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R Recensione

6/10

Petrels

Haeligewielle

L'ambient è sempre stato un territorio dai confini labili. I Petrels vigilano su questo terreno e su questi confini non gettando uno sguardo glaciale e distante, come spesso accade in contesti attigui, ma anzi sapendo penetrare la superficie delle cose raggiungendo il cuore vitale di esse. Se esiste una modalità umana dell'estetica ambientale questa si rinviene fra le trame di"Haeligewielle" che, sintetizzando timbriche calde e avvolgenti, pare voler descrivere la natura quasi a livello subatomico, piuttosto che da un lontano punto di osservazione su un qualche satellite orbitante. Se conseguentemente è ipotizzabile una antitesi alla Kosmische Musik, questa è concretamente pensata ed elaborata in nella musica dei Petrels: non che la scena tedesca sia del tutto altrove, rispetto alle vicissitudini sonore qui rappresentate. Semmai è la lezione dei Cluster e degli Harmonia che i Petrels hanno appreso con diligenza. Una lezione, i cui insegnamenti sono stati applicati a quelli di provenienza dalla scuola dei drones (Tim Hecker, Birds Of Passage, Stars Of The Lid, Fennesz, Nadja): da questa tavolozza Oliver Barrett (dei Bleeding Heart Narrative che qui mette a punto quello che è in tutto e per tutto il suo progetto solista) attinge i colori per il suo dipinto molecolare, ispirandosi a figure le cui gesta sono state raffigurazione metaforica delle potenzialità umane quando si mescolano con le più "alte" aspirazioni.

E così capita di fare conoscenza del sommozzatore inglese William Walker (1869-1918, personaggio centrale di questo "Haeligewielle"), palombaro ingaggiato nella magistrale opera di salvataggio della cattedrale di Winchester, le cui fondamenta erano state seriamente compromesse da una lunga esposizione alle acque sotterranee: Walker lavorò per cinque anni, quasi in solitaria, rimanendo in immersione quasi per sei ore al giorno in condizioni di semioscurità. La maggior parte dei titoli raccontano, con strumentale potere evocativo, gli stati d'animo di Walker (l'epica drone-gospel di Concrete, uno dei momenti vertiginosi del disco, è una ode alla sua anima) e le vicende che l'hanno riguardato. Vorrei che le mie parole riuscissero a trasmettervi la suggestione che ha permesso a queste composizioni di uscire dall'etica di quella statica paesaggistica a cui solitamente induce la riflessione sonora su queste immaginifiche litoranee. Altri "characters" che popolano le visioni sonore di "Haeligewielle" sono il pittore Francis Danby e il Re Canuto, ad ognuno dei quali è dedicato un brano.

Tutte le "storie" raccontate non prendono vita esclusivamente attraverso l’elettronica, ma anche grazie ad archi, percussioni e voci (in Concrete troviamo un coro). L’acqua è sicuramente l’elemento di ispirazione primigenio per Barrett; ma è anche amalgama che avvolge i sensi e tutte le tracce di un album che non vuole rendersi adatto ad ogni condizione di ascolto. Non a caso haeligeweille in anglosassone antico vuol dire holy well, pozzo sacro: quella che scaturisce da questo pozzo è senza dubbio una corrente sotterranea, sacrale, che sa scavare nei meandri della memoria umana, permettendo ad essa di ricercare luce oltre l’oscurità.

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