Sampha
Process
Il termine è dei più abusati: resilienza; ma ben definisce lintegrità artistica del debutto di Sampha Sisay, ventisettenne londinese già noto al pubblico per alcune importanti collaborazioni tra gli altri Drake (è sua la voce nel refrain di Too Much), SBTRKT (nella meraviglia R&B/future garage, ormai di qualche stagione fa, Hold on), Jessie Ware e Kanye West.
Il nu soul di Process nasce in una personale e lunga stagione di dolore (la recente morte della madre, la malattia mentale del fratello); stagione che sembra avere intensificato la visione creativa e direzionato la crescita umana di Sampha.
Innegabile che il ragazzo sappia come scrivere canzoni fatte di melodie fulminanti ((No One Knows) Like the Piano, Take Me Inside"), spesso rivelate sul nulla, e la maniera, di conseguenza, di accomodarne i flussi vocali alcuni ispirati, vd. "Plastic 100 C°": il suo è un soul caldo, anche acuto, ma scevro di sensazionalismi; addomesticato dal dolore, come trattenuto.
Il disco spinge altresì verso una saturazione ritmica a riempire i vasti vuoti, con spinta drumnbass (l'incubo di Blood On Me), esotismo poliritmico e clubby (Kora Sings), maniera e sincope R&B/Hip hop ("Reverse Faults", Under, Incomplete Kisses).
Come si diceva, molte composizioni ruotano attorno a pochi elementi: una stringa di piano in cui riversarsi, ((No One Knows Me) Like The Piano e Take Me Inside, speculare), una nenia mistica (Timmys Prayer, scritta insieme ad Yeezy: trasformata, a metà, in gioco di specchio vocale à la James Blake, su progressione elettro pop), alcune minuzie elettroniche sottrattive (What Souldnt I Be) e contorni atmosferici ovunque (lapocalisse lungo i bordi di, nuovamente, (No One Knows Me) Like The Piano).
Ne escono, da "Process", composizioni lucide, confessionali, sé a confronto coi propri demoni (Blood On Me, (No One Knows Me) Like The Piano, Timmys Prayer, "Plastic 100 C°); peccato, solo, che Sampha a volte ceda, grossolano, ad una contemporaneità compositiva (specie ritmica) la quale appare dissonante dal nucleo dei brani (su tutte Reverse Faults, e buona parte della seconda metà del disco; episodio degno è invero "Incomplete Kisses"). Come a voler aggiornare e complessificare certi arrangiamenti, di base minimi, integrando forzatamente estrosi, quanto sterili, strati R&B di oggi.
C'è parecchia meraviglia e brani da riascoltare in loop, in questo "Process" - specie i momenti più raccolti; e ancora margine, ampiamente colmabile in termini compositivi, per entrare tra gli eletti.
Ad ogni modo un disco ed una voce da ascoltare, in questa prima parte di 2017.
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