V Video

R Recensione

7,5/10

Future Islands

Singles

L’ultima cosa che ti aspetti da un gruppo classificato sotto il genere synth pop? Che nonostante il genere, impomatato alla bell’e meglio, in sede live riesca comunque a comunicare alla pancia degli ascoltatori, a sprigionare quella carica propulsiva indispensabile per frantumare le barriere dorate delle registrazioni in studio. Come sviluppare questa essenza rimane, però, un mistero.

Dinanzi alla vexata quaestio i Future Islands di Singles rispondono con due mosse risolute. La prima – più strategica –  è quella di affidare la produzione a Chris Coady, che in passato ha lavorato con band del calibro di Tv on the Radio, Yeah Yeah Yeahs e Grizzly Bear. La seconda invece – e qui passiamo alla tattica – è  piazzare un batterista nella line-up per rimpolpare in sede live lo storico trittico Herring, Welmers, Cashion e dare solidità ad un sound altrimenti lezioso. Non un turnista qualunque, sia chiaro, bensì Denny Bowen dei Double Dagger. Un cavallo di razza che macina beat con muscoli e sudore. Il risultato che abbiamo sotto gli occhi è la suggestiva prova live che si è consumata negli studi del David Letterman, dove i nostri hanno presentato Seasons (Waiting on you), il primo singolo preso dalla loro ultima fatica discografica: Singles. Formazione rock, suoni puliti e rotondi ed un’atmosfera criptica, a metà tra il gaio e l’oscuro. E poi, lui: Samuel T. Herring. Una versione psicopatica del Morrisey anni ’90 che ammalia con una peculiare danza ieratica - quasi stesse omaggiando una sua personale divinità – ed una voce che è preda inconsapevole di sporadici growling gutturali come neanche Georg Fisher dei Cannibal Corpse. Tutto questo, signori miei, per parlare di amore. Perché i Future Islands di Singles segnano lo iato dalle precedenti produzioni. Messo a margine il sentimento di rassegnazione endemico che permeava i lavori trascorsi rimane solo il senso di meditazione e la speranza, che in Singles trovano terreno fertile per instillare un candido idealismo romantico.  

E a dar la stura ai rosei sentimenti sono i tappeti di sintetizzatori che infarciscono l’album con aperture melodiche di ampio respiro, sostenute dall’incedere ritmico di un basso saturo che presta il fianco ad un struttura altrimenti eccessivamente spoglia. Da quelle che sembrano essere le linee guida dei Future Islands si sbrogliano le propaggini di un genere che punta all’anima dei brani, mantenendo l’approccio più classico alla forma canzone per avvalorare ai massimi livelli l’interpretazione del messaggio. E tutta la purezza si respira a pieni polmoni nell’electro pop di Sun in the Morning con la sua malinconica allegria retta sulle instancabili linee di basso. O nei riflussi funk di Doves, primo banco di prova della band per futuri cambi di rotta. Ma nell’attuale presente si rimane legati alle fascinazioni eteree di un brano come A song for our grandfathers e di quel retaggio tipicamente anni ’80 che porta in dote i Roxy Music e Bryan Ferry, col suo beat appoggiato, col tema di chitarra che si intreccia ai synth stratificati richiamando i fasti splendori del passato.

Singles è un album fisico, scandisce i suoi goffi movimenti come fosse la trascendenza di Herring. E nella sua interpretazione metafisica prende vita, si incanala attraverso i binari di una dolcezza apparente, tradita da quel dolore espresso dalle urla su Fall from grace. Un monito per dirci che per quanto la speranza sia oramai un forte barlume di luce, su Singles c’è ancora spazio per una latente oscurità.

V Voti

Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 7 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
hiperwlt 6,5/10
cnmarcy 7,5/10
andy capp 7,5/10

C Commenti

Ci sono 14 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

Lepo alle 19:38 del 28 marzo 2014 ha scritto:

Personalmente il sudore lo lascerei al rock 'n' roll, o alla disco music eheheh... Non mi pare ci siano melodie che lascino il segno qua in mezzo.

Leonardo Geronzi, autore, alle 10:03 del 29 marzo 2014 ha scritto:

Infatti Denny Bowen è un batterista indie rock. Per le melodie, invece, sono punti di vista. Personalmente ho ascoltato un album bellissimo.

hiperwlt (ha votato 6,5 questo disco) alle 18:45 del 31 marzo 2014 ha scritto:

La nostalgia proiettata da "Seasons" è da stretta fortissima, una meraviglia - perfetta per meccanismo pop. Buone anche "Sun in the Morning" e "Doves"; il resto scorre all'interno di una scrittura a mio parere non sempre compiuta ("Back in Tall Grass", per dire), ma tra synth cromatici dai suoni splendidi, con andamenti funky incastonati efficacemente, e via una sporcizia gutturale che emerge, temperata, a sbuffi (quando la sua violenza è completamente liberata, invece, escono robe oscene: "Fall From Grace"). Il frontman ha una posa imbarazzante che neanche Tonetta: detto ciò, è solo un dettaglio in un disco che regala le sue belle soddisfazioni. Descrizione (e profilo di personalità di Herring) davvero a fuoco, Leonardo

Sor90 alle 2:38 del primo aprile 2014 ha scritto:

Perchè nessuno si caga "A dream of you and me?" che è tipo la candidata come canzone dell'estate?

Leonardo Geronzi, autore, alle 16:20 del primo aprile 2014 ha scritto:

Sor90 hai ragione, ma in questo tipo di recensioni cerco di scrivere di getto per non sporcare le sensazioni. Faccio una sorta di "buona la prima" e in quel momento non l'ho calcolata.

Hiperwelt grazie. Ho riso leggendo un'intervista di Herring in cui sbandierava questo nuovo sentimento di speranza, figlio di una maturità raggiunta in solitudine senza anime gemelle. Ho ripensato alla sua esibizione da Letterman, a quell'espressione da pazzo e a quel growling pazzesco sul finale e alle movenze stranissime. "Hai voglia a cercar fidanzate" ho pensato.

Sor90 alle 16:43 del primo aprile 2014 ha scritto:

Ma si figurati, la recensione è ottima! E' che ne' tu, ne Mauro nel commento, ne' altri la nominano (su un altro sito la citano come brano debole, per dire) e inizio a pensare che piaccia solo a me, che da qualche giorno la metto a ripetizione.

Dr.Paul alle 23:33 del primo aprile 2014 ha scritto:

si meglio la recensione del disco! una cosa non mi sconfinfera leonardo: la tua intro. perchè mai il synth pop in sede live non comunicherebbe alla pancia,non sprigionerebbe carica propulsiva?

Leonardo Geronzi, autore, alle 10:00 del 2 aprile 2014 ha scritto:

In realtà è una mia tara mentale....l'ho sempre ritenuto un genere troppo "gommoso" e incravattato

Truffautwins (ha votato 8 questo disco) alle 3:10 del 11 aprile 2014 ha scritto:

Un grande disco, un grande gruppo, un cuore che quasi scoppia per quanto è grande. Samuel T. Herring vedrei bene al posto di Meat Loaf in The Rocky Horror. Seasons (Waiting on You) canzone trascinante che non può non entrare nella storia.

Jacopo Santoro (ha votato 6,5 questo disco) alle 20:06 del 9 maggio 2014 ha scritto:

Molto carine la testa e la coda (Season, A Dream of You and Me): nel mezzo poco attrae.

hiperwlt (ha votato 6,5 questo disco) alle 14:16 del primo ottobre 2014 ha scritto:

Idolo!

Totalblamblam alle 14:20 del primo ottobre 2014 ha scritto:

LOL si l'ho visto ieri sera live da Jools e ho pensato la stessa cosa idolo davvero.

hiperwlt (ha votato 6,5 questo disco) alle 14:27 del primo ottobre 2014 ha scritto:

ghghg, direi che questa supera l'esibizione da Letterman

Totalblamblam alle 14:57 del primo ottobre 2014 ha scritto:

si meglio da Jools LOL un marlon brando che incontra morrissey . prenderei il singolo se uscisse con annesso giroscopio plastificato da mettere sul piatto con la sua danza che va in sincrono con il singolo . sarebbe esilarante.