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R Recensione

7/10

Sampha

Process

Il termine è dei più abusati: resilienza; ma ben definisce l’integrità artistica del debutto di Sampha Sisay, ventisettenne londinese già noto al pubblico per alcune importanti collaborazioni – tra gli altri Drake (è sua la voce nel refrain di “Too Much”), SBTRKT (nella meraviglia R&B/future garage, ormai di qualche stagione fa, “Hold on”), Jessie Ware e Kanye West.

Il nu soul di “Process” nasce in una personale e lunga stagione di dolore (la recente morte della madre, la malattia mentale del fratello); stagione che sembra avere intensificato la visione creativa e direzionato la crescita umana di Sampha.

Innegabile che il ragazzo sappia come scrivere canzoni fatte di melodie fulminanti (“(No One Knows) Like the Piano”, “Take Me Inside"), spesso rivelate sul nulla, e la maniera, di conseguenza, di accomodarne i flussi vocali – alcuni ispirati, vd. "Plastic 100 C°": il suo è un soul caldo, anche acuto, ma scevro di sensazionalismi; addomesticato dal dolore, come trattenuto.

Il disco spinge altresì verso una saturazione ritmica a riempire i vasti vuoti, con spinta drum’n’bass (l'incubo di “Blood On Me”), esotismo poliritmico e clubby (“Kora Sings”), maniera e sincope R&B/Hip hop ("Reverse Faults", “Under”, “Incomplete Kisses”).

Come si diceva, molte composizioni ruotano attorno a pochi elementi: una stringa di piano in cui riversarsi, (“(No One Knows Me) Like The Piano” e “Take Me Inside”, speculare), una nenia mistica (“Timmy’s Prayer”, scritta insieme ad Yeezy: trasformata, a metà, in gioco di specchio vocale à la James Blake, su progressione elettro pop), alcune minuzie elettroniche sottrattive (“What Souldn’t I Be”) e contorni atmosferici ovunque (l’apocalisse lungo i bordi di, nuovamente, “(No One Knows Me) Like The Piano”).

Ne escono, da "Process", composizioni lucide, confessionali, sé a confronto coi propri demoni (“Blood On Me”, “(No One Knows Me) Like The Piano”, “Timmy’s Prayer”, "Plastic 100 C°”); peccato, solo, che Sampha a volte ceda, grossolano, ad una contemporaneità compositiva (specie ritmica) la quale appare dissonante dal nucleo dei brani (su tutte “Reverse Faults”, e buona parte della seconda metà del disco; episodio degno è invero "Incomplete Kisses"). Come a voler aggiornare e complessificare certi arrangiamenti, di base minimi, integrando forzatamente estrosi, quanto sterili, strati R&B di oggi.

C'è parecchia meraviglia e brani da riascoltare in loop, in questo "Process" - specie i momenti più raccolti; e ancora margine, ampiamente colmabile in termini compositivi, per entrare tra gli eletti. 

Ad ogni modo un disco ed una voce da ascoltare, in questa prima parte di 2017. 

V Voti

Voto degli utenti: 7,8/10 in media su 7 voti.
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Cas 8/10
zebra 8/10
max997 7/10
motek 8/10

C Commenti

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Cas (ha votato 8 questo disco) alle 10:18 del primo marzo 2017 ha scritto:

bello bello: un disco complesso, ricco, dove le intelaiature armoniche e ritmiche dei brani sono tutto tranne che scontate (il frizzare glitchato di "Plastic 100°C", il groove di "Blood On Me", il generale gusto per arrangiamenti delicati e intricati allo stesso tempo..). uno dei miei dischi preferiti, finora.

zebra (ha votato 8 questo disco) alle 13:24 del primo marzo 2017 ha scritto:

Plastic 100 mi incanta: intima e sofisticata. Bello anche il resto dell'album.

woodjack (ha votato 8 questo disco) alle 15:53 del 29 marzo 2017 ha scritto:

disco del trimestre (avaro di cose interessanti per il mio gusto), e probabile disco "mainstream" dell'anno (al netto di sorprese clamorose), è come dice Matteo un lavoro delicato ed intricato al contempo. Giocando su questo filo, l'insieme riesce a mantenersi limpido, senza eccessi emozionali e/o sperimentali, insomma un lavoro dal profilo apparentemente basso ma con tanta ciccia dentro... sarà per questo che ho avuto bisogno di tempo per apprezzarlo appieno. L'algoritmo del "potrebbero interessarti" è piuttosto efficiente, giacchè dovendo trovare dei riferimenti lo descriverei come una sintesi tra l'intensità minimalista di Benjamin Clementine e il future garage più potabile di Jamie Woon.

Cas (ha votato 8 questo disco) alle 12:36 del 16 settembre 2017 ha scritto:

meritatissimo Mercury Prize!

LucaJoker19_ (ha votato 8,5 questo disco) alle 20:47 del 17 settembre 2017 ha scritto:

capolavoro , sampha ha un talento incredibile .. arriverà molto lontano