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R Recensione

7/10

Laura Agnusdei

Laurisilva

Uno dei motivi per cui Synecdoche, New York è tra i miei cinque film preferiti di tutti i tempi sta in un dettaglio della sua già peculiarissima costruzione: sebbene sia la vita del protagonista Caden a farsi spettacolo, a tracimare in un metapalco che si fa riflesso dell’esistenza prima di identificarsi completamente con essa, nell’economia generale della pellicola la centralità del ruolo dello stesso Caden è del tutto illusoria. Egli, come le centinaia di figure che gli si muovono attorno e che intersecano il proprio destino col suo, non è altro che una linea narrativa – chissà se davvero la più importante – di un disegno molto più grande, inizialmente invisibile all’occhio. Così il primo disco lungo della giovane sassofonista Laura Agnusdei (ex Sex With Giallone, oggi in pianta stabile nei Julie’s Haircut), concepito e registrato per ensemble allargato: i brani di “Laurisilva” sembrano nascere e crescere in libertà, come rampicanti che si abbarbichino esclusivamente attorno allo strumento della loro ideatrice, ma ad ascolto concluso ci si rende finalmente conto – non senza una qualche sorpresa – che il supposto punto di arrivo altro non è che una componente fra tante, mossa da un motore extradiegetico celato all’ascoltatore.

Anche per la natura sottilmente concettuale dell’operazione (la scrittura a patchwork e la compenetrazione tra organico e sintetico, oltre a sonorizzare fedelmente l’omaggio di fondo alla biodiversità vegetale, riportano alla mente il cut’n’paste di inizio millennio, senza scomodare esperimenti più ambiziosi come i game pieces), viene naturale paragonare i movimenti di “Laurisilva” a degli happening elettroacustici, dei microavvenimenti performativi dove succede sempre qualcosa. E qualcosa cosa, esattamente? I flauti post-prog di Thomas Reyna e le trombe con sordina del club Silencio (suona Elisabeth Lusche) che imbeccano, a corrente alternata, i rapsodici fraseggi bop della frontwoman, una serpentina zigzagante traforata da bossoli percussionistici di ogni risma (“Jungle Shuffle”): gli spondei folk di “Lungs Dance”, materializzatisi sullo sfondo di una palingenesi elettronica di tutto rispetto; il candore estatico della head di “Golden Kites”, un Ayler cui sia stata sottratta tutta la linfa vitale blues e che sia stato trasfigurato su di un immoto paesaggio nu-cool. Un principio del see, now they vanish che nelle fate morgane rumoristiche della title track (una convoluzione notturna di tutto rispetto, un esercizio melodico che non sfigurerebbe nella discografia dei Bohren & Der Club Of Gore) trova il suo punto di contatto ideale coi brani della precedente cassettina “Night/Lights” e che, nei due minuti e mezzo di collage dada di “Shaky Situations” (labirintico electro-cabaret à la Tuxedomoon), esprime il meglio del proprio potenziale.

Mezz’ora appena, ma non è certo per l’imponenza dei numeri che i riflettori si accendono su “Laurisilva”. Esordio lungo, a suo modo, da incorniciare.

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