V Video

R Recensione

6,5/10

The Notwist

Close to the glass

Settimo LP in “appena” 25 anni di onorata attività (una media, quindi, piuttosto bassa), Close to the glass segna il ritorno sulla scena dei tedeschi The Notwist a sei anni di distanza da The Devil, You + Me. Difficile, molto difficile, definire la musica dei The Notwist che in tutti questi anni hanno più volte rimescolato le carte in tavola dando l’impressione di affidare alla sola,  triste e malinconica, voce di Markus Acher il ruolo di collante tra le varie produzioni. Emo, post rock, post punk, krautrock, elettro-minimalismo, addirittura speed metal (o qualcosa del genere) nelle primissime produzioni. Il (quasi)tutto portato, a detta di molti, ad una sintesi pressoché perfetta in Neon Gold, quello che ad oggi rimane (sono pronto a combattere per questa affermazione) il loro album migliore, con “Consequence” inserita in non so più bene quante colonne sonore di film e telefilm e “One of the Freaks”, a chiudere uno tra i lungometraggi preferiti degli ultimi anni dal sottoscritto, L’amico di famiglia di Paolo Sorrentino.

I Notwist quindi, come la vita per la madre di Forrest Gump, sono una scatola di cioccolatini, dove non sai mai bene quello che ti può capitare, e probabilmente anche per questo l’approccio ad ogni nuovo disco è sempre un pò intrigante e ad ogni silenzio che precede il passaggio alla traccia successiva si sgranano le orecchie in attesa del suono che ne verrà fuori.

Close to the glass non si smentisce. Se The Devil, You + Me ci aveva salutati con la struggente unplaggedGone gone gone”, oggi si riparte con l’elettronica da videogame arcade anni ’80 di Signals che presto però deflagra in lente e roboanti movenze dubstep, sempre avvolte da una desolata malinconia di fondo alimentata dalla inconfondibile voce che sussurra rassegnato sconforto di Acher. Ancora più spinta nel mondo elettronico e krauto tout court, a un passo dalle propulsioni schizzotroniche di Amnesiac, la successiva title track. Rubata all’ultimo disco degli Strokes, Kong cambia quindi decisamente direzione, stroncando sul nascere la predisposizione che si stava subdolamente creando per l’ascolto di un disco quasi esclusivamente elettronico. Una vena nuovamente acustica e incentrata su melodie rotonde e calibrate su umori mediante tristi segnano il destino di Casino, dalle parti degli ultimi Low a impatto zero. Le visioni Amnesiache su un letto a dire il vero più dub che step tornano a fare capolino con From one wrong place to the next. Se del furto di Kong la questura di Monaco di Baviera aveva avvisato gli Strokes, i My Bloody Valentine sono stati invece subito contattati per verificare la presunta scomparsa dal loro ultimo LP di Seven Hour Drive. Nella lista delle persone da eventualmente contattare, consegnata nelle zampe dell’appuntato Rex, ci sono poi gli Smashing Pumpkins. Vi aggiorneremo sugli sviluppi.

Come già accaduto altre volte in passato, bisogna aspettare le ultime tracce per ritrovare qualcosa che inizia a staccarsi dalla media. L’elettronica scarna e onirica di Run Run Run innestata con impercettibili scatti jazz, il lungo momento sonoro, di quasi nove minuti, che sembra quasi rendere omaggio alle colonne sonore di film di fantascienza di fine anni ’70,  di Lineri, o la lenta cavalcata di They follow me, piena zeppa di emozioni finemente confezionate e filtrate attraverso le lenti della malinconia, quella stessa che si può anche respirare quando la rinascita inizia a tirar via il momento buoio. Perchè la rinascita porta con se nuova linfa, ma almeno all'inizio conserva il ricordo ingombrante di ciò che è stato: rinascita quindi, per i The Notwist, ma a metà, perchè a cambiare, comunque, qualcosa da perdere c'è sempre. E va poi sempre a finire che se ne sente pure la mancaza.

In definitiva quindi, Close to the glass è l’ultimo album dei Notwist. Solo questo. Basterà.

V Voti

Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 4 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
andrea-s 6,5/10
creep 7,5/10

C Commenti

C'è un commento. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

FrancescoB (ha votato 7 questo disco) alle 9:29 del primo febbraio 2014 ha scritto:

Un bel disco: le algide vette della perfezione ("Neon Golden") restano un'altra cosa, ma sinceramente ho trovato interessanti quasi tutti i brani anche in questo lavoro.