Belle And Sebastian
Write About Love
La capacità d'inventare appartiene alla gioventù, come il giudizio alla vecchiaia.
Mi si perdoni lincipit poetico, ovviamente non farina del mio sacco quanto dellabile penna di Jonathan Swift.
Non è la prima volta che guardando un video dei "nuovi" Belle and Sebastian, si accavallano nella mia mente riflessioni trite e ritrite - nelle quali però è sempre gustoso perdersi - sullimplacabile scorrere degli anni e la serie di mutamenti comportamentali che questo implica.
Per il lancio del nuovo disco, i B&S promuovono una serie di mini-documentari nei quali eseguono brani tratti dallalbum Write About Love e rispondono alle domande dei fan in studio. Gli astanti sembrano prelevati dal cocktail bar più alla moda di Buchanan Street: nerd dallaspetto colto e rigorosamente in divisa dordinanza vintage, piacevoli ragazze con i capelli perfettamente stirati e dalleyeliner impeccabile. Il tutto in assoluta sintonia con il nuovo corso del leader maximo Stuart Murdoch, al quale il passare degli anni non ha portato in dote solamente qualche zampa di gallina sotto gli occhi, ma anche provvidenziali virtù di danzatore (!) e un gusto estetico inaspettato, suggellato da una splendida camicia color rosa malva aperta al punto giusto sul petto glabro. Inutile e ingiusto sarebbe soffermarsi sui chili di troppo accumulati dal chitarrista Stevie Jackson o sulla barbetta bianca del batterista Richard Colburn.
Non esisteranno più le mezze stagioni ma neanche i Belle and Sebastian di una volta, poffarbacco! Ora basta però, inutile dilungarsi in considerazioni da teorico dellovvio, tutti sanno che il nuovo corso dei ragazzi scozzesi è iniziato già da qualche anno e indietro non si torna, né stilisticamente né qualitativamente per quanto ci riguarda, ed in questo non fa eccezione il recente side-project God Help The Girl.
Lascolto di Write About Love mette in luce un dato oggettivo: il ritorno ad un sound più sobrio e asciutto che si fa preferire alla enfatica over-produzione del monotono The Life Pursuit (2006).
Certo, la scrittura non sempre è ispirata, non mancano momenti superflui come la Im Not Living In The Real World di Stevie Jackson, anche una Read The Blessed Pages eccessivamente statica nel suo pigro incedere folk che rasenta la The Chalet Lines del loro brillante album del 2000.
Vena creativa a corrente alternata, dicevamo: è il caso di Little Lou, Ugly Jack, Prophet John, il patinato duetto con Norah Jones che non riesce ad andare oltre il 6 politico, un pochino meglio le tonalità 60s R&B della titletrack in duetto con lattrice Carey Mulligan.
La coloritura degli arrangiamenti si ravviva proprio nelle atmosfere in bilico fra traditional pop e lR&B dei girl groups primi anni 60 (Sundays Pretty Icons e Come On Sister), ma anche con apprezzabili risultati nella cadenza felpata di Ghost Of Rockschool e Calculating Bimbo, mentre I Can See Your Future è un divertissement twee dallincedere ritmico che sfiora la Young Americans di bowiana memoria.
Meritano una citazione a parte due brani che con ogni probabilità finiranno nel "best of" definitivo della band. I Didnt See It Coming di Sarah Martin è il marchio di fabbrica B&S: costruita sulla rodata formula dellaccumulo progressivo di strumenti, la traccia abbina versi epidemici ad un arrangiamento ritmico dilagante; mentre I Want The World To Stop, molto semplicemente, potrebbe essere il miglior singolo pubblicato dalla band negli ultimi nove anni.
Disco degno di considerazione, tra il 6,5 e il 7. A questo punto però, per ritrovare nuova linfa ispiratrice, si potrebbe cominciare a valutare l'idea del reintegro di Isobel Campbell dal momento che anche la violoncellista sta cominciando a vivacchiare altrove! Forse no, la nostra è solo una ripugnante provocazione, in fondo.... la capacità d'inventare appartiene alla gioventù, non se ne esce: avanti così.
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