Rhys Chatham
A Crimson Grail
Notte bianca a Parigi, primo Ottobre 2005: sulla scalinata della basilica del Sacro Cuore a Montmartre, 400 chitarre elettriche innalzano un coro che sovrasta lo spazio circostante per ben 12 ore; A Crimson Grail sono tre movimenti di 56 minuti complessivi, selezionati da questa omerica esibizione.
Quadruplicati gli elementi presenti in An Angel Moves Too Fast To See (in questo lavoro erano state assoldate già ben 100 chitarre), lespressività di certo minimalismo dalle tinte celestiali rimane sempre molto forte, nonostante potrebbe risultare ostacolata dallimpiego di quei 300 strumenti in più.
Chatham crea le condizioni per una musica eterea e sospesa nel vuoto, che attinge sì dall(sua) avanguardia minimalista dei primi anni ottanta, ma allo stesso tempo contempla la kosmische musik dellinizio dei settanta, con momenti di Schulziana memoria e ricordi estrapolati dai primi Popol Vuh (non a caso la basilica del Sacro Cuore potrebbe far benissimo ritornare alla mente la cattedrale dove fu registrato In Den Gaerten Pharaos).
Le tre parti si espandono nello spazio e nel tempo: la prima è una stasi sonora che aumenta e diminuisce dinamicamente, la seconda scandisce il tempo fino ad una soffocata esplosione intrappolata da un muro di suoni intersecati, la terza non è altro che una serie di riff in refrain racchiusi in una gabbia di droni.
A rendere il tutto più suggestivo è la presenza di diecimila spettatori, che alla fine di ogni movimento, con i loro applausi e le loro ovazioni, riescono a dare quasi la sensazione che quello che si sta ascoltando non sia altro che un grande rituale collettivo.
Unopera studiata e organizzata nei minimi particolari: decisamente un grande ritorno per Rhys Chatham, uno sperimentatore che crede ancora nelle potenzialità della musica sia come mezzo di ricerca sia come veicolo di emozioni e sensazioni.
Speriamo solo che la sua non sia una fugace e repentina (ri)apparizione.
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