Laura Agnusdei
Laurisilva
Uno dei motivi per cui Synecdoche, New York è tra i miei cinque film preferiti di tutti i tempi sta in un dettaglio della sua già peculiarissima costruzione: sebbene sia la vita del protagonista Caden a farsi spettacolo, a tracimare in un metapalco che si fa riflesso dellesistenza prima di identificarsi completamente con essa, nelleconomia generale della pellicola la centralità del ruolo dello stesso Caden è del tutto illusoria. Egli, come le centinaia di figure che gli si muovono attorno e che intersecano il proprio destino col suo, non è altro che una linea narrativa chissà se davvero la più importante di un disegno molto più grande, inizialmente invisibile allocchio. Così il primo disco lungo della giovane sassofonista Laura Agnusdei (ex Sex With Giallone, oggi in pianta stabile nei Julies Haircut), concepito e registrato per ensemble allargato: i brani di Laurisilva sembrano nascere e crescere in libertà, come rampicanti che si abbarbichino esclusivamente attorno allo strumento della loro ideatrice, ma ad ascolto concluso ci si rende finalmente conto non senza una qualche sorpresa che il supposto punto di arrivo altro non è che una componente fra tante, mossa da un motore extradiegetico celato allascoltatore.
Anche per la natura sottilmente concettuale delloperazione (la scrittura a patchwork e la compenetrazione tra organico e sintetico, oltre a sonorizzare fedelmente lomaggio di fondo alla biodiversità vegetale, riportano alla mente il cutnpaste di inizio millennio, senza scomodare esperimenti più ambiziosi come i game pieces), viene naturale paragonare i movimenti di Laurisilva a degli happening elettroacustici, dei microavvenimenti performativi dove succede sempre qualcosa. E qualcosa cosa, esattamente? I flauti post-prog di Thomas Reyna e le trombe con sordina del club Silencio (suona Elisabeth Lusche) che imbeccano, a corrente alternata, i rapsodici fraseggi bop della frontwoman, una serpentina zigzagante traforata da bossoli percussionistici di ogni risma (Jungle Shuffle): gli spondei folk di Lungs Dance, materializzatisi sullo sfondo di una palingenesi elettronica di tutto rispetto; il candore estatico della head di Golden Kites, un Ayler cui sia stata sottratta tutta la linfa vitale blues e che sia stato trasfigurato su di un immoto paesaggio nu-cool. Un principio del see, now they vanish che nelle fate morgane rumoristiche della title track (una convoluzione notturna di tutto rispetto, un esercizio melodico che non sfigurerebbe nella discografia dei Bohren & Der Club Of Gore) trova il suo punto di contatto ideale coi brani della precedente cassettina Night/Lights e che, nei due minuti e mezzo di collage dada di Shaky Situations (labirintico electro-cabaret à la Tuxedomoon), esprime il meglio del proprio potenziale.
Mezzora appena, ma non è certo per limponenza dei numeri che i riflettori si accendono su Laurisilva. Esordio lungo, a suo modo, da incorniciare.
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