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R Recensione

6,5/10

Binker Golding

Abstractions Of Reality Past And Incredible Feathers

Davvero impressionante, persino per la nostra epoca di lastricati e fibra ottica, la rapidità con cui il sassofonista londinese Binker Golding è riuscito a bruciare le tappe e ad imporsi come uno dei nomi di punta della rinascita contemporary jazz d’Oltremanica – volto e mente di una società multiculturale in cui sforzarsi di distinguere e separare le parti che compongono l’intero è diventato, prima che dannoso, addirittura e semplicemente inutile. Esordio in sordina come sessionman dell’onesta voce soul di Zara McFarlane (ruolo che ricoprirà anche negli anni a venire, oltre che per la McFarlane, per Joy Ellis e Sarah Tandy fra le altre): successiva formazione di un dirompente duo (assieme al batterista Moses Boyd, a sua volta leader di formazioni compartecipate da Golding) dalla centralità artistica già indiscutibile, con il quale registra tre dischi in quattro anni fra studio e live; un’ulteriore incisione, ad inizio 2019, con il giovane pianista e tastierista Elliot Galvin (“Ex Nihilo”). Oggi, infine, il salto di qualità definitivo, a capo di una band scintillante (Joe Armon-Jones al piano, Daniel Casimir al basso, Sam Jones alla batteria) che, in “Abstractions Of Reality Past And Incredible Feathers”, interpreta un pugno di composizioni interamente autografe.

Di tutti i progetti cui ha messo mano, questo quartetto rivela forse l’anima più classica e tradizionalista di Golding, la cui scrittura (sebbene ispirata, a detta del diretto interessato, dall’acid jazz novantiano) si rannicchia qui all’ombra di un perimetro che taglia in due un’ampia zona tra bop e jazz modale. Quello che sembrerebbe il preludio ad un disco già ascoltato troppe volte negli ultimi anni si trova a fare i conti con l’invidiabile freschezza melodica delle head di Golding (particolarmente accattivanti le striature soulish nel jazz hop di “Exquisite She-Green” e l’exotic-gospel di “Fluorescent Black”) e con la generale tenuta delle improvvisazioni singole, con un particolare plauso all’ottima mano di Armon-Jones (il jive swingato da trapezisti incastonato nell’omaggio mingusiano di “I Forgot Santa Monica”, ancora “Exquisite She-Green”, la serpentina evansiana che vivacizza la narrazione un po’ ruffiana di “You, That Place, That Time”). Il rifarsi a un pantheon di modelli irraggiungibili assomiglia, se si vuole, al personale tentativo di Golding di ascendere ad un livello superiore di autorità istituzionale, oltre il plauso critico del momento: aspirazione sicuramente legittima, ma non del tutto alla sua portata. Se, in qualche modo, gli onnipresenti fantasmi di Sonny Rollins e John Coltrane convengono senza troppi sussulti in un elaborato bop di metà tracklist (“Skinned Alive, Tasting Blood”), non ancora indolore è la transizione ad un affresco dal respiro quasi orchestrale che, fatta eccezione per l’eccelsa caratura dei solismi nevrotici di Golding e Armon-Jones, è lontana dalla magniloquente quadra del primo Kamasi Washington (“Strange-Beautiful Remembered”).

Per quanto fosse lecito aspettarsi qualcosina in più, “Abstractions Of Reality Past And Incredible Feathers” non fa altro che riconfermare un sospetto che covava da tempo: non si può più ignorare il nome di Binker Golding.

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Voto degli utenti: 6,3/10 in media su 2 voti.
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C Commenti

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FrancescoB (ha votato 7 questo disco) alle 20:01 del 3 novembre 2019 ha scritto:

Questo è forse il lavoro meno ambizioso di Golding (che in duo con Moses ha già esplorato territori spirital/avant/free e con Ex Nihilo si è mosso con decisione in direzione avanguardia), ma ciononostante rimane di primo piano, come illustra con precisione Marco. Nulla da aggiungere alla sua ottima analisi.

Marco_Biasio, autore, alle 19:28 del 6 novembre 2019 ha scritto:

Uno dei lavori migliori dove Binker quest'anno ha prestato il suo sax, secondo me ben superiore a questo, è Infection In The Sentence di Sarah Tandy. Francesco, se non lo hai ancora ascoltato, ti consiglio vivamente di farlo (dura anche pochino: meno di 35 minuti).

FrancescoB (ha votato 7 questo disco) alle 11:05 del 7 novembre 2019 ha scritto:

Mi manca e quindi lo recupero al volo, grazie per la segnalazione.

theRaven alle 12:35 del 7 novembre 2019 ha scritto:

Ma è un nipote di Sonny Rollins?