Polvo
Exploded Drawing
La chitarra elettrica e il suo Paradiso. Questo più o meno sono i Polvo, ennesima band spuntata fra le gocce di rugiada di quellepifania abbagliante che è lindie-rock americano.
Come molti conterranei e correligionari, i Polvo hanno un approccio al rock intuitivo, disinibito e coraggioso immediatamente riconoscibile: queste band formate da ragazzini cresciuti bruciandosi i neuroni sotto il sole, o magari contemplando vaste distese nevose (Snowstorm in Iowa), sono lessenza stessa del rock alternativo, lultimo bastione della dissidenza culturale, e soprattutto una gran figata.
Non hanno altari cui immolare la propria fedeltà, e al contrario di molti colleghi doltremanica non sono schiavi di una scena, tantomeno di unimmagine in copertina.
Antepongo i Polvo a gente come i Built to Spill perché li vedo come più originali e balordi: meno fedeli al vocabolario younghiano, i ragazzi del North Carolina assomigliano più a un incrocio fra i Sonic Youth e i Flaming Lips, con tanto di qualità trascendenti in stile Television.
Le chitarre sanguinano e si prendono sempre la parte principale, come da manuale sonico, ma i continui cambi di passo, i tempi contorti, la bizzarria sonora evocano chiaramente Wayne Coyne.
Exploded Drawing è un lavoro meravigliosamente antiquato e insieme allavanguardia. Perché le chitarre duettano come in tutte le rock band che si rispettino, ma gli intrecci sono eclettici e ricchi di sorprese: ora petulanti, ora fragorosi e angolari, ora deformi e psichedelici. La batteria scarna e lontana contribuisce a rendere allucinato il sound, pur senza mai deflagrare nellacid rock vero e proprio.
Le melodie frastornate sono il fiore allocchiello: i Polvo si rivelano una combriccola di scalmanati divertenti, e sinceramente non potevamo aspettarci di meglio in ambito sperimentale
Rumore e melodia hanno celebrato il matrimonio almeno al tempo dei Dinosaur Jr, probabilmente prima, e quindi non è che mescolarli sia una gran novità.
I Polvo però festeggiano le nozze doro con largo anticipo: perché la commistione trova significati nuovi, mette nel mirino ulteriori obiettivi.
Le strutture melodiche dei vari brani, tutto sommato ordinarie, sono infatti annientate dal rumore, si deturpano, prima si compattano e poi si aprono in ampie volute dalle sfumature country-blues.
Gli arpeggi strampalati, le dissonanze brutali che palleggiano con successioni di accordi sufficientemente comprensibili e regolari dimostrano che lirrequietezza e leclettismo possono ancora essere un valore aggiunto.
I brani sono frastagliati come la costa norvegese e disseminati di trovate provocatorie e geniali: si avvicendano emorragie vocali e solo turbolenti, impennate di volumi e repentini mutamenti datmosfera.
Alla fine ti senti strattonato, costretto ad aggiornare repentinamente il listone personale dei dischi alternative-rock preferiti degli anni 90, e hai in bocca un sapore acidulo ma gustoso: questo significa che questo manipolo di pazzoidi ha centrato lobiettivo.
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