R Recensione

7/10

Field Music

Tones Of Town

Tutti presi a parlare di revival anni ’80 e ci sta passando sotto il naso come il nuovo indie pop stia guardando, ultimamente, anche altrove, precisamente dale parti del tanto vituperato pop rock anni ’70. Qualcosa di più di una semplice suggestione, per fare qualche nome, nei dischi degli irlandesi Hal e negli ultimi Earlies e Field Music.

Proprio questi ultimi li ricordavamo, all’epoca dell’esordio omonimo del 2005, come un raffinato incrocio tra Xtc e Beach Boys e li ritroviamo, con questo Tones Of Town alle prese con un art rock dall’animo colto e dal sapore post moderno: Brian Wilson è sempre dietro l’angolo e gli Xtc proiettano la loro ombra sull’intero disco, beninteso, ma questa volta all’equazione è bene aggiungere anche i Genesis e, più in generale, il progressive inglese dei ‘70s: pezzi come In Content e Closer at Hand non lasciano adito a dubbi, le atmosfere che si respirano nel disco nemmeno.

Il pop inglese che si riconcilia con sé stesso, in altre parole, lungo le coordinate di un approccio alla materia cerebrale e colto, che è l’antitesi ma anche la prosecuzione della tradizione lo-fi del decennio passato: se l’amore per un pop barocco e per un suono stratificato e magniloquente non possono che essere infatti l’esatto contrario della musica sdoganata da Pavement e soci, simile è l’attitudine ad evitare le scappatoie dell’instant pop buttandosi per sentieri poco battuti, tragitti tortuosi e scorciatoie melodiche improvvise e sfuggenti.

Tones Of Town preferisce, anziché assalire l’ascoltatore con un approccio sanguigno e muscolare, incantarlo con il gioco delle tre carte, cambiando di continuo passo e tono e ostentando fieramente la proprio inglesità e distillandone con cura tutte le sue componenti: pop anni’60, progressive e new wave su tutti, non rinunciando, qua e là, a divertite capatine nel vaudeville (Sit Tight e A House Is Not a Home). Se volevate un bell’esempio di post modernismo (sempre che questa parola significhi ancora qualcosa), eccovi serviti.

V Voti

Voto degli utenti: 6/10 in media su 1 voto.
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C Commenti

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Utente non più registrato alle 20:39 del 8 febbraio 2013 ha scritto:

Conosco Measure (questo no, o meglio non ancora), un album eccellente, che riesce a fondere il meglio della musica inglese anni '60-'70-'80 in maniera egregia, personale, senza essere prevedibili e/o scontati, sorretti da un'ottima preparazione tecnica. Lo voterei minimo 8/8,5.

Per me, una band ampiamente sopra la media...