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R Recensione

6,5/10

Death from Above 1979

The Physical World

Il duo dance punk canadese di teste elefantine è tornato. A 10 anni da quel potente debutto che tanto piacque (You're a Woman, I'm a Machine) e che ad oggi rimaneva, causa pesanti litigi in famiglia, il loro unico album lungo in studio (esclusi EP, remix, progetti paralleli, alcuni dei quali pure validi, come l’ultimo album solista di Grainger di appena un anno fa).

La formula è esattamente la stessa. Il prolifico Sebastien Grainger alla batteria e alla voce. Jesse Keeler al (non-)basso pesantemente distorto, ammennicoli elettronici e cori. La resa probabilmente ancora più efficace, quanto meno da un punto di vista del prevedibile gradimento del pubblico, vista la malizia con la quale molte delle tracce sono destinate ad incastonarsi nelle sinapsi degli ascoltatori più faciloni e meno esigenti (il sottoscritto, compreso).

A partire da Trainwreck 1979, fascinoso singolo in giro da un paio di mesi ormai, passando per Right on, Frankenstein!, l’altro pezzo che spicca con una certa prepotenza, Virgins (che piacerebbe tantissimo ai nostri ultimi Bud Spencer Blues Explosion), Cheap talk e il suo fisico da colonna sonora per video game moderni, fino alla conclusiva title track con la sua apocalittica esplosione di suoni metallici introdotti da disturbi elettronici e che termina in un assolo di basso-non-basso quasi fossimo al matrimonio di Yngwie Malmsteen.

Album per il quale non ci strapperemo mai i capelli, come mai sono sicuro ce li siamo strappati per loro, i Death from Above 1979. Ma se spazio nella nostra vita c’è per delle derive più semplici, energiche, al limite della caciara rave-vivalista ma con sani momenti di dignità musicale, loro sono quello che ci vuole. Ieri come oggi.

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