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R Recensione

7/10

K-Conjog

Dasein

Essere. Vivere il mentre. Esistere non nell’immediatezza del momento bensì nell’immanenza della storia. Il termine che Fabrizio Somma, giovane beatmaker dietro il moniker K-Conjog, ha deciso di affibbiare al seguito di “Set your spirit freak!” racchiude uno dei concetti cardine della filosofia sassone a cavallo tra Otto e Novecento, da Hegel a Feuerbach, passando per Nietzsche, Jaspers e Heidegger. “Dasein”, termine tedesco letteralemente intraducibile, può venir assorbito dalla nostra lingua col lemma “esser-ci”. Nella musica contemporanea questo concetto è reso egregiamente dalla tecnica del looping, a dimostrazione di come il confine tra semplice DJ e artista colto sia oramai del tutto sfumato. Fortunatamente.

Se è dunque vero che prima di esserci bisogna essere, “Dasein” prende le mosse proprio da un incipit strumentale/ambientale, “Sein”. Si entra subito nel vivo con “I come from Mentedey”, bellissimo esempio di taglio e cucito sonoro, tra esercizi al laptop e campionamenti, col beat sempre in primo piano a cadenzare il ritmo del brano, mai frenetico. Arriva “It’s impossible for me to be against you”, prettamente più enarmonica per via di interferenze e rumori, tutti effetti sonori digitali di grande impatto. In lontananza un pianoforte sempre più indiscreto ci prepara a “Something to know, something to say, something to do”, allegoria di una pianola impazzita, coi beat che sembrano mimare lo sbuffo di un locomotore in arrivo.

Il lungo ed inestricabile gioco di pianoforti, glockenspiel e batterie di “Polite_Impolite” impreziosce il lavoro di K-Conjog, rendendolo un miracoloso e complesso esempio di nuova intelligent dance music, e proprio qui capiamo di trovarci di fronte ad un produttore che dà linfa a quel filone elettronico rintracciabile a livello internazionale nei lavori di Four Tet e Flying Lotus o, almeno in Italia, in quelli del nostro amato Populous. Prima del potente ed oscuro outro (“Enamanera”), K-Conjog mette a segno un piccolo capolavoro del genere in questione: “How to cure hangover in April”, un brano che si avvale degli arrangiamenti di Nicola Manzan (Bologna Violenta) per quanto riguarda viola, violino e violoncello.

In “Dasein” trovano posto anche cinque remix. Gli Herr Styler, italiani trapiantati a Parigi, puliscono e rendono più poderosa la struttura ritmica della succitata “How to cure hangover in April”; l’americano Offthekey crea una solida stratificazione ambient in “It’s impossible for me to be against you”; il perugino Furtherset mette le mani su “Polite_Impolite” e ne vien fuori un puzzle di underworldiana memoria; il francese Melodium dà un tocco folktronico ad una vecchia chicca di K-Conjog, “Qwerty”; infine un altro pezzo del 2012, “Re: Thinking about Robin” viene remixato da Pawn con l’inserimento della voce di Yukiko.

Non c’è che dire: “Dasein” è bello e pieno di sostanza. È uno di quei dischi di musica elettronica che in Europa potete trovare sugli scaffali senza particolari difficoltà. In Italia queste derive musicali sono invece viste ancora come insufficienti anarchici inconcludenti esperimenti di qualche smanettone di software musicali. Se, all’interno del booklet, Fabrizio Somma afferma che: «Scompariamo nel preciso istante in cui non ci crediamo più», a noi non resta che concludere: «Fin qui tutto bene».

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