Future Islands
Singles
Lultima cosa che ti aspetti da un gruppo classificato sotto il genere synth pop? Che nonostante il genere, impomatato alla belle meglio, in sede live riesca comunque a comunicare alla pancia degli ascoltatori, a sprigionare quella carica propulsiva indispensabile per frantumare le barriere dorate delle registrazioni in studio. Come sviluppare questa essenza rimane, però, un mistero.
Dinanzi alla vexata quaestio i Future Islands di Singles rispondono con due mosse risolute. La prima più strategica è quella di affidare la produzione a Chris Coady, che in passato ha lavorato con band del calibro di Tv on the Radio, Yeah Yeah Yeahs e Grizzly Bear. La seconda invece e qui passiamo alla tattica è piazzare un batterista nella line-up per rimpolpare in sede live lo storico trittico Herring, Welmers, Cashion e dare solidità ad un sound altrimenti lezioso. Non un turnista qualunque, sia chiaro, bensì Denny Bowen dei Double Dagger. Un cavallo di razza che macina beat con muscoli e sudore. Il risultato che abbiamo sotto gli occhi è la suggestiva prova live che si è consumata negli studi del David Letterman, dove i nostri hanno presentato Seasons (Waiting on you), il primo singolo preso dalla loro ultima fatica discografica: Singles. Formazione rock, suoni puliti e rotondi ed unatmosfera criptica, a metà tra il gaio e loscuro. E poi, lui: Samuel T. Herring. Una versione psicopatica del Morrisey anni 90 che ammalia con una peculiare danza ieratica - quasi stesse omaggiando una sua personale divinità ed una voce che è preda inconsapevole di sporadici growling gutturali come neanche Georg Fisher dei Cannibal Corpse. Tutto questo, signori miei, per parlare di amore. Perché i Future Islands di Singles segnano lo iato dalle precedenti produzioni. Messo a margine il sentimento di rassegnazione endemico che permeava i lavori trascorsi rimane solo il senso di meditazione e la speranza, che in Singles trovano terreno fertile per instillare un candido idealismo romantico.
E a dar la stura ai rosei sentimenti sono i tappeti di sintetizzatori che infarciscono lalbum con aperture melodiche di ampio respiro, sostenute dallincedere ritmico di un basso saturo che presta il fianco ad un struttura altrimenti eccessivamente spoglia. Da quelle che sembrano essere le linee guida dei Future Islands si sbrogliano le propaggini di un genere che punta allanima dei brani, mantenendo lapproccio più classico alla forma canzone per avvalorare ai massimi livelli linterpretazione del messaggio. E tutta la purezza si respira a pieni polmoni nellelectro pop di Sun in the Morning con la sua malinconica allegria retta sulle instancabili linee di basso. O nei riflussi funk di Doves, primo banco di prova della band per futuri cambi di rotta. Ma nellattuale presente si rimane legati alle fascinazioni eteree di un brano come A song for our grandfathers e di quel retaggio tipicamente anni 80 che porta in dote i Roxy Music e Bryan Ferry, col suo beat appoggiato, col tema di chitarra che si intreccia ai synth stratificati richiamando i fasti splendori del passato.
Singles è un album fisico, scandisce i suoi goffi movimenti come fosse la trascendenza di Herring. E nella sua interpretazione metafisica prende vita, si incanala attraverso i binari di una dolcezza apparente, tradita da quel dolore espresso dalle urla su Fall from grace. Un monito per dirci che per quanto la speranza sia oramai un forte barlume di luce, su Singles cè ancora spazio per una latente oscurità.
Tweet