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R Recensione

7/10

Valentin Stip

Sigh

Già nell’orbita di Nicolas Jaar, tanto da essere incluso nello spettacoloso “prisma” uscito due anni fa, il francese Valentin Stip ora debutta sulla lunga distanza, dimostrando in questo “Sigh” tutti i proprio debiti verso il genietto newyorchino suo mentore, ma anche qualche colpo personale.

La lezione di electronica downtempo minimale di Jaar si fa in Valentin Stip quasi zen, ai confini con l’ambient, con la decorazione, magari, di qualche screziatura etnica: vedi gli arabismi vocali dell’eccellente “Aletheia”, che galleggiano nell’atmosfera dettata dal piano in modo onirico ma senza perdere fisicità. Che è, poi, il grande pregio di Jaar. La decalcomania di “Correlation”, dove i bassi e gli appunti di chitarra fanno annegare i fruscii e i beat in un miscuglio acqueo cristallino e immacolato, è scolastica, al limite del plagio, ma riuscita. È la super slow techno dell’autore di “Space Is Only Noise”, dilavata nel finale da field recordings liquidi che hanno l’effetto (se si vuole, qua, anche un po’ didascalico) di dare vita fisica all’elemento digitale, di fare artigianato della tecnologia. Una specie di via bio all’elettronica (cfr. l'ultimo Darkside).

Che non significa banalizzazione new age, come potrebbe rischiare. In “Sigh” le tinte sono spesso scure (“Aveu”) e l’atarassia è solo una chimera. Malinconica al parossismo, ad esempio, “Regards Sur L’Enfance I et II”, che attacca praticamente post rock remixato dub (Remember Remember + James Blake, toh) e chiude mestissima elegia di solo piano. Che è dove riparte, da una spiaggia di inverno, la title-track, a suggellare il disco in una resa al nulla senza nervi e spossata. Abisso.

Non si vince per originalità, ma è un disco, nel suo intimismo geloso e defilato, a cui potrebbe capitare di tornare spesso. E forse nelle piccole implosioni di questa area musicale next-to-Jaar c'è da vedere molto del nuovo, non solo sonoro, che avanza. O meglio, che fa un passo a lato e si smarca, con un autismo paradossalmente ipersensibile che sembra solo chiedere, al mondo là fuori, una tregua. 

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