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R Recensione

6,5/10

La Band Del Brasiliano

Vol. 1

Presto si scatenerà una vera e propria duecento metri ad ostacoli dove il premio finale è la palma dell’Ovvietà Italiana 2013. Ergo, ci terrei – almeno per una volta – ad aggirare l’ostacolo ed invalidare dapprincipio la competizione. Come? Dicendolo io: chissà se qualcuno andrebbe alla ricerca della Band Del Brasiliano senza aver assistito all’esplosione dei Calibro 35. Anche il quartetto+uno di Milano e dintorni cominciò così: un pugno di cover di classici polizieschi e non solo, un paio di originali per non dispiacere a nessuno, l’inizio di una storia – certo non ancora finita – che avrebbe capitalizzato l’attenzione di stereo, penne, orecchie di mezza Italia (quella buona). Il punto di incontro – ma va? – nel primo lungometraggio di John Snellinberg, pseudonimo del collettivo pratese che sul versante musicale prende nome di Dilatazione: impossibile far mancare, ad un bel lungometraggio come La Banda Del Brasiliano, le musiche della Band Del Brasiliano. E dei Calibro 35.

In giro la definiscono una “big band”, e figuriamoci se in un ensemble che arriva a toccare gli undici musicisti (con due voci, quella lirica di Serena Altavilla dei Mariposa, e quella epica di Davide Arnetoli) si può fare gli schizzinosi. Tanto più che il “Vol. 1” di cui parliamo – produce e distribuisce Cinedelic, se volete inserirlo come dato accessorio nella corposa lista civica “nulla è per caso” – è roba che scotta, anzi: che deflagra. In fondo la formula, esteticamente, non cambia granché. Sembra non cambiare nemmeno la musica, apparentemente, e quello strato di malinconica fascinazione capace di ridurre lo slancio e di ingigantire la didascalia: ma è un’impressione, per l’appunto. Formalmente appartenenti alla stessa sudicia famiglia di derivazione afro-something, il funk di base della Band Del Brasiliano – su cui si innestano poi zozzerie beat, chanson transalpina, colori sudamericani, il Romano Mussolini di Satanik e le librerie italo-psichedeliche di fine anni ’60 – ha una tenuta di gran lunga meno “urban” e decisamente più particolare, peculiare. Avanza sì, newyorchese e devastante, “Clavinet Gt Chase”, ma il disfacimento free di fiati incastonato in mezzo è cosa nostra: il rifacimento della main theme di “Deep Throat” assume quasi connotati solenni, Cat’s Eyes e dintorni; “Brozzi’s Theme” si gioca la carta dello slow motion puramente descrittivo – i padiglioni di chi scrive, sarà ormai deformazione senile, avvertono addirittura brandelli dei Pooh di “Parsifal” –, con atmosfera prog-vintage da applausi e stille morriconiane appese alle giunture dello struggente valzerino.

Andrete voi a completare l’infarinatura teorica con la maniacale ricerca webmatica di cosa-appartiene-a-chi, cosa – cioè – sia cover, e cosa originale. Noi ci premuriamo di segnalare episodi già divenuti irrinunciabili nella heavy rotation delle nostre personali playlist: i sussurri languidi del lounge speziato samba di “Uno Come Te” (ideale B-side di “Tutta Donna”), Serena Altavilla ancora in gran spolvero nella melodia superba di “Metti Una Sera A Cena” (minore irruenza nell’affrontare le linee vocali avrebbe portato a risultati davvero impeccabili), il groove di “Doping 2000” messo in ginocchio da una straordinaria chitarra wah, gli archi e gli ottoni pop art di “Femina Ridens” e la negritudine che cola da ogni poro di “Mark”, praticamente un Black Joe Lewis che si presta ai tranelli di Isaac Hayes. Ci avete fatto caso? È quasi metà tracklist: di sicuro non un artificio suggerito dai Calibro 35.

Nota di completamento a margine: in attesa di un “Vol. 2” da licenziarsi in tempi più o meno lunghi, la galassia dei Dilatazione (compaiono nella Band Alessio Pepi al basso, Patrizio Gioffredi alla chitarra ritmica e Alessio Ciborio Gioffredi alla batteria) sta completando i lavori per il seguito dell’irresistibile “The Importance Of Maracas In The Modern Age”, al quale far seguire un nuovo lungometraggio di John Snellinberg e, chissà, forse anche una colonna sonora a tema. Se vi appassiona l’argomento, rimanete collegati.

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