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7/10

Scout Niblett

The Calcination of Scout Niblett

Forse questo può essere l’album della consacrazione per Scout Niblett, cantautrice inglese di discreto spessore e con una certa gavetta alle spalle (arrivata ormai al doppio lustro di attività, nonché al sesto lp). Ne avevamo già parlato positivamente un paio d’anni fa, quando si era fatta notare per un disco variegato e interessante, in bilico tra lirismo romantico (tale la sublime Kiss in duetto con Bonnie Prince Billie) e furia grunge vecchio stampo (Let thine heart be warned). Avevamo però notato all’epoca una certa mancanza di equilibrio e una discontinuità complessiva sia nel disco che nell’opera di fondo dell’artista.

Bene, The calcination of Scout Niblett è un disco che sembra fugare molte delle perplessità avanzate in passato, e al contempo sembra indirizzare verso una precisa scelta di campo stilistico concentrando tutte le energie nel tentativo di raccordare le due tendenze prima elencate (attitudinali oltre che musicali) in un’unica anima. Il risultato non è completamente riuscito ma piace constatare che un grosso passo in avanti è stato fatto, con l’affermazione di uno stile più ricercato con cui si cerca di saldare un’estetica low-fi a schemi vocal-folk tanto essenziali quanto emozionanti.

Il risultato è un’apertura in grande stile come Just do it!, con tanto di riff imponente ed accattivante, ad alternarsi con il cantato esile e sottile di sapore lirico. Tutto giocato su questo binomio il disco: ampio spazio alla sublime voce e dietro la chitarra ad intervenire in maniera incisiva e graffiante (il raffinato minimalismo di Cherry cheek bomb ai limiti dello slo-core) o accompagnando con garbo e senza esagerare (l’epica di I.B.D, la grande intensità ascendente di Bargin).

L’umore complessivo è più dedito a tuffarsi a capofitto nel grunge più infimo ed abrasivo (sentire la chitarra viscida e lurida al centro dell’attenzione in Strip me pluto), con un occhio di riguardo per la produzione dei primi Melvins (The Calcination of Scout Niblett) ma in generale per una riscoperta dell’heavy-blues elettrico: il riff che apre Kings non è forse quanto di più vicino ai primi Led Zeppelin abbiate ascoltato recentemente? Le sferragliate che seguono, strumentali rivoltosi che trasudono marciume rock fino al midollo, vengono controbilanciate dalla preghiera farraginosa e tetra della Niblett, qui molto vicina alla collega americana Tiny Vipers.

Una somiglianza che purtroppo non porta solo vantaggi ma anche i maggiori difetti: nella seconda parte infatti il disco cala un pochino, soprattutto a causa di un leggero appiattimento nella parte centrale di Ripe with life e nei nove minuti finali di Meet and greet, che lungi dall’essere la ciliegina sulla torta manca l’occasione di suggellare il disco con un capolavoro: il brano infatti si distacca dai precedenti per l’utilizzo di un’aria ombrosa su cui si fanno largo scale acustiche latineggianti. La tensione si accumula e si accumula fino all’attesa esplosione sonora che arriva tardi e senza risultare così eccezionale.

L’impressione finale comunque è che nonostante alcuni leggeri difetti (tra cui facciamo rientrare anche le non eccelse Lucy lucifer e Duke of anxiety) The calcination of Scout Niblett sia un disco solido, ammaliante, finalmente messo a fuoco con una precisa direzione da seguire. Un album emozionante che farà la gioia di chi ha consumato Rid of me di PJ Harvey o le prime cose di Lisa Germano. Un ritorno all’essenzialità del rock e alla poesia del miglior folk. E scusate se è poco ma ogni tanto ci vuole proprio!

V Voti

Voto degli utenti: 5/10 in media su 1 voto.
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C Commenti

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salvatore (ha votato 5 questo disco) alle 16:37 del 10 marzo 2010 ha scritto:

A mio parere è una parabola discendente quella della Niblett. Ed è un peccato perchè le premesse erano ammalianti... Lontana anni luce dalla profondità e dal lirismo di Lisa Germano