Chad Valley
Equatorial Ultravox
La barbe folte richiedono vocoder, quest'anno. Guai però a dirlo a Josh T. Pearson e Warren Ellis, che di barboni ne sanno qualcosa ma del vocoder ignorano giustamente l'esistenza. Ma i due sono una specie in via d'estinzione – da preservare al freddo e alle malattie – gli ultimi di una generazione di country gentlemen, non fanno testo. Ecco adesso che la barba si fa ispida, perde cespugliosità e acquista geometria: Justin Bon Iver Vernon, Hugo Chad Valley Manuel e Abel The Weeknd Tesfaye sono tre splendidi, recenti e diversissimi esempi di questa nuova tendenza barbo-musicale; vocoder in pompa magna, rispettivamente al servizio di generi che non hanno nulla in comune: folk, hypnagogic-pop e r'n'b. Ma cosa si nasconde sotto quella del secondo? Diamo una bella sfoltita...
Prima metà degli anni zero: l’iniziazione electro dell’allora glabro Manuel ha come viatico "Start Breaking My Heart" (2001), terzo lavoro di Manitoba (ora Caribou): via dal paint business di famiglia, bello gonfio di ascolti Leaf e armato di soli laptop e tastiere, Manuel si cimenta fin da subito in rudimentali lavori di cameretta; ne escono, tempo dopo, svariati remix (a partire dall’ "R’n’B Edit": Alicia Keys, R. Kelly, Mariah Carey - ! -, Hilson), ed un primo, grazioso EP ("Chad Valley Ep", 2010) dal tratto puramente dance-pop. L’attenzione intorno al nostro, però, inizia a farsi sentire ora, con "Equatorial Ultravox", secondo Ep da mille e una spiaggia, rilasciato a giugno di quest’anno per la Loose Lips. Il disco è una mezzoretta ipnagogica a spasso tra echi tropicali, basi luccicanti e tanta, tanta acquosità sparsa; e la formula di Chad Valley è semplice come quella dell'acqua, ma gradevole a tutti gli effetti messi in mostra (da "Now That I'm Real", traslucida negli acuti di synth e quasi caraibica sul finire, all'instant-dancefloor "Fast Challanges" per battiti e andamento).
Ibiza ispira, e fa ancora sognare; Chad assorbe e crea da qui le sue suggestioni elettroniche: l’indigestione di estetiche chill – imbrattate di umanità e produzione ultra hi-fi – ne enfatizza il tratto emotivo. O meglio, deforma il prototipo dancefloor: fragilità esistenziali, scarti di malinconie adolescenziali, in un mix di limpida spensieratezza-afflizione. Il disco è anche, non spaventiamoci, un piccolo paradiso naturalistico, dai ricchi paesaggi in Technique-color, evocato sciamanicamente dagli oh-oh, uh-uh, ah-ah e altri ululati magnetici di Chad, in seno a un vocoder usato con cura(ggio, visto il godibile abuso) a rifinire la magia tutta (la bellissima "Acker Bilk", meno curata delle altre nelle basi, ma tanto lineare quanto incantevole). Arricchita da una mistica patina neo-psych – chillwave tropicale ritmata e synth-etizzata dagli ultimi Yeasayer – e tenuta unita da una ritmica scomposta di matrice ’80, "Shapeless" è un bailamme infarcito di gemiti e ululati impalpabili (deliziosa l’apertura deep in "moahhh"). Il soft-pop di "Shell Suite", poi, fa leva su degli iniziali 'arpeggi' abbaglianti: a ruota, i beat incalzano, e donano energia ad un cantato dall’impostazione dreamy, con accenni r’n’b; il crescendo vocale e strumentale della seconda parte è colmo di tensione pop, svaporata con grazia nel finale. La stessa dinamica avviene, più o meno, in "Fast Challenges": lo scatenamento dance, al tramonto, sa quasi commuovere per intensità evocativa. L’euro-dance di atenese memoria (la splendida "Reach Lines" sulle linee lounge dei Keep Shelly In Athens) lascia in ombra qualche momento più 'vuoto'; a dire il vero, è la sola "I Want Your Love" a mancare il centro: déjà-vu amplificato (si paga il perfezionismo in produzione) e chiassoso (il loop baldanzoso, da contraltare al cantato 'filtrato') di quanto già sentito. Polvere minima da spazzare sotto i tappeti, comunque, perché rimane solo da deliziarsi con tutta questa estate fuori stagione pronta da gustare e servita ancora frizzante e piena di contagiosa allegrezza.
Ma attenzione, spiagge che vedi, malinconia che troverai: e chissà se fra qualche anno non ci ritroviamo tra le mani una giovane promessa glo-fi in più. In ogni caso, piccole barbe crescono...
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