Caribou
Swim
"Chi è Caribou?" Si chiama Daniel Snaith, è canadese ma da diversi anni vive a Londra.
"Si ok, per quello basta wikipedia, ma che genere di musica fa?" Beh, nel suo caso non esiste una risposta. Non una sola, perlomeno, perchè si tratta di un artista terribilmente eclettico. Ogni suo disco è stilisticamente lontano dal precedente, e lungo una carriera di 10 anni (se includiamo anche il periodo in cui era conosciuto come Manitoba) è riuscito a toccare generi come folktronica, IDM, indietronica, kraut-rock, dream-pop, psichedelia e altro ancora. E sembra quasi divertirsi a sfuggire ad ogni classificazione, stando sempre al confine tra vari stili. Non si insedia mai all'interno di un territorio, ma costruisce le proprie impalcature in qualche strano luogo di passaggio, che sta 'in mezzo' a diverse correnti.
"Non ci ho capito niente." Si, forse mi sono un po' perso in astrazioni mentali. Il punto è che la sua musica è ogni volta diversa. Prendi questo Swim, ad esempio. Sembra che in questi ultimi 2 o 3 anni Dan sia rimasto chiuso nello stanzino di una discoteca londinese. Non lì in mezzo alla pista, ma più lontano, tra i corridoi. Quest'ultimo album ha una forte componente dance, ma la esprime in modo tenue. Lui la chiama 'liquid dance music', ed in effetti la sensazione è proprio quella di un ascolto ovattato, pieno di echi e riverberi, come se fossimo immersi in un liquido viscoso che smorza la propagaz...
"Si si, non ricominciare adesso. Swim l'ho sentito anch'io, e devo dire che non è niente male. Originale e divertente, fresco e movimentato." Eh, ci mancherebbe. Stiamo parlando di un artista di grande talento. E considera anche che per questo nuovo album si è avvalso dell'aiuto di un paio di suoi amici: Jeremy Greenspan degli Junior Boys, ma soprattutto Kieran Hebden, ossia Four Tet, che conosce da ancor prima di iniziare a far musica. Insomma, mica dei tipi qualunque.
"Alcune canzoni, poi, non vorresti toglierle mai dal lettore. 'Found Out', ad esempio, di gran lunga il pezzo migliore. O 'Leave House', con quel ritmo trascinante e quella melodia... come dire..." Soul, vero? Distillata per una iniezione intramuscolare nella house. E' questa la sua grande abilità, questa maliziosa amalgama sonora. Allo stesso modo puoi sentire contaminazioni trance in 'Kaili', o un vero e proprio electro-funk in 'Odessa'.
"'Odessa', il singolo. Ma è vero che c'è un pene nel video?" Ma no, sono stati quegli storditi di Pitchfork che hanno messo in giro 'sta voce. E' semplicemente la ragazza col cappuccio rosso, in un'immagine sfumata. E pensare che quelli di Youtube ci hanno pure creduto e hanno oscurato il video. Roba da matti.
"Comunque mi sembra che nell'album ci sia anche qualche riempitivo di troppo: 'Sun', 'Bowls', 'Lalibela'.." Mah, definirli riempitivi mi sembra eccessivo. Possono essere visti come i brani più sperimentali del disco, invece. Quelli in cui Caribou diventa scultore del suono e pittore di ritmi dance. Con risultati veramente buoni, come nei loop vorticosi di 'Hannibal' o nel climax in dissolvenza di 'Jamelia'. E sorprendentemente sono anche i brani che resistono più al tempo, quelli che danno raffinatezza al disco.
"Ok, mi hai convinto. Facciamo un bel 7 e mezzo. Abbondante, direi. D'altronde, era lo stesso giudizio a cui ero arrivato da solo, non avevo bisogno del tuo aiuto."
Ma allora perchè tutte queste domande?
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