Caparezza
Le Dimensioni del mio Caos
Vende, fa classifica e mantiene serrate le fila delle nicchie che lo venerano.
Un mostro a due teste che da un lato scala gli indicatori di vendita, dallaltro ammalia intellettuali adolescenti e fasce di pubblico abituate al senso di élite. Da un lato ritornelli ruffiani e spesso segnati da orecchiabilità priva di senso, dallaltro testi che si muovono tra unabilità rara (quasi geniale) e un coraggio di contenuti che in Italia appare impavido, degno del William Wallace hollywoodiano (altrove sarebbe un normale Arturo Baldini).
La quarta fatica di Caparezza è uno strano concept, che lega 14 tracce apparentemente scollegate tra loro ad una soap opera a cavallo tra 68 e 2008.
Per rendere omaggio ad Hendrix, Testa Riccia imbraccia una stratocaster in sede live, con tanto di rituale spacca-chitara conclusivo. Il gesto scatena un incidente spazio temporale che trasporta Ilaria, giovane sessantottina, nel presente. La ragazza si innamora della nuova epoca, ammaliata da Facebook, Myspace e dalle varie conquiste del mondo occidentale contemporaneo. Il permanere del paradosso storico scatena un presente parallelo, dove un unico partito governa la penisola italiana ed è impegnato nella costruzione di un enorme quanto inutile ponte sullo Str ehm, scusate. Un unico partito impegnato nella costruzione di un enorme quanto inutile spazioporto. Nel cantiere lavora Luigi delle Bicocche, operaio che tante manifestazioni e concerti ha vissuto da protagonista (musicale).
Il lavoro è strutturato in modo libero e per certi versi decisamente coraggioso. Le connessioni cancellano la tradizione del concept, forzando con fantasia la struttura narrativa. Apprezzabile anche il tentativo di spaziare su un largo fronte musicale, più o meno felice a seconda dei casi.
Il tutto su una base rap ben consolidata dai tempi di Fuori dal Tunnel. Il gioco di parole/voce lascia brevi parentesi musicali declinate a seconda della necessità.
Il fonoromanzo (andrebbe accompagnato dalla lettura di Saghe mentali ed. Rizzoli) apre soprattutto al vasto mondo del rock, comprendendo una sana citazione dei Tool (Ilaria condizionata) e influenze acid rock (Sessintutto). Vengono meno i campionamenti e lintero album, pur mantenendo le porte spalancate allelettronica, vanta di essere stato suonato in ogni sua parte.
Le citazioni sono continue e a 360°, musicali come letterarie/ludiche, aperte soprattutto al vasto mondo dei nerd, o degli sfigati come va di moda dire tra i gggiovani.
Cori (Ulisse), tarantelle (Vieni a ballare in Puglia), cadute in ambientazioni tetre e cupe (Non mettere le mani in tasca) e intenti apertamente provocatori (Bonobo power) meritano quanto meno un ascolto.
Un rap che tende alla ripetitività ma coltiva unattrazione piacevole grazie al variare di influenze musicali e, soprattutto, allinsieme dei testi.
Cede quasi sempre al ritornello del tutto discutibile, quasi fosse obbligatorio sterilizzare la parte della canzone che deve girare tra le radio, ma contiene piccoli gioielli (su tutte Pimpami la storia) che possono valerne lacquisto anche per chi, come il sottoscritto, coltiva forti pregiudizi verso ciò che rappresenta Caparezza come artista.
Non sarà un capolavoro musicale e forse ha senso soprattutto su determinate fasce detà ma, per essere un lavoro da piani alti del mercato italiano del 2008, cè di che sorprendersi con favore.
Lequilibrio tra ricerca e vendita verte comunque sul secondo elemento e pesa come limite di cemento. Si spera che prima poi i muri crollino, accompagnando , alla voglia di comunicare, qualche innovazione compositiva più "impavida".
Nel frattempo resta lepos di Eroe, lassurdità di Ilaria Condizionata e uno strano rap collegato a rock ed elettronica.
Sei metallaro? Ma ascoltati Albano
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