospensione.

Mavel ci spiega che la musica contenuta in “Paal” è stata composta durante una navigazione del Mare di Bering, costeggiando le Isole Aleutine (di cui fa parte l’Isola di Unalaska), accompagnata da una quantità straordinaria di nebbia che ha reso il viaggio difficoltoso ma ricco di una grande suggestione, sebbene costantemente cinta d’assedio dall’inquietudine. L’album descrive perfettamente le sensazioni, i paesaggi, le paure, i porti, proponendosi come un diario di bordo emozionale, capace di raccontare, senza affidarsi alla forza espressiva delle parole, tutte quelle sfumature di quell’inesprimibile mistero che la traversata della Conradiana linea d’ombra evoca.

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Voto degli utenti: 7/10 in media su 2 voti.
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C Commenti

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cows stuff (ha votato 8 questo disco) alle 19:49 del 28 febbraio 2012 ha scritto:

Album stupendo!