R Recensione

6/10

Electric Six

Flashy

Ad appena un anno dall'ultima fatica discografica tornano gli Electric Six con il loro miscuglio di generi, fra rock da arena, synth-pop, glam rock e mille altri, il tutto con l'ironia che li ha sempre contraddistinti. Difficile rimanere indifferenti davanti al sestetto di Detroit: o li si ama o li si odia, vista anche la loro tendenza ad essere costantemente eccessivi sia nel look che nel sound.

Una storia travagliata, la loro: attorno al padre-padrone Dick Valentine si sono dati il cambio un gran numero di musicisti, ma la strada maestra è sempre stata quella del disimpegno e della goliardia: e va detto che il gruppo ha anche azzeccato vari singoli, dalla famosa "Danger! High Voltage", alla più recente "I Buy the Drugs". La sensazione attuale, però, è che il gruppo sia imprigionato (quanto meno a livello di testi) dal proprio passato: tanto è vero che l'album comincia con un ipotetico sequel di quella "Gay Bar" che regalò alla band qualche mese di notorietà ormai cinque anni or sono, con risultati a dir la verità piuttosto mediocri.

Per carità, "Flashy" non è un brutto disco: ci sono delle buone canzoni ("We Were Witchy Witchy White Women", "Transatlantic Flight"), qua e là ci scappa qualche risata e anche laddove il mood si fa più malinconico la qualità non scende, anzi (la bella "Watching Evil Empires Fall Apart" , forse la migliore del lotto). Eppure, complessivamente, ci si chiede il perchè di tanta fretta: alcuni brani tradiscono la loro natura di b-sides o outtake dell'album precedente (la title-track), mentre a volte l'attitudine "camp" prende il sopravvento (ascoltare per credere l'intermezzo rap di "Dirty Ball"). Inevitabile quindi che a fare la differenza siano le storie di Valentine: e purtroppo non sempre il leader è particolarmente ispirato. Ci si trova dunque dubbiosi davanti ad inni alle donne sovrappeso e ad un designer grafico posseduto dal diavolo; e quando la frase clou del primo singolo "Formula 409" è "You can find my missile, baby / Lock it on target everytime", qualche dubbio può venire.

C'è quindi una novità in quest'opera, da parte di un gruppo che ci aveva abituato a storie di robot fuori controllo, incendi in discoteca e sesso con ragazze infette: a superare la prova di ascolti prolungati sono proprio i pezzi più riflessivi, una "Your Heat Is Rising" che riprende in pieno l'alt-rock anni 90 e la buona "Face Cuts" oltre l'immaginario disastro aereo della già citata "Transatlantic Flight", tutti brani che avrebbero potuto a pieno titolo far parte di quel "Senor Smoke" che resta il punto più alto della carriera della band.

Peccato dunque che per la troppa fretta o forse per ragioni di contratto il gruppo abbia licenziato due dischi in un periodo così breve, visto che unendo i brani migliori di questo "Flashy" e del precedente "I Shall Exterminate Everything Around Me That Restricts Me From Being The Master" ne sarebbe uscito un album di tutto rispetto. 

Probabile quindi che questo disco non serva che a procurare al gruppo altri ingaggi in giro per l'America e per l'Europa, visto che da sempre la dimensione live è la più congeniale a Valentine e soci; di certo è difficile che singoli come "Making Progress", con il suo vocoder e le sue influenze anni 80 procurino al gruppo nuovi fan; ma anche chi già ama il gruppo non potrà non restare almeno in parte deluso.

 

 

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