Blanck Mass
World Eater
Oltre ai meriti estetici, notevoli furono Street Horrrsing (2008) e Tarot Sport (2009) poiché calco del disfacimento liquefatto (o meglio, da approdo nellinterregno gramsciano) della musica odierna, specularmente a quanto avvenuto alla società tardo moderna consumata dagli impulsi primari di una collettiva e distruttiva inner beast.
Benjamin John Power, Fuck Buttons, qui Blanck Mass, in questi anni ha poi portato avanti il discorso in solo e via Sacred Bones, con dischi (Blanck Mass, 2010; Dumb Flesh, 2015) commistione di primitive tenebre verticali e ricerca artificiale del divino.
In World Eater risuona incessante la perdita delle speranze di una contemporaneità mai così trafitta dallassenza di certezze e di un senso consolatorio superiore. Si mostrano i denti, allora, e lo si fa con bordate e danze industrial/rave (Rhesus Negative) dalle movenze cinematiche, motivi burial e quindi dubstep (Hive Mind), radio frequenze noise ( Minnesota / Eas Fors / Naked) e synth gravi, apocalittici; il tutto, su di un tappeto ritmico IDM/dubstep/trap, dance e progressivo, il quale raggiunge picchi di armonia nei frequenti slanci celestiali, liquidi, di una bellezza abbagliante ma al contempo inutile e desolata (glo-fi in Silent Treatment e Minnesota / Eas Fors / Naked; ancora Hive Mind).
Così, nel fascino ctonio e insieme celestiale di queste composizioni, World Eater trova la sua qualità migliore.
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