La Band Del Brasiliano
Vol. 1
Presto si scatenerà una vera e propria duecento metri ad ostacoli dove il premio finale è la palma dellOvvietà Italiana 2013. Ergo, ci terrei almeno per una volta ad aggirare lostacolo ed invalidare dapprincipio la competizione. Come? Dicendolo io: chissà se qualcuno andrebbe alla ricerca della Band Del Brasiliano senza aver assistito allesplosione dei Calibro 35. Anche il quartetto+uno di Milano e dintorni cominciò così: un pugno di cover di classici polizieschi e non solo, un paio di originali per non dispiacere a nessuno, linizio di una storia certo non ancora finita che avrebbe capitalizzato lattenzione di stereo, penne, orecchie di mezza Italia (quella buona). Il punto di incontro ma va? nel primo lungometraggio di John Snellinberg, pseudonimo del collettivo pratese che sul versante musicale prende nome di Dilatazione: impossibile far mancare, ad un bel lungometraggio come La Banda Del Brasiliano, le musiche della Band Del Brasiliano. E dei Calibro 35.
In giro la definiscono una big band, e figuriamoci se in un ensemble che arriva a toccare gli undici musicisti (con due voci, quella lirica di Serena Altavilla dei Mariposa, e quella epica di Davide Arnetoli) si può fare gli schizzinosi. Tanto più che il Vol. 1 di cui parliamo produce e distribuisce Cinedelic, se volete inserirlo come dato accessorio nella corposa lista civica nulla è per caso è roba che scotta, anzi: che deflagra. In fondo la formula, esteticamente, non cambia granché. Sembra non cambiare nemmeno la musica, apparentemente, e quello strato di malinconica fascinazione capace di ridurre lo slancio e di ingigantire la didascalia: ma è unimpressione, per lappunto. Formalmente appartenenti alla stessa sudicia famiglia di derivazione afro-something, il funk di base della Band Del Brasiliano su cui si innestano poi zozzerie beat, chanson transalpina, colori sudamericani, il Romano Mussolini di Satanik e le librerie italo-psichedeliche di fine anni 60 ha una tenuta di gran lunga meno urban e decisamente più particolare, peculiare. Avanza sì, newyorchese e devastante, Clavinet Gt Chase, ma il disfacimento free di fiati incastonato in mezzo è cosa nostra: il rifacimento della main theme di Deep Throat assume quasi connotati solenni, Cats Eyes e dintorni; Brozzis Theme si gioca la carta dello slow motion puramente descrittivo i padiglioni di chi scrive, sarà ormai deformazione senile, avvertono addirittura brandelli dei Pooh di Parsifal , con atmosfera prog-vintage da applausi e stille morriconiane appese alle giunture dello struggente valzerino.
Andrete voi a completare linfarinatura teorica con la maniacale ricerca webmatica di cosa-appartiene-a-chi, cosa cioè sia cover, e cosa originale. Noi ci premuriamo di segnalare episodi già divenuti irrinunciabili nella heavy rotation delle nostre personali playlist: i sussurri languidi del lounge speziato samba di Uno Come Te (ideale B-side di Tutta Donna), Serena Altavilla ancora in gran spolvero nella melodia superba di Metti Una Sera A Cena (minore irruenza nellaffrontare le linee vocali avrebbe portato a risultati davvero impeccabili), il groove di Doping 2000 messo in ginocchio da una straordinaria chitarra wah, gli archi e gli ottoni pop art di Femina Ridens e la negritudine che cola da ogni poro di Mark, praticamente un Black Joe Lewis che si presta ai tranelli di Isaac Hayes. Ci avete fatto caso? È quasi metà tracklist: di sicuro non un artificio suggerito dai Calibro 35.
Nota di completamento a margine: in attesa di un Vol. 2 da licenziarsi in tempi più o meno lunghi, la galassia dei Dilatazione (compaiono nella Band Alessio Pepi al basso, Patrizio Gioffredi alla chitarra ritmica e Alessio Ciborio Gioffredi alla batteria) sta completando i lavori per il seguito dellirresistibile The Importance Of Maracas In The Modern Age, al quale far seguire un nuovo lungometraggio di John Snellinberg e, chissà, forse anche una colonna sonora a tema. Se vi appassiona largomento, rimanete collegati.
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