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R Recensione

7/10

Gorillaz

Plastic Beach

I Gorillaz sono sempre stati una materia informe sotto tutti i punti di vista: da quello musicale a quello iconografico, sono sempre stati vaghi, unica certezza è che dietro tutta questa macchina c’è quel vulcano di idee di Damon Albarn, che non smette mai di vomitare idee geniali, coadiuvato dal fumettista Jamie Hewlett.

Punto.

Tralasciamo le storielle fantasiose di patti col diavolo, cyborg e racconti epici fatti di rockstar viziate e capricciose (il mondo del rock ne è pieno) con cui Damon gioca, ostenta e calca la mano fino alla nausea (puro divertimento o forte accusa contro uno stereotipo ormai marcio in 60 anni di storia rock? Sarebbe una bella domanda da rivolgere al diretto interessato).

La materia scomposta dall’anti-Demiurgo Albarn è caratterizzata da tutto ciò che a noi poveri indie-ascoltatori-recensori disgusta; Pop e Hip Hop patinato e commercialmente catchy (vi ricorda qualcosa la pubblicità della Zucca/Salvadanaio??), e quella dose di Trip-Hop che aveva caratterizzato il disco d’esordio, qui presente come un vago ricordo che aleggia spettrale lungo tutto l’album.

Dai toni decadenti dell’intro orchestrale, passando per l’hip hop colmo di lustrini di Welcome To The Plastic Beach del magnate (o magnaccio) della black music Snoop Dogg assieme all’Hypnotic Brass Ensemble, e facendo tappa nel deserto arabeggiante di White Flag un qualunque purista dalla testa “indiependente” avrebbe già cestinato il disco e minacciato ferocemente il proprio spacciatore discografico di fiducia.

“Che fai?? Mi prendi per il culo?? Mi avevi promesso un album eclettico ed inafferrabile, invece qui ci sono solamente Snoop Dogg che struscia la faccia su culi enormi mentre biascica qualcosa di incomprensibile!! Ora per farti perdonare mi regali una copia della versione deluxe del best of dei Pavement, che devo sciacquarmi le orecchie da questa monnezza!!”.

Già me l’immagino il suo faccino esile, gonfio e rosso di rabbia mentre sbraita davanti al povero commesso reggendo le sue bretelle fluorescenti, e aggiustandosi il ciuffo sul viso ogni due parole facendo cadere litri di saliva frizzante sulle sue converse sdrucite, rigorosamente di colori differenti.

Se avesse trovato il coraggio di bypassare le trappole per puristi alternativi, avrebbe goduto anche di piccole gemme pop psichedeliche come Empire Ants e On Melancholy Hill, roba per cui gli MGMT non dormirebbero la notte. Avrebbe fatto un piccolo tuffo nel passato con la brillante collaborazione di Lou Reed in Some Kind Of Nature, rivisitato i labirinti wave ipnotici di Mark E. Smith in Glitter Freeze o ripercorso i marciapiedi rock di Portobello Road dei The Good, The Bad & The Queen sottobraccio a Mick Jones e Paul Simon. Oppure avrebbe potuto aprire i suoi orizzonti all’hip hop venato di jazz di un Mos Def in grande spolvero coadiuvato magistralmente dal jazz/funk dell’Hypnotic Brass Ensemble in Sweepstakes, o alla Old School dei De La Soul che incontrano la New School di Gruff Rhys nella semplice ed efficace Superfast Jellyfish.

Avrebbe goduto veri e propri attimi di piacere con la ballata electro-crepuscolare Broken, o si sarebbe commosso con Bobby Womack e l’orchestra VIVA nel gospel Cloud Of Unknowing da strappar via le vene.

Magari Damon, da buon Inglesefacciadaschiaffi che è, si è divertito per 10 anni a prenderci per il culo, magari fa sul serio, magari in tutti gli album dei Gorillaz si condensa tutto ciò che a noi poveri alternativi fa storcere il naso, magari tutto questo suona talmente bene da far gridare ogni volta al miracolo.

Magari Plastic Beach è l’ennesima burla di un inglesotto annoiato fra un viaggio a Mali e una reunion che ha fatto tirare il collo a mezzo mondo, magari questo è solo l’ennesimo grande album dei Gorillaz.  

V Voti

Voto degli utenti: 6,6/10 in media su 28 voti.

C Commenti

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Dr.Paul (ha votato 7 questo disco) alle 14:30 del 18 marzo 2010 ha scritto:

un buon disco, anche se i passaggi rap o hip hop sono fastidiosissimi, irritanti! il disco ideale dei gorillaz per me è una compilation! )

babaz (ha votato 8 questo disco) alle 16:15 del 18 marzo 2010 ha scritto:

A mio avviso il loro miglior disco!!

Utente non più registrato alle 16:52 del 20 marzo 2010 ha scritto:

Quoto il commento di Dr.Paul, comunque secondo me è un gran bel disco. Albarn si conferma implacabile, raramente sbaglia una mossa.

synth_charmer (ha votato 7 questo disco) alle 22:25 del 21 marzo 2010 ha scritto:

meritevole

Fin dal primo ascolto ho avuto una netta sensazione: in questo disco i Gorillaz hanno un po' perso il loro carattere più prezioso, ossia la folle irriverenza sperimentale di cui erano stracolmi agli inizi, e che ha dato vita ai loro migliori pezzi (Dare o Latin Simone ad esempio, più che Clint Eastwood). E' ancora presente qui in brani come Superfast Jellyfish o Welcome to the world of plastic beach, ma non è l'ingrediente principale di questo disco. Ciò nonostante, il disco mostra un nuovo volto dei Gorillaz, più serio e impegnato, e il risultato finale è positivo. E' come assistere ad un irresistibile giullare che cala la maschera, e scoprirne un lato stranamente maturo, lucido e interessante. Per ora è un 7, e potrebbe aumentare.

REBBY (ha votato 7 questo disco) alle 9:40 del 23 marzo 2010 ha scritto:

Anch'io quoto il Doc, Albarn merita rispetto, ma

a questo disco max 6,5 (alla compilation, se la

faccio io eheh,

ozzy(d) (ha votato 4 questo disco) alle 12:35 del 23 marzo 2010 ha scritto:

Disco osceno e irritante, il solito pot pourri piacione alt-terzo mondista in grado di mettere tutti d'accordo. Penosa la marchetta di Lou Reed.

simone coacci (ha votato 4 questo disco) alle 14:18 del 23 marzo 2010 ha scritto:

RE:

Concordo. Vuoto e compiaciuto, un po' come quello dei Massive Attack e pure con meno canzoni. Si salvano giusto Snoopy e Mos Def.

ozzy(d) (ha votato 4 questo disco) alle 14:21 del 23 marzo 2010 ha scritto:

Ho sempre detto che Coacci è il migliore LOL

Totalblamblam alle 20:06 del 23 marzo 2010 ha scritto:

RE:

paraculo ahahah

se anche voi sgamate l'arte cor binocolo ce la fate a vederli, parquette guests non male

Gorillaz

Thu 29 & Fri 30 Apr

Main Space / £45

Gorillaz will perform their first live shows in the capital since 2001, with two star-studded dates at the Roundhouse on 29 and 30 April. Playing in support of their new album Plastic Beach, the live shows will feature Damon Albarn, The Clash's Mick Jones and Paul Simonon, Mos Def, Gruff Rhys, Shaun Ryder, Bobby Womack, The National Orchestra For Arabic Music, Bashy, De La Soul, Kano and Little Dragon.

Roundhouse members pre-sale Thu 25 March, 10am

Public booking opens Fri 26 March, 9am

Limited to two tickets per household/order

bill_carson (ha votato 5 questo disco) alle 7:57 del 24 marzo 2010 ha scritto:

insomma...

Qualche pezzo qua e là c'è, ma nel complesso non

mi ha convinto.

Tutta questa idolatria per Albarn non la capisco.

sarah alle 13:45 del 24 marzo 2010 ha scritto:

Conosco solo i singoli di questo gruppo, carucci ma niente più.

Murnau (ha votato 8 questo disco) alle 19:01 del 24 marzo 2010 ha scritto:

d'accordo con Dr. Paul

sono d'accordo con Dr.Paul l'album è meritovole,composizioni fuori dalla norma,ma alcuni passaggi rap e hip hop mi sembrano forzati e poco incisivi...cmq è il primo album loro che ascolto integralmente..e mi ha convinto nell'acquistarlo!!!

lev (ha votato 5 questo disco) alle 12:48 del primo aprile 2010 ha scritto:

bruttino, davvero poco da salvare.

modulo_c (ha votato 6 questo disco) alle 16:33 del 4 aprile 2010 ha scritto:

sufficiente

lo trovo un disco godibile, ma niente di piu'. molto distante da quel martello che e' stato "demon days".

gigino (ha votato 4 questo disco) alle 12:49 del 7 maggio 2010 ha scritto:

brutto

Disco confuso e pesante. Simil pop con lo svantaggio di non essere nemmeno orecchiabile ! Albarn ha dato di sicuro il meglio di sè con i Blur