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R Recensione

7,5/10

Fabrizio Bosso, Alessandro Collina, Rodolfo Cervetto, Marc Peillon

Michel on Air

La breve vita e la meravigliosa avventura musicale di Michel Petrucciani sono una delle più stupefacenti storie della musica jazz. Una musica così vitale, espressione come poche altre del sentimento di felicità che usciva da quelle lunghe dita, estremità di un piccolo, fragile e sfortunato corpo. Una voglia di vita assoluta, eccessi compresi, espressa da una persona che si sarebbe potuto pensare confinata a restrizioni e privazioni.

Ho un personale ricordo di un concerto di Michel a Genova, in uno dei periodi in cui stentava a camminare da solo, e per questo veniva letteralmente portato in braccio da uno degli organizzatori e fatto sedere al pianoforte: una volta poggiate le dita sulla tastiera tutto si trasformava, e le storie musicali narrate dal pianista francese rapivano il pubblico in un altalenarsi di emozioni, fra gioia sparsa a piene mani, un pizzico di malinconia ed un trascinante e contagioso entusiasmo.

Le stesse sensazioni che si provano all’ascolto di questo “Michel On Air”, omaggio a Petrucciani confezionato con intelligenza e rispetto da un quartetto italo-francese che affida la voce principale del programma, anziché al pianoforte, alla pirotecnica tromba di Fabrizio Bosso, ormai onnipresente ovunque ci sia buona musica in scaletta. Con lui due esponenti della scena jazzistica ligure con importanti esperienze alle spalle come Alessandro Collina e Rodolfo Cervetto ed il bassista francese Marc Peillon, formatosi tra gli altri proprio con Petrucciani.

Che la scena sia riservata al musicista torinese appare evidente fin dall’iniziale “Cantabile” il cui mood rilassato offre il terreno ideale per un piccolo showcase della cangiante tromba di Bosso, impegnato nell’arco di cinque minuti a fare un piccolo compendio di storia del jazz, ricco di citazioni e voci diverse. Il repertorio alterna alcune fra le più belle canzoni di Petrucciani, dai pezzi più ritmati come la scattante “Little Piece in C for You” alle suadenti ma mai tristi balladsHidden Joy” e “Thirteen”, fino ai sapori latini di “Guadeloupe” e “Brazilian Like”, concedendo solo due eccezioni per un autore tanto amato da Petrucciani da dedicare tutto un disco ad una passeggiata con lui. Il Duca - Duke Ellington - e le sue  “Take The A Train” resa in una muscolosa versione sostenuta dalla potente cavata di Peillon e “In A Sentimental Mood”, luogo per l’espressione più profonda della vena intimista di Bosso. Il gruppo viaggia spedito e diretto assistito da un notevole interplay, con Cervetto , Collina e Peillon perfettamente funzionali alla creazione del supporto ritmico al solista e talvolta titolari di parti individuali di rilievo, come nella splendida sequenza di “Chloe Meets Gershwin” o negli smarrimenti di “It’s A Dance” condotta da un lungo dialogo fra contrabbasso e tromba.

Per Bosso è superfluo ricorrere a superlativi, basta sottolineare la sensibilità nel mettersi al servizio delle melodie senza tempo di Petrucciani. Il quale, da lassù, se la starà ridendo ascoltando questo omaggio e commentando il tutto con un “Bravi!” nel suo buffo e simpatico italiano.

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FrancescoB alle 12:19 del 6 febbraio 2015 ha scritto:

Bella recensione, disco che voglio provare quanto prima. Petrucciani un grandissimo, niente da ridire.